Confronto tra sindaci sulla sanità di Belluno: c’è chi vuole accorpare i reparti in crisi
La Conferenza riunitasi il 24 marzo stilerà un documento da presentare alla Regione sulle necessità del territorio montano
Paola Dall’Anese
I sindaci del Bellunese pensano anche all’accorpamento dei reparti pur di garantire una sanità di qualità. La situazione critica dei due reparti di Neurologia, ormai ridotti all’osso quanto a personale medico, ha messo in allarme gli amministratori bellunesi, che ieri pomeriggio si sono riuniti per parlare del futuro della sanità.
Alla conferenza dei sindaci, convocata con urgenza, era presente via web anche la direttrice generale Maria Grazia Carraro.
In mattinata era stato il sindaco di Seren del Grappa, Dario Scopel, a invocare «gli stati generali non tanto della sanità, quanto piuttosto della salute e delle possibilità di cura nel Bellunese, con l’obiettivo di dare uno sguardo organico e partecipato sul futuro del vivere nel nostro territorio; senza i servizi legati alla salute, ogni altro dibattito sulla lotta allo spopolamento o sullo sviluppo della nostra provincia sono onestamente aria fritta».
«Noi amministratori locali», ha sottolineato Jessica De Marco, assessore al sociale del Comune di Val di Zoldo, al termine del confronto pomeridiano tra sindaci, «abbiamo iniziato a ragionare sulle modalità per superare un problema che è presente praticamente in tutta l’azienda sanitaria, mi riferisco alla carenza di medici e specialisti, che costringe in alcuni casi a ricorrere a prestazioni di professionisti appartenenti a cooperative o a gettone, in altri a pensare a nuove strade per garantire comunque il servizio».
Tra le soluzioni possibili al problema ecco spuntare l’accorpamento di alcuni reparti, caldeggiata nei giorni scorsi dallo stesso Ordine provinciale dei medici.
Numerosi sindaci si dicono convinti che non si possa pensare di avere tutto quello che la sanità garantiva vent’anni fa, compresi reparti doppioni a soli trenta chilometri di distanza. Tra questi c’è la sindaca di Tambre, Sara Bona, che fa parte dell’esecutivo della Conferenza: «Dobbiamo iniziare a pensare al futuro con un’altra visione. A volte è meglio avere un unico servizio a disposizione sul territorio ma di qualità, piuttosto che reparti doppi che stentano ad andare avanti per la carenza di personale». «È necessario, però, che l’azienda sanitaria garantisca la rete di assistenza sanitaria sul territorio», aggiungono i colleghi.
Molti gli interventi dei primi cittadini durante la conferenza. I più accorati vengono dalle cosiddette “terre alte”, dove veder garantito il diritto alla salute diventa ogni giorno una sfida. Se non tutti i sindaci sono pronti a ragionare su eventuali accorpamenti di reparti, un vero plebiscito si registra quando si parla dell’inviolabilità dell’urgenza-emergenza: «Questo servizio va potenziato e garantito sempre e comunque», dicono in coro.
Dopo il confronto, i sindaci hanno deciso di mettere nero su bianco le idee e le necessità del territorio, che saranno raccolte in un documento da presentare alla Regione. La parola d’ordine è collaborare, sia con l’Ulss, sia tra sindaci, sia con la Regione.
La vicenda della Neurologia ha toccato il cuore di molte persone, primi fra tutti gli stessi utenti del servizio: da chi soffre di sclerosi multipla agli epilettici, come ricorda Stefano De Barba, presidente dell’Aice: «In provincia sono circa duemila gli epilettici e questi soggetti fanno riferimento alla Neurologia per le cure e le visite di controllo: se questo servizio venisse a mancare o fosse depotenziato, ne pagheremmo tutti le conseguenze», precisa il referente De Barba.
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