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Accoglienza diffusa, bando deserto. De Pellegrin: «Una tenda per le prime esigenze»

La Prefettura convoca comuni, associazioni e cooperative: «Dobbiamo trovare nuove soluzioni sul territorio»

Paola Dall’Anese
Aggiornato alle 2 minuti di lettura

Sindaci, associazioni, enti caritatevoli e cooperative: tutti al tavolo del prefetto per trovare una soluzione alla nuova ondata di arrivi in provincia. Il prefetto di Belluno indice una sorta di stati generali per far fronte all’emergenza umanitaria. Un’emergenza che rischia di peggiorare vista la catastrofe registrata in Libia la settimana scorsa.

L’avviso andato deserto

Sempre più complicata la situazione per l’accoglienza nel Bellunese visto che l’ultimo avviso per trovare una società o cooperativa in grado di gestire un’accoglienza diffusa sul territorio è andato deserto. L’avviso, pubblicato dalla Prefettura di Belluno il 24 agosto, è scaduto il 10 settembre, ma nessun ente o società ha presentato la propria manifestazione di interesse a gestire centri di accoglienza in provincia.

Un avviso deserto che mette in difficoltà non solo Palazzo dei Rettori ma lo stesso territorio alle prese con un aumento degli arrivi. Soltanto nella giornata di giovedì, come sottolinea il vice prefetto, Gian Luca Da Rold, sono arrivati nove migranti che sono riusciti a trovare una sistemazione. Ma non sarà sempre possibile, visto che ormai i centri di Pieve di Cadore e di Lamon, quelli di ultima costituzione, sono praticamente già al completo.

Eppure gli sbarchi continuano. «Dobbiamo trovare altre soluzioni, dobbiamo allargare le possibilità di accoglienza», conclude il vice prefetto.

I numeri in provincia

Ad oggi sono ospitati nel Bellunese 321 migranti di cui 256 nei centri di accoglienza straordinaria (Cas) gestiti da cooperative e 65 invece sono in capo ai 29 comuni che hanno siglato con la Prefettura la convenzione. A questi profughi, si aggiungono i 47 divisi tra Belluno e Agordo che provengono dall’Ucraina in guerra. Una situazione destinata ad evolvere già dalle prossime ore con le migliaia di stranieri sbarcati nell’hotspot di Lampedusa ormai al collasso.

Il tavolo in Prefettura

Ed è per questo che i sindaci del territorio, insieme con i rappresentanti delle cooperative che stanno gestendo i centri di accoglienza, la diocesi di Belluno-Feltre, le associazioni di volontariato, ma anche altre società che potrebbero essere interessate a gestire questa emergenza sono stati chiamati al tavolo in Prefettura per fare il punto della situazione e per lanciare un nuovo appello anche agli enti locali che ad oggi non stanno ospitando alcun migrante perché possono rendersi disponibili a farlo.

Il comune capoluogo

Al tavolo ci sarà anche il comune capoluogo con il sindaco Oscar De Pellegrin e l’assessore al sociale, Marco Dal Pont. «Dall’ultimo incontro in Prefettura abbiamo avviato una ricognizione del patrimonio immobiliare comunale e alla fine abbiamo trovato degli spazi che sottoporremmo all’attenzione del tavolo prefettizio per l’emergenza umanitaria», dichiara il primo cittadino di Belluno che precisa poi subito di come «si tratta di spazi che potrebbero ospitare 15-20 persone. Ma gli alloggi necessitano di una sistemazione per renderli idonei allo scopo. E questo significa affrontare delle spese che come Comune non siamo in grado di sostenere. E allora al tavolo mercoledì chiederemo che la Prefettura o il ministero ci vengano incontro con delle risorse».

De Pellegrin annuncia che in Prefettura arriverà con tutti i preventivi degli interventi da realizzare nei locali individuati. «Abbiamo già stilato una stima dei costi delle opere che servirebbero agli alloggi», sottolinea.

Intanto Palazzo Rosso non esclude nemmeno la possibilità di rispolverare la vecchia ipotesi di installare una tenda per una prima accoglienza nel territorio comunale. «Abbiamo visto che all’arrivo qui, i migranti hanno bisogno di un paio di giorni per i vari controlli anche medici all’ospedale di Belluno. Per cui una tenda per queste prime necessità si potrebbe installare con la collaborazione della Croce Rossa», dice il sindaco.

L’ideale sarebbe che la tenda venisse allestita all’interno dell’area ospedaliera del San Martino «ma come comune non abbiamo terreni nelle vicinanze. Per cui abbiamo pensato all’area di nostra proprietà nelle vicinanze della casa di riposo Sersa a Cavarzano. Queste sono le proposte che in modo più preciso e dettagliato porteremo al tavolo in Prefettura, vedremo come andrà. Intanto», conclude De Pellegrin, «speriamo che anche da altre parti arrivino delle proposte per far fronte a questa emergenza che riguarda tutti».

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