L'estate bollente del Nord, dalle Svalbard al Canada. Preoccupa l'Artico
di GIACOMO TALIGNANI
Nelle isole norvegesi mai temperature così elevate negli ultimi 40 anni. Anche la Siberia, invasa dai roghi, è bollente. Il Wmo: "Quel che accade non resta lì"
Aggiornato alle 2 minuti di lettura
Il rosso sostituisce l'azzurro, il Nord del mondo diventa bollente. Così alle Svalbard si toccano record di caldo mai registrati prima negli ultimi quarant'anni, la Siberia brucia e l'intero Artico è sempre più a rischio. Lo raccontano bene le mappe, dove si capisce a colpo d'occhio cosa sta avvenendo: il color fuoco sostituisce sempre più spesso quello azzurro del ghiaccio, ad indicare picchi di temperature elevate un po' ovunque al Nord. Vale per la Siberia, le Svalbard, larga parte dell'Artico, Canada, Norvegia e tante altre latitudini.
Researchers with @MOSAiCArctic say Arctic sea-ice extent in July was lowest on satellite record. Big sea-ice retreat off heatwave-hit Siberian coast. In Russian Arctic 1 million km2 less of the ocean is covered with ice than in past 7 years. https://t.co/Zjb1CVUhjV ?? M Rex pic.twitter.com/B2ZQ1IgT5W
— World Meteorological Organization (@WMO) July 28, 2020
A ricordarci ancora una volta come la crisi climatica stia cambiando il nostro mondo sono infatti record inattesi: nelle "fredde" isole Svalbard pochi giorni fa si sono toccati i 21,7 gradi, la temperatura più alta mai registrata negli ultimi 40 anni. La paura e che è temperature così saranno sempre più frequenti. Il rapporto ufficiale norvegese "Clima alle Svalbard 2100" sostiene che la temperatura media nell'arcipelago per il periodo 2070-2100 dovrebbe aumentare da 7° a 10°C rispetto al periodo 1970-2000, a seconda del livello di emissioni.
Siberia, gli incendi visti dal satellite (22 luglio, Nasa)
I nuovi record di caldo, registrati a Longyearbyen, Norvegia, cuore delle Svalbard fredde e remote, sono un simbolo di come il Pianeta stia già cambiando. Curiosamente, alle Svalbard, è custodita la più preziosa banca dei semi del mondo: è stata realizzata per conservare la nostra biodiversità a livello di piante, oggi minacciata proprio dal cambiamento climatico.
Over the past two decades, vegetation across #Alaska has changed dramatically. But the patterns are complex, with plants and trees thriving in many parts of the state while degenerating in the coastal southwest. https://t.co/dMyN8udFOzpic.twitter.com/6gjJFGY3yp
Altrove non va meglio. In Canada, 21,9 gradi è la temperatura registrata a Eureka, insediamento nel bel mezzo del Mar glaciale Artico. Qui, in uno dei luoghi più settentrionali del paese, la temperatura media a luglio è di poco più di 9°C.
Anche in Siberia, altra zona con caldo eccezionale e prolungato, gli incendi continuano a devastare. Qui da gennaio a giugno si sono registrate temperature di oltre 5 gradi sopra la media, con punte anche di dieci gradi superiori. In luglio alcune città hanno registrato l'insolita temperatura di 30°C.
Tutti campanelli d'allarme fondamentali per l'intero Pianeta, impegnato oggi a combattere la crisi climatica ma decisamente lontano dagli obiettivi che furono fissati con l'Accordo di Parigi. Se l'Artico e il Nord del mondo ci sembrano territori lontani, vale la pena ricordare che ciò che accade a quelle latitudini riguarda tutti. Come ha detto il segretario generale della Wmo (World Meteorological Organization), Petteri Taalas, "l'Artico si sta riscaldando più del doppio della media globale, incidendo sulle popolazioni e sugli ecosistemi locali e con ripercussioni globali. Quello che succede nell’Artico non rimane nell’Artico. A causa delle connessioni, i poli influenzano le condizioni meteorologiche e climatiche alle basse latitudini, dove vivono centinaia di milioni di persone".