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Fabbrica di batterie per auto nell'Artico. Con ingegneri reclutati dall'industria petrolifera

Fabbrica di batterie per auto nell'Artico. Con ingegneri reclutati dall'industria petrolifera
La costruirà la norvegese Freyr AS attingendo personale qualificato dalle aziende dell'estrazione di petrolio e gas nel Mare del nord. Sulle quali Oslo ha ormai deciso di disinvestire
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BERLINO - Le aziende più dinamiche che investono nella riconversione green una ne fanno e cento ne pensano. L'impresa norvegese Freyr AS ha deciso di costruire un grande impianto per la costruzione di batterie in territori norvegesi dell'Artico. Fin qui nulla di particolare. Ma la grossa novità è che Freyr AS si sta costruendo uno staff di ingegneri, progettisti e manodopera qualificata reclutandola sistematicamente dai comparti saturi e al tramonto prossimo venturo dell'estrazione di petrolio e gas nel Mare del nord, una branca ancora importantissima per prodotto interno crescita e occupazione per il Petrostato Norvegia. E anche dalla produzione di alluminio. Ma insieme un settore da cui la Norvegia - potere politico, imprenditori illuminati, e lo stesso Fondo sovrano norvegese, il più ricco del mondo - ha deciso di disinvestire in massa e in corsa. Allora ecco che la crescente domanda futura di batterie viene incontro ai timori di tutti i dipendenti dei colossi norvegesi attivi nell'estrazione e vendita in tutto il mondo di combustibili fossili e inquinanti di perdere il lavoro, con un'idea geniale.

L'amministratore delegato di Freyr AS, Tom Einar Jensen
L'amministratore delegato di Freyr AS, Tom Einar Jensen 

La fabbrica di batterie, destinata naturalmente alla produzione mondiale di auto elettriche, dovrà sorgere in corsa nell'Artico norvegese, in modo da fare in tempo a diventare fornitore di Tesla, Volvo, Volkswagen, e di tutti i produttori di e-cars e di veicoli pesanti elettrici. Secondo l'amministratore delegato di Freyr AS, Tom Einar Jensen, "la produzione di batterie come comparto del futuro è molto capital-intensive" richiede cioè veloci e ingenti investimenti per imporsi sul mercati mondiali. "E richiede processi produttivi estremamente sofisticati, veloci, complessi. Se vuoi essere competitivo in questo comparto crescente del futuro, devi investire e produrre su larga scala".

Il rapido passaggio della domanda dei mercati mondiali delle quattro ruote dall'acquisto di veicoli a combustione interna o ibridi dalla preferenza per veicoli elettrici mette fretta a tutti. Soprattutto in paesi della Comunità nordica come la Norvegia, dove da tempo il numero di auto elettriche pure immatricolate nuove ha superato quello delle nuove immatricolazioni di auto a combustione interna o anche ibride. Ma ogni giorno di più anche ovunque altrove nel mondo. E Stato, compresa la giovane ministra dell'Energia Tina Bru, combattente per la riconversione e spesso chiamata "la futura premier di una Norvegia senpre più pulita", ce la mettono tutta. Come il Fondo sovrano e quelle grandi aziende norvegesi che vivono pensando già nel futuro hanno anche investito in massa costellando la capitale Oslo e gli altri centri abitati del prospero regno di una rete straordinaria di colonnine di rifornimento, forse la più capillare del mondo in proporzione al totale degli abitanti e dei possessori di auto private.

Gli esempi non mancano: un'altra azienda norvegese di eccellenza nelle batterie per e-cars, Morrow Batteries, ha deciso di fabbricare su vasta scala batterie elettriche in sinergia con Norsk Hydro, una delle maggiori aziende del paese che fornisce tra l'altro energia pulite sfruttando la corrente prodotta da turbine installate in numerosi fiumi sotterranei ed esportandola persino in Germania, insieme ai giapponesi di Panasonic e agli svedesi di Northvolt. Competizione agguerrita e insieme sinergia conveniente per tutti gli investitori nello stile del capitalismo più veloce ma in nome della salvezza di clima e ambiente, insomma.

Il team di manager progettisti e dirigenti Freyr AS lo ha già messo insieme, appunto reclutando dal comparto sul viale del tramonto dei combustibili fossili. Ci sono tra gli altri un ex alto dirigente di BP, Peter Matrai, Einar Kilde veterano del comparto gas, Tove Ljungqvist che ha lasciato il comparto alluminio. Jensen, a suo modo un veterano nella scommessa su proficui investimenti green, vuole investire a breve termine l'equivalente di 2 - 2,5 miliardi di dollari e vuole lanciare Freyr al New Yorsk Stock Exanghe per rastrellare altri 850 milioni di dollari. In nome del suo idealista ma pragmatico grande disegno di rivoluzione ambientale. Scusate se è poco. I soci della nuova scommessa imprenditoriale green partono ben piazzati: gli svedesi di Northvolt si sono aggiudicati un contratto miliardario per fornire batterie alle e-cars dei marchi premium del gruppo Volkwagen. Glencore Plc fornirà alla nuova sinergia cobalto, indispensabile alle betterie.