Autismo e disabilità, le associazioni ai Comuni: «Dovete aiutarci, lo dice la legge»
Il legale di Gab e Anfass al lavoro per verificare norme e diritti: «Chiediamo sostegno economico e logistico per realizzare i piani di vita»
Paola Dall’Anese
Gruppo Autismo Belluno e Anfass rivendicano l’aiuto dei Comuni per sostenere il “progetto di vita individualizzato” a favore delle persone con disabilità. Un’operazione, o meglio «una rivoluzione per la disabilità, che porterà all’applicazione delle leggi 328 del 2000 e 18, che ratifica la convenzione dell’Onu sui diritti delle persone con disabilità. Norme che sono rimaste inapplicate per tutto questo tempo e che noi cercheremo di mettere a frutto, anche grazie all’aiuto di un legale», precisa il presidente del Gab, Marco Lombardo.
Il progetto di vita individualizzato vede il coinvolgimento di Comuni, Ulss, enti del terzo settore e associazioni, oltre alle famiglie delle persone disabili.
Gab e Anfass sono già a buon punto su questo percorso. «Grazie all’intervento di un legale, fondamentale per la comprensione delle norme e dei diritti dei disabili», prosegue Lombardo, «stiamo informando tutte le famiglie bellunesi interessate dal problema sull’opportunità prevista dalla legge. Abbiamo coinvolto anche i Comuni in un incontro online, ma solo tre hanno partecipato (Belluno, Alpago e Ponte nelle Alpi)», dice il presidente del Gab.
Il progetto di vita individualizzato mira a costruire un percorso per le persone disabili soprattutto quando i genitori non ci saranno più. Si tratta di piani necessari per il “dopo di noi” che prevedono di redigere per ogni soggetto una sorta di elenco dei bisogni «che variano nel corso della vita», e di darne seguito. «Dall’istruzione ai servizi socio sanitari, dall’inserimento in strutture alla vita indipendente, fino al bisogno di svago, come un sabato sera con amici in pizzeria. Si tratta», prosegue Lombardo, «di bisogni rimasti finora inascoltati, tanto che le famiglie sono costrette ad adattarsi alle offerte del territorio, mettendo da parte le esigenze sacrosante dei loro figli».
Da ora in poi la musica potrebbe cambiare: «Il progetto di vita individualizzato è un diritto sancito per legge, che deve essere sostenuto da Comune, Ulss, associazioni. Ci sono anche dei fondi nazionali e regionali che potrebbero essere intercettati, fondi per accedere ai quali è necessario presentare il progetto di vita. Ricordiamo», continua Lombardo, «che anche i disabili possono mettere le loro pensioni o le loro rendite. Insomma, non si tratta di voler gravare completamente sugli enti locali, ma di creare una rete di supporto, pensando che l’unione fa la forza».
Gli enti non potranno accampare problemi di bilancio o di personale per non erogare il servizio: «Si tratta di servizi ineludibili e vanno comunque erogati: se non c’è personale, ad esempio, la famiglia provvederà in modo autonomo chiedendo poi il rimborso».
Il presidente del Gab rassicura: «Non vogliamo fare guerra ai Comuni. Ma vogliamo aprire questa strada, a piccoli passi. Stiamo costituendo una unità di valutazione multidisciplinare per la valutazione dei bisogni dei disabili che servirà per completare in maniera esaustiva il progetto di vita che presenteremo, una volta pronto, agli enti locali».
Lombardo evidenzia che «l’applicazione della legge porterà a lungo andare a un risparmio anche per i Comuni, anche se in prima battuta potrebbe non sembrare».
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