Sono piante che ritornano dal mondo dei morti. Non proprio zombie ma più simili a belle addormentate nel bosco. Specie considerate estinte che, in alcuni casi, riappaiono dove meno lo si aspetta. Quasi ogni anno si recuperano fossili viventi o esemplari che si davano per spacciati da decenni. Di recente, un team di botanici del Dipartimento di Scienze dell'Università di Roma Tre ha scoperto che l'Ameria arcuata, una graziosa erba floreale portoghese data per estinta da parecchio, è stata conservata in forma inconsapevole nell'orto botanico dell'Università di Utrecht in Olanda. Ora sono in corso gli accertamenti genetici necessari per confermarne l'identità ma a ci sono altre sedici piante native dell'Europa che sono state recuperate nella ricerca dell'ateneo romano ora pubblicata sulla rivista internazionale Nature Plants.
LE OASI IN CITTA' Vaggio nei giardini d'Italia
Lo studio è un minuzioso lavoro di indagine su 36 specie endemiche del nostro continente classificate come estinte: 17 non lo erano affatto mentre per le altre 19, per il momento, non c'è stato niente da fare.

Tra gli esemplari più interessanti ci sono l'Astragalus nitidiflorus una leguminosa endemica dei suoli vulcanici della regione di Murcia in Spagna, il Ligusticum albanicum, pianta da fiore che cresce solo in Albania e il Loncomelos visianicum, una rarità che predilige gli ambienti rocciosi dell'isola di Pelagosa in Croazia. Lo studio ha recuperato anche alcuni esemplari di una pianta endemica della pianura modenese ritenuto estinta, il Ranunculus mutinensis.
Alberi, piante e fiori ad alta quota
Sulle Alpi ci sono 13 mila specie di piante: circa l'8% sono endemiche, cioè crescono solo in questi ambienti. Ci sono specie che da sempre hanno accompagnato l'uomo sulle montagne come le erbe per i foraggi degli animali o gli alberi da legna che hanno assicurato per secoli una serie di servizi ecosistemici indispensabili allo sviluppo delle comunità di alta quota. Non mancano i relitti vegetali sopravvissuti alle glaciazioni e una famiglia allargata di fiori spontanei che anima i giardini naturali che si formano nelle praterie: alcuni sono così rari che si trovano solo in numero ristretto di valli. In media nell'habitat alpino si possono contare 80 specie diverse, tra flora e fauna, in cento metri quadrati. Molte piante presenti in questo ambiente si comportano da indicatori biologici, offrendo agli scienziati prove e campioni per studiare i cambiamenti climatici. Oggi una parte di queste popolazioni è a rischio estinzione per l'arretramento dei ghiacciai dovuto al riscaldamento globale. Ecco le dodici specie più importanti. LEGGI L'ARTICOLO
"Se nulla si può fare in termini di conservazione quando una specie scompare, aver riabilitato 17 entità della flora europea permetterà di sviluppare dei programmi di conservazione dedicati. - spiega Thomas Abeli, docente di biologia a Roma Tre e coordinatore della ricerca - Ora l’Europa è in grado di 'recuperare' biodiversità compiendo un passo importante verso il raggiungimento dei target internazionali dettati dalla Convenzione per la diversità biologica e dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile".

Un dinosauro vegetale è sopravvissuto. Il caso più eclatante di ritrovamento di una pianta ritenuta estinta spetta alla Wollemia nobilis, una conifera scoperta nel 1994 in Australia che al tempo è stata paragonata a un piccolo dinosauro sopravvissuto fino ai giorni nostri. Il pino di Wollemi, così come si chiama in italiano, è un fossile vivente: era diffuso sia nell'emisfero settentrionale che in quello meridionale fino a circa 65 milioni di anni fa. Di questa specie ne sono rimasti cento esemplari, probabilmente tutti cloni di un'unica pianta madre, nascosti in una gola australiana le cui ancora ancora oggi sono segrete per prevenirne il furto. Oltre al grande valore scientifico e naturalistico, si tratta di un albero curioso: quelli maturi spesso sono formati da cento fusti diversi che si originano da un'unica base. Dopo il ritrovamento di questa pianta in natura, anche in Italia Wollemia nobilis è coltivata per scopi di ricerca negli orti botanici di Castel Trauttmansdorf in provincia di Bolzano, a Roma, Firenze, Lucca e Cagliari.

Il parente del caffè ritrovato in Antartide. A luglio dell'anno scorso un team di ricercatori indiani ha ritrovato nella regione himalaiana del Sikkim in India la Globba andersonii. L'ultimo avvistamento risaliva al 1875 quando era stata raccolta dal botanico scozzese Sir George King. E' una specie a forte rischio estinzione che cresce in colonie, la cui organizzazione ricorda un corpo di ballo, e ha un fiore giallo a forma di cigno.
L'orchidea più brutta del mondo tra le 'nuove' specie del 2020
Difficile che un'orchidea non piaccia, ma è il caso della Gastrodia Anicellus del Madagascar, incoronata dai botanici dei Kew Gardens (Royal Botanic Gardens) di Londra come "la più brutta" tra le 156 specie di piante e funghi scoperti nell'anno che volge al termine. La pianta ha fiori marroni e poco aggraziati di circa 11 millimetri e compare tra sei specie di funghi velenosi del Regno Unito e un arbusto nel Sud della Namibia (Tiganophyton karasense).
Sempre nel 2020 è stata ritrovata sull'isola di Macquarie, patrimonio dell'umanità dell'Unesco a metà strada tra l'Antartide e la Tasmania, la seconda popolazione di una pianta parente del caffè che si chiama Galium antarcticum. I primi 500 esemplari di questa specie, dopo essere dichiarata estinta negli anni Ottanta a causa dei conigli importati dalla terraferma, erano stati osservati nel 2013.