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Artico, nuovo record negativo: i ghiacci raggiungono l'estensione minima da 40 anni

Nuova mappa delle correnti utile per future rotte

1 minuti di lettura
(ap)
LO SCIOGLIMENTO dei ghiacci artici prosegue a livelli preoccupanti. E' l'allarme lanciato dalla Nasa secondo cui quest'anno i ghiacci della regione hanno raggiunto l'ottavo record negativo da circa 40 anni a questa parte. Una maggiore conoscenza dello stato di salute dei ghiacci artici, anche ai fini dell'apertura di nuove rotte per la navigazione e la 'crescita blu', sono ormai interessi globali e l'Italia non fa eccezione. Ne è un esempio la campagna 'High North 17' i cui risultati preliminari sono stati presentati a Roma allo Stato Maggiore della Marina.

Secondo i dati Nasa, elaborati con il Centro nazionale per l'analisi dei ghiacci, il Nsidc (NASA-supported National Snow and Ice Data Center) dell'università del Colorado, il ghiaccio artico ha raggiunto quest'anno l'ottavo record più basso (4,64 milioni di chilometri quadrati) mai raggiunto da quando sono iniziate le osservazioni satellitari a lungo termine, nel 1978. Cattive notizie arrivano anche dall'emisfero sud. L'Antartide, che sta andando verso il suo massimale annuale di ghiaccio marino, avrà quest'anno l'estensione massima probabilmente tra le cinque più basse mai osservate dal 1978.

La regione artica attira sempre più gli interessi strategici della comunità internazionale "per i profili di natura commerciale, tutela ecosistema e sicurezza che implica perchè sotto il mar glaciale artico si troverebbero fino il 30% delle riserve mondiali di gas e il 13% di quelle petrolifere", ha spiegato oggi Valter Girardelli capo di Stato Maggiore della Marina alla presentazione dei risultati preliminari della campagna 'High North 17'. La campagna vede il ritorno della Marina Militare e dell'Istituto Idrografico nell'Artide con una missione di ricerca scientifica, dopo quasi 90 anni dall'impresa di Alberto Nobile con il dirigibile Italia.

"I risultati più importanti di questa missione - spiega Roberta Ivaldi coordinatrice scientifica della campagna - sono la mappatura dei fondali di aree inesplorate" che permetteranno di aumentare "la sicurezza della navigazione per poter tutelare un ambiente così fragile e complesso quale quello artico". E' stata identificata inoltre "una corrente di acqua più densa e fredda su un fondale che ha registrato le variazioni climatiche del passato e che può andare a influenzare le dinamiche delle masse di acqua e aria dell'Artico".

Le attività di ricerca, iniziate a Reykjavik il 9 luglio e terminate a Tromso il 29 Luglio hanno studiato 650 chilometri quadrati di aree inesplorate, raccogliendo dati di geofisica marina relativi all'atmosfera, masse di acqua e fondali marini. La ricerca ha visto il coinvolgimento di diversi enti di ricerca nazionali, quali il Consiglio nazionale delle Ricerche (CNR), l'Enea e L'Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS), oltre al Centre for Maritime Research and Experimentation (CMRE) della NATO.