Quinto e la sua Bruna separati da una norma nella Rsa di Mel: «Riunite mamma e papà»
L’uomo è entrato nella struttura per stare accanto alla moglie. Appello dei figli: «Vorremmo solo vivessero insieme gli anni che restano loro».
Alessia Forzin
Quinto Savaris e Bruna Da Canal, sposati da 61 anni
Venerdì Quinto Savaris e Bruna Da Canal hanno festeggiato 61 anni di matrimonio. Un legame indissolubile, il loro, tanto da aver portato Quinto a decidere di trasferirsi nella rsa di Mel per stare vicino alla moglie.
La donna è affetta da Alzheimer, si muove su una sedia a rotelle ed è in casa di riposo da qualche anno. Il marito, completamente autosufficiente, viveva a casa, ma dopo il durissimo periodo della pandemia – durante il quale ha potuto vedere poco la moglie – ha deciso di starle vicino. Ed è entrato anche lui nella struttura, a luglio dell’anno scorso. Ma essendo autosufficiente si trova in un nucleo diverso rispetto a quello della moglie.
I figli hanno subito cercato di riunire la madre e il padre nella stessa stanza, ma una norma regionale lo vieta. Persone autosufficienti e non, non possono stare assieme, specificano la Lr 22/2002 e la Dgrv 84/2007, dove si legge: “I posti letto, ovvero le camere, dedicati a ospiti autosufficienti e non autosufficienti appartengono a unità di offerta distinte, seppur all’interno della medesima struttura”. E così Quinto e Bruna non possono stare nella medesima stanza.
«Siamo riusciti a farli mettere almeno sullo stesso piano, in modo che papà possa vivere il più possibile con la mamma», raccontano i figli della coppia, «ma ci piacerebbe tanto che per gli anni che restano loro da vivere potessero condividere la stessa stanza. Addormentarsi vicini, svegliarsi insieme. Mamma ancora riconosce papà nonostante la malattia, sarebbe importante per entrambi». E lo sarebbe anche per l’uomo, che sta vivendo male la distanza dalla moglie.
Quinto ha 88 anni, e ha vissuto tutta la vita accanto a Bruna, che di anni ne ha tre di meno.
Quello che chiedono i figli, anche attraverso l’avvocato che si sta occupando del caso, è di ottenere una deroga alla norma in vigore. «Lo facciamo per i nostri genitori, perché possano vivere il più possibile in un contesto “domestico”. Insieme, come sono stati negli ultimi 61 anni».
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