Riforma dello sport, società bellunesi in crisi: «Rischiamo di alzare bandiera bianca»
Calcio, rugby, pallavolo e sci tutti sulla stessa barca: «Ci reggiamo sul volontariato, ma vogliono trasformarci in aziende»
Gianluca De Rosa
«Questa riforma è un’entrata a gamba tesa della politica sul mondo dello sport»: parole al veleno quelle del presidente regionale della Figc Giuseppe Ruzza, fattosi involontariamente portavoce di un sentimento di malcontento generale che serpeggia ad ogni latitudine nel mondo dello sport, anche Bellunese.
Al centro delle rimostranze è finita la discussa riforma dello sport promossa dal Governo e prossima a entrare in vigore. Deadline fissata al primo di luglio dopo un primo rinvio, visto che la riforma, considerata dallo stesso mondo sportivo “epocale” , sarebbe dovuta esordire il primo gennaio. «Ci aspettiamo una ulteriore proroga al primo gennaio 2024», auspica il presidente del Rugby Feltre Paolo Aspodello, «questo per permettere alle società di adeguarsi alle novità, alcune delle quali importanti e al tempo stesso impegnative. Volendo sintetizzare le nuove norme, direi che oggi una società sportiva, prima ancora di ingaggiare un allenatore, un dirigente oppure un giocatore, dovrà dotarsi di un consulente del lavoro. Per le società questa riforma rappresenta un salto nel buio dal punto di vista economico. Cosa che non tutti possono permettersi. Al momento restiamo alla finestra, consapevoli che il confronto con esperti e professionisti sarà il primo passo da compiere, prima di decidere se iscrivere o meno una squadra al prossimo campionato. In questo momento, come Feltre, siamo ancora con le attenzioni interamente rivolte al campionato in corso ma, volendo anticipare qualcosa sul futuro, sicuramente andranno fatte valutazioni approfondite. Anche perché le responsabilità che ricadono, oggi più di ieri, su un presidente sono tante».
Sulla stessa lunghezza d’onda la presidente della società di pallavolo Spes Belluno Fabiana Bianchini: «Ho già avuto un primo confronto col presidente territoriale Michele De Conti, ma anche con gli altri colleghi presidenti, perché questa riforma rappresenta una doccia fredda per tutti. Le associazioni dilettantistiche come la nostra attingono fortemente al variegato mondo del volontariato e questo con la riforma diventa praticamente impossibile. Ci sono dipendenti statali che, a riforma in vigore, dovranno riporre nel cassetto la propria passione per lo sport. Questo è uno dei tanti esempi che in questo momento sono oggetto di valutazioni, non solo da parte nostra evidentemente. Abbiamo saputo che un’ulteriore proroga richiesta non è stata accolta favorevolmente dal Governo centrale e questo ci dispiace, perché ci mette in grandi difficoltà in vista dell’approssimarsi della prossima stagione che entrerà nel vivo il primo luglio, in concomitanza con l’entrata in vigore della riforma. Perché siamo arrivati a tutto questo? Perché qualcuno ha esagerato con i rimborsi dilettantistici in questi anni, soprattutto dopo il Covid. L’introduzione di “paletti” era probabilmente necessaria, ma non in queste condizioni così drastiche e uguali per tutti. Ogni realtà presenta una dimensione diversa dall’altra. Prossima stagione? Siamo fermi e al tempo stesso preoccupati. Per il mondo dello sport questa è una mazzata».
Sicuramente la fetta più consistente dell’apparato sportivo inviso alla riforma riguarda il calcio. «Ho già sentito la gran parte dei presidenti delle società Bellunesi e non posso negare che qualcuno mi ha rivelato che, in queste condizioni, non è più interessato ad andare avanti», ha tuonato Bepi Ruzza, «siamo in una fase embrionale, accompagnata inevitabilmente da sentimenti contrastanti. Sono certo che ci sono le condizioni per far rientrare il caso, anche perché ho sempre considerato e continuo a farlo i miei presidenti “pazzi” ed al tempo stesso “eroi” . Sicuramente una società, oggi, oltre a dotarsi di figure tecniche e dirigenziali preparate, avrà bisogno di esperti aziendali. Perché la riforma avvicina società e associazioni sportive dilettantistiche a una vera e propria azienda».
In subbuglio anche il mondo degli sci club, che aspettano trepidanti l’incontro in programma questa sera a Belluno per capirci qualcosa di più: «Prenderemo una decisione comune», anticipa il presidente dello sci club Limana Fiorindo Zanon, «in questo momento è più facile pensare di alzare bandiera bianca che iniziare a programmare la prossima stagione sportiva».
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