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Allarme legionellosi: a Belluno al via verifiche nelle caldaie condominiali

Lo impone il dlgs 18 / 2023 che recepisce una direttiva dell’Unione Europea sulla qualità dell’acqua per uso umano

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Il controllo della qualità dell’acqua per uso umano fa scattare le verifiche della presenza dei batteri della legionella.

Lo prevede il decreto legislativo 18/2023 che recepisce una direttiva europea sulla qualità dell’acqua. Questo implica controlli annuali sugli impianti dei condomini e sulle condotte idriche che servono gli alloggi dove potrebbe maggiormente verificarsi la proliferazione del batterio della legionella.

Da marzo, in provincia, gli amministratori condominiali stanno informando i loro condomini sulla necessità di effettuare queste verifiche.

Pena una denuncia nei loro confronti qualora si verifichi un caso di legionellosi. La legionella, infatti, è un batterio che prolifica a determinate temperature, soprattutto laddove c’è ristagno di acqua, e si trasmette per via aerea. In provincia ogni anno si registrano casi di legionella: quest’anno se ne sono contati una decina.

«Il decreto legislativo prevede che l’amministratore di condominio, in quanto responsabile del sistema idro-potabile di distribuzione interno, effettui una valutazione e gestione del rischio dei sistemi di distribuzione idrica interni alle strutture prioritarie.

E, se riscontra un rischio per la salute umana, deve subito intervenire. Le sanzioni a carico dell’amministratore per la mancata verifica dell’acqua condominiale vanno dai 5mila ai 30 mila euro», precisa Elisa Morales Galan, presidente dell’Anaci, l’associazione che raccoglie gli amministratori condominiali della provincia di Belluno.

Morales Galan evidenzia che «come amministratori stiamo informando i condomini per attivare le verifiche almeno una volta l’anno.

Infatti, nel decreto non è precisata chiaramente la periodicità di queste verifiche. Abbiamo anche individuato dei laboratori certificati a questo scopo per eseguire le analisi e i prelievi per una spesa che può andare dai 350 agli 800 euro. Siamo consapevoli che sia una spesa che si aggiunge alle tante da sostenere, ma si tratta di salute pubblica e non troviamo particolari ostacoli a far osservare questa norma».

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