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Una cadorina alla “protesta delle tende”.«Per noi bellunesi studiare è un salasso»

Alice Raddi partecipa alla mobilitazione a Verona: “Siamo il futuro del territorio, la Magnifica comunità deve aiutarci”

Vittore Doro
2 minuti di lettura

Anche i bellunesi aderiscono alla “protesta delle tende”, l’iniziativa pensata dagli studenti universitari per per dire no al caro affitti. Un problema che interessa da vicino anche le famiglie bellunesi.

La cadorina Alice Raddi, al motto “Vorremmo poter vivere qui”, partecipa alla mobilitazione veronese, che vede un gruppo di studenti vivere in tenda nel giardino del Polo Zanotto.

«Le spese sono troppo elevate», commenta Alce, studentessa del terzo anno a Verona, «dai viaggi fino all’affitto delle camere, senza dimenticare le bollette di luce e gas. Sono spese importanti che non tutte le famiglie riescono a sostenere senza dover aprire un mutuo con le banche».

Cosa chiedete?

«Affitti calmierati, perché le famiglie degli studenti che scendono dalle Dolomiti non sanno più dove prendere i soldi per pagare gli studi dei loro figli».

Scendiamo nel pratico.

«Una camera a Verona costa 500 euro al mese. Solo in alcuni casi si scende a 450. Se viaggi in treno spendi 50 euro a viaggio, ma solo se sali a Ponte nelle Alpi e per arrivare a Verona ci vogliono 4 ore. Solo con il flixbus spendi meno. La situazione è simile anche a Trieste e Udine. Alcuni ragazzi che studiano a Ferrara hanno dovuto prendere alloggio solo a Bologna, dove hanno trovato delle camere a quattro posti al costo di 1200 euro al mese. A questa spesa vanno aggiunti i viaggi – 60 euro al mese per l’abbonamento al treno da Ferrara a Bologna –, al quale va sommato il costo del viaggio dal Cadore che tra andata e ritorno arriva a 50 euro. Non è finita: altri che studiano a Milano, percorrono ogni giorno anche 80 chilometri all’andata e altrettanti al ritorno in treno, con una spesa di 80 euro per l’abbonamento e 240 per tornare a casa con il Milano- Calalzo».

Cosa chiedete al Governo?

«Una maggiore attenzione verso noi studenti, soprattutto per quelli che vivono in zone disagiate, dove non ci sono università. Per studiare, noi bellunesi non possiamo fare altro che alloggiare nelle città sedi di università».

Una proposta vorrebbe che anche in Italia nascessero i college, sul modello americano.

«Chi di dovere deve pensare a nuovi campus e student house, da inserire poi nelle programmazioni urbanistiche dei Comuni La nostra idea, però, è molto lontana da quella di luoghi-dormitorio. Devono esserci spazi che la comunità studentesca possa vivere. Tra l’altro, anche quelle sistemazioni sarebbero costose perché una stanza costerebbe comunque almeno 350 euro al mese».

Le difficoltà, dicevamo, aumentano per le aree disagiate come il Cadore.

«Noi non vogliamo lasciare la nostra terra. Chiediamo solo di poter vivere qui e poter studiare in tranquillità».

Chiedete aiuto anche alle istituzioni locali?

«Spese e sacrifici non vengono riconosciuti come tali da chi attualmente vive agiatamente nelle Dolomiti. Abbiamo chiesto che gli oltre 15mila euro messi ogni anno a disposizione della Magnifica Comunità per i premi a chi ottiene un bel voto, vengano dirottati in favore dei ragazzi costretti a studiare fuori sede. La Magnifica, che possiede ingenti capitali, dovrebbe farsi carico di una parte delle spese».

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