Ceramica Dolomite, «un anno di sfide per rientrare nel mercato»
L’ad Stefano Mele guarda avanti: «Non è facile trasformare uno stabilimento in azienda». Pronte cinque nuove collezioni, investiti 8 milioni di euro, assunte 62 persone
Paola Dall’Anese
Otto milioni di euro di investimenti, cinque nuove collezioni, 62 persone assunte, 24 milioni di euro di fatturato complessivo previsto: sono questi i numeri di un anno di attività della Ceramica Dolomite di Trichiana. Azienda che, nata dalla volontà di una cordata di quattro imprenditori veneti (Enrico Marchi con Banca Finint, la famiglia Del Vecchio con Delfin, Luigi Rossi Luciani con l’ominima azienda e Bruno Zago con la sua Za-Fin), ieri ha aperto le sue porte non solo a lavoratori, ex dipendenti e alle loro famiglie, ma a tutto il territorio in una giornata da trascorrere insieme per conoscere questa nuova realtà industriale che vuole diventare un punto di riferimento della ceramica sanitaria completamente Made in Italy .
L'amministratore delegato Stefano Mele
Un anno difficile
Un anno che non è stato facile, anzi, come ammette lo stesso amministratore delegato Stefano Mele: «È stato un anno intenso, emozionante e difficile. Abbiamo dovuto affrontare tanti problemi e tante sfide, che stiamo cercando di vincere per rientrare prepotentemente nel mercato», confida, spiegando che «far ripartire un’azienda da zero non è cosa facile». «Noi», prosegue l’ad, «abbiamo dovuto trasformare uno stabilimento produttivo in una vera azienda, integrando alcune funzioni che non c’erano, come quelle amministrative e commerciali. Il rientro nel mercato del marchio Ceramica Dolomite, seppur conosciutissimo, sta richiedendo del tempo e su questo stiamo lavorando. Ma queste difficoltà contiamo di superarle tutti insieme con la collaborazione dei lavoratori e dei sindacati, ognuno nel rispetto del proprio ruolo».
I nuovi prodotti
Sono cinque le nuove collezioni, comprensive anche di una linea di lavabi da arredo, che l’azienda sta mettendo sul mercato e che portano la firma del noto designer italiano Nilo Gioacchini. Si tratta di collezioni attente al design contemporaneo, in sei varianti di colore, che si caratterizzano per le forme essenziali e la purezza delle linee che fornisce ai sanitari un’eleganza contemporanea e le rende trasversali e adattabili a diverse ambienti. «Alle nuove collezioni oggi sul mercato si aggiungeranno nei prossimi mesi ulteriori novità che saranno presentate nel corso di Cersaie, il Salone Internazionale della Ceramica per l’architettura e dell’Arredobagno, a cui Ceramica Dolomite farà il suo ritorno dopo molti anni di assenza, a settembre a Bologna».
Assunzioni
Oggi Ceramica Dolomite conta 360 dipendenti, 62 di loro sono stati assunti in questo primo anno di vita tra operai, tecnici di laboratorio e impiegati. «Abbiamo iniziato a sostituire quell’ottantina di lavoratori usciti a fine novembre tramite l’accordo dei contratti di espansione. Stiamo riservando anche una particolare attenzione all’occupazione femminile, presente non solo negli uffici, ma anche in produzione. E stiamo vedendo che le assunzioni femminili stanno dando ottimi riscontri», sottolinea Mele, precisando che comunque, «in base all’accordo siglato per l’acquisizione, è previsto anche un pacchetto di ore di cassa integrazione in caso di bisogno».
Investimenti e spese
Ammontano a otto milioni di euro gli investimenti effettuati dall’azienda quest’anno, se ne aggiungeranno altri quattro entro il 2024, per un totale di 12 milioni. «Abbiamo acquistato macchinari necessari per modernizzare l’azienda, come una fresa per aumentare la produzione dei nuovi modelli, abbiamo rinnovato le caldaie e a fine estate arriveranno gli impianti per la colatura a pressione per vasi e bidet», spiega ancora l’amministratore delegato. «Il nostro obiettivo è di arrivare a 24 milioni di euro di fatturato complessivo quest’anno, con la produzione di 300 mila pezzi e nel 2024 a 40 milioni di euro grazie all’entrata graduale nei vari mercati e alla produzione per conto terzi cioè anche per Ideal Standard». L’azienda sta anche cercando di abbattere i costi dell’energia diversificando le fonti energetiche: non solo gas metano, ma anche gpl per farsi trovare pronta in caso di nuovi aumenti.
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