Strade cedute ad Anas, timori sindacali per i lavoratori di Veneto Strade nel Bellunese
Rsu e Filt Cgil sono perplessi sull’operazione: «Ceduti i gioielli del territorio per 3,5 milioni»
pda
Lavoratori ed esponenti della Filt Cgil preoccupati dopo l’approvazione in consiglio provinciale dello schema di convenzione con Anas per la gestione delle strade. In pericolo c’è il loro futuro occupazionale, ma anche la tenuta complessiva della rete viaria provinciale.
«Con questa convenzione Palazzo Piloni perde la gestione delle strade più strategiche per il territorio, tra queste l’arteria principale, la Sp1. E tutto questo, secondo le nostre stime, per soli 3,5 milioni di euro all’anno. E cosa succederà di noi alla fine del 2024?», si chiedono le rsu Nicola Zambelli e Luigi Bortoluzzi, gli esponenti del direttivo Filt Fabio Rapicavoli e Roberto Bona e il referente della segreteria provinciale Luca Sommavilla.
LE PREMESSE
La vicenda muove i suoi primi passi una ventina di anni fa, quando il governo decide di cedere parte della propria rete viaria alla Regione, che in delega le affida alla Provincia. Da qui la gestione viene data alla neonata Veneto Strade, alla quale, tramite un accordo, vengono girati i 15 milioni di euro di trasferimenti statali per le strade ex Anas e i 7 milioni delle provinciali storiche.
Nel 2014, con la riforma Delrio, i trasferimenti statali saltano e da quel momento diventa un’impresa per Palazzo Piloni trovare i 15 milioni di euro annui da dare a Veneto Strade. Nel 2019 arriva in soccorso il progetto di riclassificazione delle strade, progetto che prevede la loro gestione attraverso Veneto Strade 2.0, una società che vede Anas socio di maggioranza. Sono 470 i km di strade bellunesi riclassificate che tornano nelle disponibilità del demanio.
PRESA DI POSIZIONE DELLA FILT
«Negli anni il progetto è stato stravolto: dell’ingresso di Anas in Veneto Strade non c’è traccia e non ci sono neppure le garanzie che la rete viaria sarà gestita da Veneto Strade. Nessuna notizia neppure sul fronte del personale», dice Luca Sommavilla. «La Provincia di Belluno, però, ha deciso lo stesso di proseguire il piano per la cessione delle strade. Ma la convenzione con Anas per ora dura due anni e le strade concesse porteranno nelle casse di Palazzo Piloni solo 3,5 milioni di euro».
«Una somma a dir poco insignificante», aggiunge Alessandra Fontana della Filt Cgil veneto.
«NO AL MODELLO ANAS»
«E in più abbiamo perso quel modello virtuoso prospettatoci dall’assessore De Berti che era Veneto Strade. In provincia ci siamo mossi in direzione contraria, scivolando verso il modello Anas, dove solitamente la manutenzione viene data in appalto a ditte esterne, dove si cerca di fare cassa aprendo accessi sulle strade e aumentando, così, i tempi di percorrenza, destino che potrebbe toccare anche alla Sinistra Piave. Un modello dove il personale viene scelto attraverso concorsi nazionali, con i nostri lavoratori che rischiano di finire a lavorare chissà dove. Non avremo più un interlocutore sul territorio. Inoltre il modello Anas dialoga poco con i territori e non promuove alcun tipo di contrattazione se non legata all’ambito nazionale», dicono le rsu.
L’ALLARME
«Una volta scadute le convenzioni con Veneto Strade (dicembre 2024), cosa ne sarà dei lavoratori già ridotti all’osso? Sono 67 quelli che operano sulle strade, con squadre da due-tre persone. Secondo gli accordi, i dipendenti dovrebbero tornare in capo alla Provincia. Ma cosa faremo?», si chiedono le rsu. «L’eventuale passaggio alla Provincia dovrà garantire tutti i diritti acquisiti. A questo punto i vertici di Palazzo Piloni devono convocarci, vogliamo delle risposte». pda
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