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Con il Pnrr pioggia di milioni sulle scuole bellunesi. Ma manca il personale per fare i progetti

Presidi e sindacalisti sono preoccupati: «Si caricano di lavoro le segreterie, dove mancano i direttori amministrativi»

Paola Dall’Anese
2 minuti di lettura
Studenti in classe 

Pioggia di milioni sulle scuole provinciali dal Pnrr. Ma se da un lato la notizia non può che fare piacere, dall’altro all’interno degli istituti c’è tanta fibrillazione. Il personale amministrativo, infatti, scarseggia, spesso non ha le competenze per gestire progetti così complessi, spesso si tratta di personale che un anno è in una scuola e il successivo in un’altra. A questo si aggiunge la necessità dei dirigenti scolastici di presentare i progetti entro una determinata scadenza, costringendo gli uffici agli straordinari.

La tensione è alta, con personale amministrativo e docenti del team progettazione costretti a un super lavoro. Perché c’è il timore di non riuscire a spendere tutti i soldi che arrivano.

Molte le linee di intervento del Pnrr finanziate dall’estate scorsa. Si va dai progetti per il rinnovo degli arredi delle classi (130mila euro per istituto di ogni ordine e grado) ai fondi per l’ammodernamento dei laboratori negli istituti superiori (150mila euro), per finire con i progetti per contrastare la dispersione scolastica. A questi si aggiungono le linee dedicate all’aggiornamento degli strumenti digitali e alla formazione di docenti e studenti per il loro utilizzo.

Che la situazione possa essere complicata per qualche scuola lo riconosce anche il direttore dell’ufficio scolastico provinciale, Massimiliano Salvador: «In alcuni casi potrebbero esserci difficoltà, in ragione della particolare complessità dei progetti e della mancanza di personale nelle segreterie».

I dirigenti scolastici

I presidi si dicono preoccupati e anche perplessi. «Il problema maggiore sono le segreterie scolastiche, dove mancano i direttori generali, spesso sono amministrativi che fanno le funzioni di direttore e sono poco esperti di questi nuovi bandi. Quindi diventa impegnativo e difficile gestire tutte le linee di finanziamento che stanno arrivando. E non nascondo che certe volte c’è il timore che non si riesca a giungere alla progettazione nei tempi stabiliti», precisa Violetta Anesin, dirigente scolastica dei licei Renier di Belluno e dell’alberghiero di Longarone.

«L’arrivo continuo di nuove risorse da un lato ci fa piacere, ma dall’altro porta ad aumentare lo stress nelle segreterie già impegnate nella gestione dell’attività ordinaria, straordinaria e ora anche del Pnrr», dice Palma Piccoli che dirige l’Iss Segato-Brustolon: «Doveva essere previsto un supporto maggiore per le segreterie scolastiche».

E poi ci sono le scadenze: quella per il rinnovo dei laboratori e degli arredi arriverà alla fine di giugno. «Stiamo procedendo a marce forzate», prosegue Anesin, «ma siamo a quasi un anno di distanza da quando sono arrivati i fondi».

Il sindacato

«L’impressione è che ci siano tanti soldi, ma dietro non esiste un indirizzo strategico chiaro per il loro utilizzo». Parole di Lorella Benvegnù, esperta segretaria della Cisl scuola.

«I fondi sono tanti e per diverse finalità. Ma come Cisl scuola», continua Benvegnù, «abbiamo sempre detto che a mancare è il personale e che c’era bisogno di un piano di formazione per il personale. Piano che è arrivato ora, a distanza di quasi un anno. E tutto questo si risolve in un aggravio di lavoro in particolare per presidi e direttori generali amministrativi (Dsga) che si trovano a dover gestire tanti soldi senza un percorso progettuale chiaramente sostenuto e orientato e con il rischio di non utilizzare le risorse e non riuscire a finalizzarle al meglio».

Benvegnù parla di situazione «paradossale perché dopo anni di magra, ora le scuole hanno finalmente a disposizione tanti soldi da spendere, però tutta questa operazione è venuta senza un reale coinvolgimento delle scuole. I dirigenti scolastici sono stati quasi obbligati a fare acquisti anche se non ne hanno bisogno o a intervenire in un modo con gli alunni e non in un altro. È l’ennesima mancanza di rispetto per chi lavora nel mondo della scuola», conclude la segretaria Cisl. —

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