Si sapeva da tempo che la navigazione dell'Artico in inverno per scopi commerciali non era una questione di "se" ma di "quando". La notizia, dunque, non arriva inaspettata ma è pur sempre una pietra miliare della storia socio-politica e ambientalista del nostro pianeta. Il 27 gennaio di quest'anno, infatti, la nave Christophe de Margerie è salpata dal porto di Jiangsu in Cina per arrivare al remoto terminale di Sabetta, in Siberia. Il viaggio è il primo effettuato nel buio invernale artico e attraverso uno spesso strato di ghiaccio marino del Mare del Nord. La nave cisterna, lunga 299 metri e operata dalla compagnia Sovcomflot, ha navigato attraverso lo stretto di Bering pochi giorni dopo la partenza dal porto cinese, accompagnata dal rompighiaccio nucleare 50 Let Pobedy (che letteralmente significa "50 anni dalla vittoria" della seconda guerra mondiale). Le due navi hanno successivamente navigato verso la penisola di Yamal, dove si trova il porto di Sabetta. Dopo circa 20 giorni di navigazione, il 19 febbraio, la nave cisterna è entrata nel porto di destinazione, con soli due giorni di ritardo rispetto alla data originariamente stimata.

Nel passato il problema non era tanto lo stretto tra la terraferma e gli arcipelaghi Severnaya Zemlya e le Isole della Nuova Siberia (dove il ghiaccio, seppur presente, non è un problema per le navi) ma per la parte restante della rotta, dove il ghiaccio marino può avere uno spessore compreso tra 30 e 200 cm. Tuttavia, l'assenza del ghiaccio "vecchio" (ovvero quello più spesso che, seppur sciogliendo d'estate, rimane presente e puoi inspessirsi durante l'inverno e che e' andato scomparendo recentemente) ha favorito il successo dell'operazione. A tale proposito, il presidente e CEO della compagnia Sovcomflot Igor Tonkovidov ha dichiarato: "L'attuale viaggio della Christophe de Margerie espande in modo significativo la finestra di navigazione nel settore orientale dell'Artico russo e conferma che è possibile una navigazione sicura tutto l'anno lungo l'intera lunghezza della rotta del Mare del Nord".
In tal caso, di nuovo, la chiave di lettura è quel "tutto l'anno". Non piu' solo d'estate, ma sempre. Se da un lato è possibile pensare di celebrare un successo tecnologico che potrebbe avere ripercussioni sulla nostra società e sull'economia (come, per esempio, la riduzione dei costi e tempi di trasporto di merci) oppure è possibile immaginare nuovi potenziali scenari geopolitici legati alla navigazione artica, è anche vero che questo successo è il frutto di una violenza perpetrata dagli uomini sul nostro pianeta attraverso le emissioni di anidride carbonica e il conseguente aumento delle temperature globali. Queste ultime sono aumentate di circa 0.8ºC a livello globale e di circa il doppio nell'Artico, anche a causa del fenomeno dell'"amplificazione artica".

Uno dei motivi dello spropositato aumento delle temperature nell'Artico e' proprio la perdita di ghiaccio marino che, quando presente, riflette gran parte dell'energia solare, raffreddando di fatto il polo. La perdita del ghiaccio marino favorisce l'esposizione del mare sottostante che, essendo più scuro, assorbe più radiazione solare, favorendo così il riscaldamento. In poche parole: il ghiaccio marino è vittima e autore del reato che lo sta distruggendo. Il futuro, purtroppo, non prevede inversioni di tendenza, sia per quel che riguarda l'estensione del ghiaccio marino che per gli investimenti che mirano ad aumentare sempre piu' il traffico marittimo nell'Artico.
A parte gli aspetti legati al cambiamento climatico, la navigazione nell'Artico può creare problemi all'ecosistema (si pensi, ad esempio, al fatto che il suono emesso dai motori di tali navi disorienta i sistemi di comunicazione dei cetacei), oltre al fattore legato ad eventuali e, purtroppo, inevitabili nel lungo termine, incidenti che potrebbero riversare materiale nell'incontaminato mare Artico. In tal caso sarebbe difficile, se non impossibile, riuscire a contenere l'impatto sull'ambiente, con conseguenze drammatiche per il nostro pianeta. Il faro che dovrebbe guidarci durante la navigazione che ci permette di prendere cura del nostro pianeta è invisibile agli occhi di coloro che guardano solo al profitto nel breve termine. Cambiare rotta è perentorio.