Il Cai Feltre svela l’anima delle montagne: scoperte tre piccole grotte
II gruppo speleo coordinato da Nevio De Col lavora al continuo aggiornamento della mappatura di ciò che sta sotto i nostri piedi
Raffaele Scottini
Gli uomini del Cai di Feltre all'interno di una delle grotte scoperte
Il mondo sotterraneo svela sempre qualcosa di nuovo. Tre piccole grotte sono state scoperte nel 2022 dal gruppo speleologico del Cai di Feltre, che anche nell’ultimo anno ha svolto un’intensa attività, fra esplorazione, ricerca di nuove cavità e catalogazione di quelle esistenti per il catasto regionale.

«C’è sempre la speranza di trovare una porta d’ingresso ad un sistema o ad un acquifero carsico che possa aiutarci a descrivere con maggiore precisione quello che abbiamo sotto i piedi, in modo da poterlo proteggere», dice il responsabile del gruppo speleologico del Cai di Feltre Nevio De Col. «La scoperta di grotte, anche se di modeste dimensioni, passa attraverso molte ore trascorse in campo a ricercare. Si parte da indicazioni storiche di cui si hanno notizie, oppure da avvistamenti da parte di frequentatori delle zone o anche dall’analisi fatta a tavolino di materiale cartografico».

Le tre cavità nuove sono la Grotta di Zatta, in Comune di Seren, con una profondità di 25 metri e uno sviluppo di 35 metri; il Pozzo 2IN (profondità 19 metri, sviluppo 43 metri) individuato sul monte Coppolo, a Lamon; e la Grotta “Scatta” (profondità 6 metri, sviluppo 18) a San Gregorio in zona Cimia. Dove è degna di nota una cavità conosciuta da anni, ma mai documentata fino al 2022. «Questa documentazione è stata realizzata nel mese di agosto da alcuni componenti del gruppo speleologico feltrino nel campo esplorativo facente parte delle attività del progetto Piani Eterni che vede un impegno sinergico di più gruppi speleologici veneti e non solo», racconta Nevio De Col. «Più abbiamo conoscenza delle cavità o dei sistemi che fanno parte dei nostri ambienti e maggiormente riusciamo a tutelarli», aggiunge il responsabile del gruppo speleo del Cai di Feltre.
«La lettura del paesaggio esterno ormai fa parte del nostro Dna, mentre l’ipogeo non lo comprendi finché non ci vai», spiega. «Anche grazie al supporto del Parco nazionale Dolomiti bellunesi che ci dà l’autorizzazione ad effettuare ricerche sul suo territorio, si ha la possibilità di conoscere un versante nascosto di tutta l’area protetta».

A tutto questo si affiancano poi le numerose iniziative didattiche e divulgative. Grande partecipazione hanno visto ad esempio le uscite denominate “Speleo per tutti”, che hanno permesso a tanti di conoscere le meraviglie del mondo sotterraneo. «L’ambito speleologico comincia ad uscire dalla nicchia e la presa d coscienza da parte del grande pubblico non è cosa da poco», commenta Nevio De Col.
«Le nostre montagne sono vuote all’interno e a noi serve soltanto trovare la porta d’ingresso. Sui Piani Eterni è andata bene, in altre zone non l’abbiamo ancora individuata però continuano le ricerche. Grazie a questa attività portiamo avanti la conoscenza che aiuta a preservare ambienti che altrimenti difficilmente sarebbero protetti», rilancia il responsabile del gruppo speleo.
«L’aiuto di non addetti ai lavori, come escursionisti ed esperti di piccole aree del nostro territorio che ci segnalano la presenza di cavità da andare a verificare e catalogare, è un valore aggiunto», rimarca Nevio De Col. «Essendo un piccolo gruppo, se abbiamo il supporto di persone esterne riusciamo a fare qualcosa in più».
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