
Il ghiaccio marino artico ha una tendenza generale alla contrazione, con le 14 superfici minime annuali più basse che si sono verificate tutte negli ultimi 14 anni. Ma gli ambientalisti avvertono che l'aumento dello scioglimento sta contribuendo al riscaldamento degli oceani e all'aumento dei tassi di estinzione.

"È stato un anno pazzesco al Nord, con il ghiaccio marino a un minimo quasi record, ondate di calore di 38°C in Siberia e massicci incendi boschivi - osserva il direttore dell'Nsidc Mark Serreze - Ci stiamo dirigendo verso un Oceano Artico stagionalmente senza ghiacci e quest'anno è un altro chiodo nella bara".

Le misurazioni diffuse dal Nsidc, l'istituto americano di ricerca presso l'Università del Colorado sono solo una scoperta preliminare e potrebbero essere riviste, poiché il continuo scioglimento potrebbe ridurre ulteriormente la copertura del ghiaccio. Un'analisi finale, conferma Greenpeace, è stata annunciata per ottobre. "La rapida scomparsa dei ghiacci marini è un chiaro segnale di quanto il nostro Pianeta sia in pericolo. Con lo scioglimento dell’Artico, l'oceano assorbe più calore e tutti noi diventiamo più esposti agli effetti devastanti dell’emergenza climatica", commenta Laura Meller della campagna Oceani di Greenpeace Nordic, in questo momento a bordo della nave Arctic Sunrise, impegnata in una spedizione proprio tra i ghiacci marini dell’Artico.

"La calotta artica è un oceano ghiacciato che ha urgente bisogno di protezione e i leader mondiali devono comprendere il ruolo degli oceani nell'affrontare la crisi climatica", continua Meller. "Oceani sani sono cruciali per alcune delle popolazioni più emarginate del mondo, che subiscono l'impatto della distruzione degli ecosistemi marini e dei cambiamenti climatici. Dobbiamo cambiare subito il nostro modo di prenderci cura l'uno dell'altro e del nostro Pianeta. Dobbiamo proteggere almeno il 30% dei nostri oceani entro il 2030 anche per far fronte alla crisi climatica", conclude.