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Ponte nelle Alpi dedica una strada a Imelde Boito

In prima linea per l’impegno civile, fu protagonista della vita amministrativa del paese dagli anni Settanta

Lina Beltrame
2 minuti di lettura

Un momento della cerimonia in onore di Imelde Boito

 

La sala Tina Merlin di Ponte nelle Alpi era gremita di gente, ieri mattina, per celebrare l’intitolazione di una via a  Imelde Boito.

Una donna che ha avuto un ruolo importante nella politica e nell’amministrazione del suo paese dal 1970, con l’allora sindaco Umberto Orzes, per continuare fino agli anni ’80. La sua attenzione e il suo impegno erano rivolti soprattutto al mondo femminile partendo dalla richiesta di costruire un asilo nido, che avrebbe permesso di dare ai piccoli un ambiente favorevole al loro sviluppo fisico ed intellettuale. E non solo: anche la possibilità ai genitori, nello specifico alle madri, di poter svolgere il lavoro fuori casa.

Dopo gli interventi del sindaco Paolo Vendramini, della ricercatrice Franca Cosmai e della consigliera di parità Sabrina Dassiè, è stato molto apprezzato l’intervento della nipote di Imelde, anche perché calato nella realtà di un rapporto affettuoso con tutti i presenti, fra i quali c’erano molti parenti di Boito. La nipote Elisa Collazuol si è detta doppiamente felice che il ricordo di sua nonna avvenisse proprio nella sala dedicata a Tina Merlin: Imelde si rammaricava che mancasse una intestazione alla giornalista e partigiana bellunese ed è stata proprio la stessa Collazuol a proporne l’intitolazione quando faceva parte del consiglio comunale.

«Mia nonna», ha detto la nipote, «era una persona semplice, dai principi morali fermi e profondi. Per lei non era necessario essere delle persone importanti: “Il mondo cambia in meglio grazie all’impegno di ciascuno”, diceva. Era convinta che non esistessero avversari politici, perché non si fermava mai a considerare che cosa mancava ad una persona, ma rilevava piuttosto ciò che aveva di buono».

Elisa Collazuol ha ricordato quando, a 9 anni, andava con la nonna “porta a porta” per sensibilizzare le persone alla partecipazione politica. E ha concluso: «Mia nonna, con la sua esperienza di vita e con le sue azioni, ci ha lasciato un grande insegnamento, particolarmente prezioso al giorno d’oggi: ci ha insegnato che cosa vuol dire accoglienza verso tutte le persone, di qualunque condizione, razza o religione siano».

Il progetto che il Comune di Ponte ha portato avanti per giungere all’intitolazione a Imelde Boito della via nei pressi della biblioteca, ha coinvolto studiose e studiosi, associazioni varie e va sotto il nome di Una donna una via, lo stesso adottato dal progetto che anni fa ha lanciato il movimento Non una di meno di Belluno. Un titolo che sottolinea l’impegno comune: quello di far sì che vie, piazze, palazzi, scuole, biblioteche, giardini, portino i nomi di una delle tante donne che hanno fatto la storia e la cultura del Paese.

Lo studio della toponomastica dice che nel 90% dei comuni italiani, su 100 strade, solo il 7,5 % è intitolato a donne e di queste il 60% porta nomi di sante o vari attributi della Madonna. Per questo Non una di meno ha stilato una lista di circa 130 donne bellunesi meritevoli di essere ricordate. Lista che è stata già consegnata a diverse amministrazioni, per invitare i consigli comunali a tener conto di una proposta che non pretende di raggiungere “la parità”, ma almeno di diminuire il divario.

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