Truffa delle biomasse, Canzan si difende: «Estraneo ai fatti, i documenti lo provano»
Il professionista è tra gli imputati. «Non ho favorito nessuna impresa, non avevo ruoli nella procedura di gara»
Stefano Vietina
La vicenda riguarda alcune presunte falsificazioni documentali finalizzate ad attingere ai contributi statali legati all’utilizzo di biomasse locali (filiera corta) per la produzione di energia elettrica. Giovedì si è tenuta l’udienza che vede coinvolte ditte bellunesi grossiste di cippato e liberi professionisti. Fra gli imputati c’è anche Luca Canzan, che si dichiara del tutto estraneo alle accuse. «Sono imputato per un unico incarico avuto per il Comune di Mel. In quell’occasione dovevo curare un progetto di riduzione forestale finalizzata al recupero naturalistico di prati-pascoli con il contributo del Psr e quindi con tutti i controlli di Avepa. In pratica, mi hanno accusato di aver manipolato le stime per favorire l’appaltatore, cosa che nego in maniera categorica».
Lei avrebbe potuto favorire in qualche modo le ditte esecutrici?
«Non ho assolutamente favorito alcuna ditta, tanto è vero che avevo suggerito via mail agli uffici comunali di procedere con una vendita previa pesatura di tutto il materiale al fine di evitare qualsiasi incertezza sulla determinazione del materiale di risulta. Inoltre, nemmeno avrei potuto farlo trattandosi di una procedura pubblica di vendita del legname, con modalità aperta, quindi poteva partecipare un numero illimitato di imprese. Ribadisco che non avevo compiti nella procedura di gara, non ero nella commissione giudicatrice né avevo incarichi per la misurazione del legname di risulta. Ovviamente tutti questi documenti sono agli atti e nelle diverse verifiche è stata riscontrata l’assoluta correttezza di tutta la procedura da me espletata».
E allora?
«Ribadisco la mia assoluta estraneità, perché ho sempre agito con deontologia nell’interesse della pubblica amministrazione e sono convinto che questo emergerà con chiarezza nel processo. Nei documenti raccolti durante le indagini, anche con intercettazioni telefoniche e controlli bancari, non ci sono prove di un mio coinvolgimento con le ditte imputate. Attendo quindi con serenità il pronunciamento del Tribunale, che auspico arrivi il prima possibile».
Cosa dice la normativa?
«Le norme prevedono obblighi di tracciabilità delle biomasse. Le stime dei progetti di taglio devono essere suffragate da vari documenti necessari a tracciare la provenienza del materiale tra cui fatture, documenti di trasporto, eventuali misurazioni, pesature che rimangono in capo alle ditte esecutrici. La norma parla di stima perché la determinazione dell’esatto quantitativo legnoso prodotto rimane a carico dell’operatore/commerciante, tramite sistemi di pesatura, misurazione dei volumi, bolle di trasporto, fatture, ecc., secondo il D.M. 2 marzo 2010; ed esiste anche una norma comunitaria nota come Timber Regulation (Reg. EU 995/2010 – EUTR) che stabilisce gli obblighi per i soggetti che introducono o commercializzano legno e prodotti da esso derivati sul mercato europeo. Il soggetto che per primo immette legname sul mercato, definito Operatore, deve dotarsi di una serie di misure per dimostrare la legalità del materiale legnoso, ad esempio tramite documenti di trasporto, sistemi certificati di pesate e/o misurazione del legname anche grazie al controllo di un organismo esterno».
Lei, oltre ad essere un libero professionista con più di vent’anni di carriera, svolge anche il ruolo di Direttore tecnico del Cifort, ovvero il Consorzio imprese forestali del Triveneto?
«Sì, ho questo ruolo ma ci tengo a precisare che in questo processo non sono coinvolte imprese associate al consorzio Cifort. Fin dalla costituzione del Consorzio nel 2014, ho promosso, appoggiato e sostenuto innumerevoli attività informative e formative proprio sulle procedure di tracciabilità del legname e sicurezza sui luoghi di lavoro e quindi, anche da questo punto di vista, ho sempre agito per sostenere la legalità del lavoro forestale e delle procedure vendita e commercializzazione del legname».
Ha fiducia della giustizia?
«Rimango fiducioso, ma non nascondo una grande amarezza per il mio coinvolgimento e per il lungo tempo necessario a pervenire ad una sentenza».Stefano Vietina
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