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In duemila a Lamon per le note di Nicolò Fabi

Grande spettacolo a Le Ej per il terzo evento della rassegna Dolomiti Arena Festival. Il cantautore romano ha eseguito tutti i suoi successi in un teatro meraviglioso

Ivan Ferigo
1 minuto di lettura
Niccolò Fabi durante il concerto di Lamon 

Duemila persone e più a Le Ej per viaggiare con Niccolò Fabi. 800 in navetta, ma ben 1200 – almeno – salendo per i sentieri a piedi, qualcuno anche in bicicletta. Un appuntamento che centra in pieno gli intenti del Dolomiti Arena Festival: passare qualche ora all’aria pura tra le meraviglie delle Dolomiti, salendo in quota per ascoltare buona musica.

Niccolò Fabi sul palco di Le Ej a Lamon 

E quella del cantautore romano è certamente una carezza per mente e anima. Le Ej comincia a popolarsi già dalla tarda mattina, con l’arrivo dei primi camminatori e delle prime navette. Pian piano la distesa verde sotto il Monte Coppolo si riempie di teli e coperte per sedersi e sdraiarsi, di ombrelli e ombrelloni e addirittura qualche tenda per ripararsi dal calore di un sole splendente. L’attesa si respira pelle a pelle. L’atmosfera giusta per accogliere Niccolò Fabi.

Che si presenta in maniera molto umile. Sia nell’abbigliamento semplice, sia soprattutto nelle parole che sceglie, tese a compensare la “pesantezza” delle sue canzoni, a non prendersi troppo sul serio. A sottolineare che il protagonista del concerto non è lui, ma la natura circostante e la serenità che trasmette. In questo clima comincia a proporre, voce e chitarra, le sue perle. Apre “Tradizione e tradimento”; segue “Una somma di piccole cose” con quel verso “una somma di passi che arrivano a cento”… forse oggi un po’di più, scherza.

In duemila a Lamon per Niccolò Fabi 

Il pubblico si fa presto coinvolgere, ora con un battimani, ora con il canto sussurrato su “Andare oltre”, ora facendo il controcanto su “È non è”, ora lasciandosi andare al coro che chiude “Non vale più”. Spazio poi alle emozioni di “Ecco” e, alla tastiera, “Vince chi molla” e “Scotta”. Momenti molto intimi, seguiti, con il ritorno della chitarra, da “Filosofia agricola” e una “Io sono l’altro” con crescendo di battimani.

C’è poi la sorpresa più grande: quella “Capelli” che lo lanciò nel 1997, una canzone con cui – ha raccontato – per tempo ha avuto un rapporto difficile, ma con cui ora ha fatto pace. Quindi “Una buona idea”, il momento romantico con “Mimosa” e “Una mano sugli occhi”, due capolavori del suo repertorio come “Costruire” e “Il negozio di antiquariato”.

E per concludere, come da rito da 25 anni, non si può che balzare i piedi e accorrere sotto il palco per saltellare al ritmo di “Lasciarsi un giorno a Roma”.

Applausi lunghi e sinceri, richieste di bis. Niccolò si gode il calore del pubblico e saluta estasiato il sole e le montagne che ha avuto di fronte per quasi due ore, prima di offrire “Lontano da me” come saluto

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