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Da profughi a inservienti Asca: l’integrazione passa da Agordo

Abdoul e Ismael, dalla Costa d’Avorio, si sono conosciuti in Tunisia prima di arrivare in Italia. Accolti da una rete solidale, sono entrati a far parte del team delle pulizie dell’azienda consortile

gianni santomaso
2 minuti di lettura
Ismael, vent’anni a breve, con la divisa da inserviente dell'Asca di Agordo 

Mentre Lampedusa è sempre alle prese con il dramma senza fine dell’arrivo di migranti sull’isola, cercando di farvi fronte con ammirevole umanità, anche Agordo, nel suo piccolo, sta dimostrando ancora una volta solidale accoglienza nei confronti di due giovani profughi provenienti in questo caso dalla Costa d’Avorio.

Si tratta di Abdoul Dramane e Ismael, rispettivamente di 24 e 20 anni a breve, che da più di un mese sono impegnati nel team “servizio pulizie” di Asca, l’Azienda speciale consortile agordina, felicissimi dell’incarico, seppur per ora a tempo, ma che si stanno dimostrando preziose risorse.

Lo dice con soddisfazione l’amministratrice unica dell’azienda, Mariachiara Santin, che li ha recentemente incontrati con Anna Marcon dell’Associazione volontari agordini San Martino e Stefano Masini, coordinatore dei servizi territoriali di Asca i quali, assieme al sindaco di Agordo, Roberto Chissalè e alla sua famiglia, li hanno supportati fin dal loro arrivo. «Lo scopo dell’incontro è stato quello di scambiarci riflessioni sul presente e sul futuro, raccogliendo qualche notizia sulla loro storia, nella convinzione che l’esperienza che tutti stiamo vivendo vada valorizzata e socializzata».

Pur provenendo dalla stessa città, i due ivoriani si sono incontrati solo in Tunisia dove il più giovane, lasciata la famiglia nel 2018, ha lavorato per un anno e mezzo come meccanico per mantenersi agli studi e dove avrebbe voluto stabilirsi. Non riuscendo a realizzare il suo progetto, ha atteso a lungo finché il 23 febbraio scorso è arrivato in Italia. Se per Ismael lasciare il suo Paese, la madre e due sorelle è stata una scelta, Abdoul, abbandonato dal padre, viveva a casa dei nonni materni (ha cinque fratelli), e lo zio da tempo lo stimolava ad andarsene; per questo è partito per la Tunisia nel 2021 dove ha vissuto facendo il muratore.

«Raccontano», riferisce ancora Santin, «che il loro arrivo ad Agordo, a fine inverno, è stato molto piacevole perché si sono sentiti accolti, ben assistiti e ora sono contentissimi di lavorare, anche perché si sentono utili. Sono consapevoli di essere stati fortunati e grazie ad Anna Marcon, di madre lingua francese, che per due mesi più volte alla settimana ha fatto la “professoressa”, si esprimono ogni giorno meglio. Sono determinati a imparare la lingua anche per realizzare il loro sogno che per Ismael rimane quello di imparare a fare il meccanico e per Abdoul di guidare i tir o le corriere».

Abdoul Dramane, profugo ivoriano ora in servizio all'Asca di Agordo 

Un esempio, se vogliamo, pur nella sua piccola dimensione, che l’integrazione, conseguente all’accoglienza e alla consapevolezza che il fenomeno migratorio è di là dall’essere arrestato, è pratica possibile pur nelle oggettive difficoltà.

Sicuramente con un apporto più solidale dell’Europa, ma non certo, come è ormai evidente, dichiarandosi pregiudizialmente contro l’emigrazione, chiedendo un “blocco navale”, suggerendo di affondare le barche una volta che i migranti fossero sbarcati.

Tanto più se, come continua ad avvenire, provenienti dalla Tunisia, a dimostrazione dei mancati progressi dei recenti accordi fatti con quel Paese per dissuaderli dall’arrivare in Italia.

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