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RITORNO ALLA TERRA
Alice Pedon nel suo giardino in quota
Alice Pedon nel suo giardino in quota 

"Nel mio orto di montagna il profumo di erbe aromatiche, rose e mele antiche"

Una carriera nel mondo della moda alle spalle, ora Alice Pedon si prende cura del suo giardino aromatico lungo il passo Falzarego. A oltre 1.700 metri di quota coltiva erbe officinali e un meleto dagli aromi dimenticati

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Alcune erbe officinali danno il loro meglio quando sono coltivate in ambienti estremi come l'alta montagna. La concentrazione di principi attivi cresce quando devono fare i conti con un clima non proprio amichevole. Lo sa bene Alice Pedon che dopo una carriera nel mondo della moda ha deciso da qualche di anno, il tempo di fare tre figli, di creare un giardino aromatico su un terreno di proprietà lungo il passo Falzarego nella cornice fiabesca delle Dolomiti venete. Un paesaggio idilliaco ma riservato alle piante più robuste. A oltre 1.700 metri di quota Alice coltiva la Scutellaria alpina, una specie con le spalle da minatore, in grado di crescere sui detriti morenici e che viene impiegata nel mondo della fitocosmesi per la lavorazione delle creme per il viso.

"Quando ho iniziato a trasformare la passione per le officinali in un lavoro ho deciso di rivolgermi prima di tutto agli usi alimentari di queste piante e ai prodotti naturali di bellezza escludendo da subito la medicina naturale. - racconta Alice - Oltre alla Scutellaria, in montagna abbiamo anche le stelle alpine, l'Arnica montana e l'Artemisia genipi da cui si ricava un celebre liquore. Sono tutte estremofile: potrebbero crescere anche a valle ma a questa altitudine esprimono al meglio la loro proprietà".

L'orto a 1700 mt lungo il passo Falzarego
L'orto a 1700 mt lungo il passo Falzarego 

Per raccolti e stagionatura delle erbe non ci sono scorciatoie o accelerazioni: si seguono i ritmi della natura anche se Alice non ama definirsi una amish delle Dolomiti. Nella sua vita peraltro mare e terra sono felicemente coniugati. Il marito Gabriele è un progettista di barche e velista professionista che vanta esperienze con Luna Rossa nel 2003 poi il giro del mondo e altre regate prestigiose. Insomma una coppia che, contando anche i tre pargoli al seguito, non dovrebbe avere così tanto tempo da vendere.

La famiglia di Alice Pedon
La famiglia di Alice Pedon 

Eppure la pazienza è nel codice genetico della loro filosofia agricola. Alice, oltre che online, ha aperto un negozio in carne ed ossa, costruito con i principi della casa passiva con il legno delle tempesta Vaia, e un altro giardino aromatico a Belluno, visitabile come quello in quota. In questa dependance a cinquecento metri di altezza ci sono circa 35 specie: dalle salvie aromatiche alla calendula fino una selezione di rose botaniche antiche, alcune firmate dal celebre ibridatore inglese David Austin, per gli infusi.

La bottega delle erbe
La bottega delle erbe 

"Il prossimo anno - prosegue Alice - dovrebbe entrare anche in piena produzione il meleto che conta oggi oltre quattromila piante tra varietà moderne e alcune di cui si era persa la memoria da quando, negli anni Cinquanta è iniziata la coltivazione su larga scala".  Con la consulenza del vivaio El Vecio Pomer, che nel bellunese conserva una parte del patrimonio storico di questo frutto, oggi Alice può contare su mele profumate come la Renetta ananas e la Pom de la rosetta che in passato più che in tavola si lasciava negli armadi o la curiosa Bella di Boskoop. Sono mele più facili da trovare in un orto domestico che in un'azienda agricola. Come  la mela ruggine appuntita, che ha un sapore simile a quello della pera, o la Pom dell'oio che si abbina molto bene ai formaggi grazie a una vitrescenza dall'aspetto oleoso, che non ne compromette la fragranza, ma che è dovuta semplicemente a una quota residua di zuccheri non trasformati dagli enzimi.

"In generale sono piante, a cui abbiamo affiancato anche delle buone mele moderne, che hanno un ciclo di crescita molto lento e bisogna aspettare che maturino. - prosegue Alice - La nostra è una produzione biologica, con un impianto non intensivo ma che al contrario rispetta la distanza tra gli alberi, che così crescono anche più sani, e dove si escludono tutta una serie di sostanze ammesse nel protocollo dell'agricoltura biologica ma che sappiamo per certo che, durante la fioritura, possono uccidere le api con cui produciamo il nostro miele".