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L'Artico sta male: ghiaccio sempre più vicino al minimo storico del 2012

Il rapporto è stato diffuso dall'agenzia Usa NOAA a San Francisco durante la più grande conferenza sullo studio del nostro pianeta. Scienziati concordi: l'Artico continua a riscaldarsi ad un passo pari al doppio del resto del pianeta

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L'Artico sta sempre più male. Il rapporto 2016 del NOAA - National Oceanic and Atmospheric Administration - l'agenzia del governo americano deputata alla gestione dei sistemi di osservazione della Terra, ne dipinge un quadro poco rassicurante. L'estensione del ghiaccio marino nel mese di settembre - quando il valore minimo viene di solito registrato - ha raggiunto un valore vicino al minimo storico del 2012. Un rapporto, quello sullo stato di salute dell'Artico, che è stato diffuso durante la più grande conferenza sullo studio del nostro pianeta (più di 22mila partecipanti), a San Francisco, in California. Durante l'anno più caldo registrato sul nostro pianeta negli ultimi secoli, più di 60 scienziati da 11 diversi paesi hanno confermato che l'Artico continua a riscaldarsi ad un passo pari al doppio del resto della Terra, con temperature medie fino a +3.5ºC al di sopra della media - quasi il doppio del limite stabilito dall'accordo di Parigi per le temperature globali.

Ai dati sul ghiaccio rilevati a settembre si aggiungono quelli dei mesi successivi, altrettanto inquietanti: a causa dell'ondata di caldo eccezionale che ha segnato l'Artico nei mesi di ottobre e novembre  - con temperature medie fino a 6 - 7 ºC al di sopra della media - l'estensione del ghiaccio marino tra ottobre e dicembre ha raggiunto un nuovo minimo storico. E' verosimile pensare che questo impedirà la formazione di un ghiaccio con uno spessore tale da poter resistere alla prossima stagione estiva, gettando le basi per un nuovo record nel 2017. Oltre alla conferma della continua riduzione dei ghiacci della Groenlandia, con zone dove lo scioglimento è durato fino a circa un mese più del solito, il rapporto indica che l'estensione della copertura del manto nevoso nel nord del Canada e degli Stati Uniti in aprile e maggio ha raggiunto nuovi minimi storici dal 1967 e che lo scioglimento del 'permafrost'  - terreno gelato - continua a rilasciare gas serra - anidride carbonica e metano - immagazzinati da migliaia di anni e il cui effetto si aggiunge a quello dovuto ai gas prodotti dalle attività umane.

Strumenti quali il rapporto NOAA sull'Artico sono decisivi ai fini di una diagnosi dell'impatto del cambiamento climatico sul nostro pianeta. L'agenzia NOAA fa capo al Dipartimento del commercio e, perciò, anche al presidente degli Stati Uniti. I segnali che giungono da Trump sulla posizione del suo mandato sul cambiamento climatico sono poco rassicuranti. La nomina del nuovo direttore dell'ente di protezione dell'ambiente - Scott Pruitt, procuratore dello stato dell'Oklahoma e acerrimo nemico della posizione di Barack Obama sul clima -  e quella di Rex Tillerson, attualmente alla guida della Exxon Mobil, a segretario di Stato - carica attualmente occupata da John Kerry, il quale ha fatto della lotta al cambiamento climatico uno dei suoi cavalli di battaglia - spostano l'ago della bilancia sempre più verso gli interessi delle lobby petrolifere. E' di pochi giorni fa uno studio pubblicato su Nature in cui gli autori indicano che i ghiacci della Groenlandia si siano sciolti in passato molto più rapidamente di quanto gli scienziati abbiano creduto fino ad ora suggerendo che, mentre la febbre dell'Artico continua a salire, le conseguenze potrebbero essere ancora più catastrofiche di quanto anticipato.
 
Marco Tedesco è Professore Ordinario presso la Columbia University (New york City) e presso il centro NASA GISS. E' coordinatore della sezione sulla Groenlandia ed Editore Associato del Rapporto NOAA sull'Artico.