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Accordo al bar per farsi dare l’esplosivo: arrestati due uomini di Cesiomaggiore

Un cliente li sente, i carabinieri si presentano a perquisire e trovano materiale detonante, cartucce e una granata

Gigi Sosso
2 minuti di lettura
Gli artificieri antisabotaggio intervenuti a Cesio 

Chiacchiere al bar e saltano fuori gli esplosivi veri. Due perquisizioni a Cesiomaggiore; altrettanti paesani arrestati dai carabinieri della Compagnia di Feltre per i reati di detenzione e trasporto e il sequestro di un notevole quantitativo di materiale pericoloso, che è già stato esaminato dai militari del Nucleo artificieri antisabotaggio del Comando di Padova.

Arresto confermato: i due hanno precedenti

Gli arresti sono stati convalidati ieri mattina dal giudice per le indagini preliminari Elisabetta Scolozzi e per entrambi gli indagati è stata confermata la misura cautelare degli arresti domiciliari, su richiesta del pubblico ministero Roberta Gallego.

Secondo il magistrato titolare del fascicolo, ci sarebbe il pericolo della ripetizione del reato contestato dalla Procura della Repubblica, dal momento che avrebbero dei precedenti.

Intanto, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande, su indicazione dei difensori Manola Lise e Paolo Serrangeli. Gli avvocati avevano chiesto una mano pesante e ripresenteranno la richiesta più avanti.

L.S., 68 anni, della frazione di Fianema, e G.D.B., 71enne originario di quella di Morzanch, erano nel bar che frequentano di solito, nello scorso fine settimana e, di sicuro, non erano soli su un tavolo davanti al bancone.

La discussione al bar

Non si sa ancora di cosa stessero discutendo, senza preoccuparsi della presenza di orecchie interessate e, in un secondo momento, preoccupate. Secondo una prima ricostruzione, che è forzatamente parziale, da parte di L.S. sarebbe emersa la necessità di avere a disposizione dell’esplosivo e G.D.B. gli avrebbe detto che poteva senz’altro procurarglielo lui.

I carabinieri hanno potuto contare su una fonte confidenziale presente al momento, che li ha indirizzati verso una prima perquisizione, che è scattata sabato pomeriggio nell’abitazione di L.S. a Fianema.

In un deposito, i militari hanno trovato oltre un chilo di esplosivo da cava custodito in un sacchetto, almeno cinque detonatori e alcune micce.

Non era stata presa alcuna precauzione per la custodia del materiale e, almeno per il momento, non si sa cosa volesse farsene, certo sono stati chiamati gli artificieri e tutto il materiale esplodente è stato messo in sicurezza, sequestrato e spostato in un altro luogo.

Il materiale non era di proprietà del padrone di casa, ma di un paesano che gliel’avrebbe consegnato quello stesso pomeriggio ed è stato individuato in G.D.B. L’uomo è stato rintracciato in serata nella sua abitazione di Morzanch e non avrebbe nascosto agli investigatori di avere anche dell’altro materiale nelle proprie disponibilità.

Esplosivo in cucina e candelotti in sottoscala

Nella cucina di un’altra casa a Cergnai di Santa Giustina, aveva un proiettile da artiglieria calibro 75, neanche fosse un soprammobile, mentre in un sottoscala di quella abitata di solito i carabinieri hanno rinvenuto una ventina di candelotti di esplosivo, un lungo rotolo di miccia, alcuni chili di polvere da sparo e un certo numero di cartucce da caccia. Nessuna cautela particolare: tutto era contenuto in alcuni sacchetti di plastica.

Anche in questo seconda perquisizione sono intervenuti gli artificieri padovani per il sequestro, la rimozione del materiale e il suo stoccaggio in un luogo sicuro, il più possibile lontano dalle case.

I due indagati sono stati arrestati e posti agli arresti domiciliari, fino all’udienza di convalida di ieri mattina, al terzo piano del palazzo di giustizia di Belluno. Non hanno potuto parlate tra loro e nemmeno hanno risposto alle domande dei magistrati.

Gli avvocati, Serrangeli per L.S. e Lise per G.D.B., hanno chiesto una misura alternativa ai domiciliari, ma per il pubblico ministero Gallego era necessario che rimanessero detenuti ognuno della propria abitazione e, in questo senso ha deciso il giudice Scolozzi. Gli indagati hanno lasciato l’aula scortati dai carabinieri di Feltre.

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