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Cybersicurezza in ufficio: ecco le mosse per evitare gli hacker

Il convegno di Confindustria e Scp con i consigli per difendersi. Curti racconta come comportarsi, dalle password alle mail

Gianluca De Rosa
2 minuti di lettura

«Ad un hacker possono bastare sei minuti per impossessarsi dei nostri dati informatici. Quello dei cyber attacchi è un pericolo del quale nessuno può dirsi al riparo. Servono consapevolezza e coscienza. Capire l’importanza dei propri dati informatici, senza pensare “tanto a me non succederà”».

La riflessione di Alessandro Curti, amministratore delegato di Scp, è uno sprone alle aziende perché si tutelino. La sollecitazione è arrivata nel convegno organizzato in collaborazione tra la stessa azienda e Confindustria Belluno Dolomiti, giovedì a villa Villa Doglioni Dal Mas, rivolta ai responsabili delle aziende.

«I casi di attacchi che vengono alla luce sono solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più esteso. Quando ci siamo resi conto che i nostri dati sono entrati in possesso di un hacker è ormai troppo tardi. Bisognerebbe intervenire per tempo, intercettando quei movimenti che rappresentano l’attività di un hacker, lunga e certosina, ma che sono praticamente impercettibili, anche all’occhio esperto».

Cosa si può fare per evitare un cyber attacco? «La consapevolezza del pericolo aiuta sicuramente ma non esiste una medicina in grado di mettere un’azienda completamente al riparo dal rischio – dice Curti – Si può sicuramente tenere monitorata la situazione affidandosi ad aziende specializzate nel settore ma potrebbe anche non bastare».

Non solo piccole e medie imprese ed aziende, piccole o grandi che siano: i cyber attacchi riguardano anche i semplici cittadini. «Nessuno è escluso da queste spiacevoli situazioni. La scarsa conoscenza della materia incentiva inevitabilmente a commettere errori. Ci sono semplici consigli che possono aiutare ad evitare guai. Quali? Uno degli errori più frequenti è di utilizzare la stessa password per più accessi. In tal caso, aperta una porta se ne aprirebbero a ruota tutte le altre senza avere il tempo di intervenire. In tal caso anche per gli esperti sarebbe arduo salvare il salvabile. L’altro grande errore, a dir poco grossolano che viene compiuto da molti, più di quanti se ne possano immaginare, è quello di registrare utenze utilizzando mail aziendali. In tal caso l’hacker del caso si ritroverebbe in mano due piccioni con una fava. L’abc dell’informatica dice: mai utilizzare mail aziendali per utenze private».

Che situazione vive, a proposito di cyber attacchi, la provincia di Belluno? «Il territorio bellunese è esposto ai rischi, più o meno gravi, così come qualsiasi altro posto non solo d’Italia ma di tutto il mondo. L’attività di un hacker si cela, nel buio, dietro qualsiasi computer o device. I casi di aziende hackerate in provincia di Belluno non mancano anche se i nomi restano top secret. Posso dire però che noi stessi siamo stati attaccati e questo evento creato a Belluno è nato proprio sulla spinta dell’esperienza vissuta. Per fortuna niente di grave, ma l’episodio dimostra che siamo tutti soggetti al rischio. Prestare attenzione, anche solo per le cose apparentemente più semplici e basilari, potrebbe essere d’aiuto», conclude Alessandro Curti.

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