Le chiamano 'mummie vegetali' o 'semi dormienti' perché possono rimanere sottoterra per centinaia di anni e poi, all'improvviso, crescere e fiorire. Un letargo che può durare ere geologiche e dettato chissà da quali percorsi dell'evoluzione. Si tratta di una resistenza che in molti casi non dipende nemmeno dalle temperature. Per molti semi, non è necessaria la cura criogenica per mantenersi in perfetta forma. Poco più di settimana fa hanno iniziato a germogliare una serie di piante che fanno parte del più antico esperimento sulla longevità dei semi ancora in corso.

Nel 1879 il botanico della Michigan State University William James Beal, racconta il New York Times, riempie venti bottiglie con ognuna cinquanta semi di ventuno specie vegetali, perlopiù invasive, raccolte nelle vicinanze del campus a East Leansing. Secondo il programma originario, per metterne alla prova le capacità di sopravvivenza, queste capsule temporali si sarebbero dovute aprire ogni cinque anni. Ma gli eredi dell'esperimento, che comunque terminerà come da programma originale solo nel 2100, hanno allargato l'intervallo a ogni vent'anni. A fine aprile è stata aperta una bottiglia e, a distanza di 142 anni, undici piante tutte della stessa specie sono risorte. Per errore.
Pare che il Verbascum blattaria, un'erbacea di origine euroasiatica molto diffusa anche in Italia dove è conosciuta come verbasco, sia finita nell'esperimento per sbaglio. Il botanico ottocentesco aveva in mente un'altra varietà, il cosiddetto Tasso barbasso (Verbascum thapsum). Ma non è andata così, per fortuna. Dei cinquanta semi di Verbascum blattaria presenti nelle bottiglie aperte fino ad oggi, 31 sono germinati dopo mezzo secolo, 34 dopo sessant'anni anni e 11 lo scorso aprile dopo 142 anni confermando il primato di questa specie come campione assoluto dell'esperimento.
Alberi, piante e fiori ad alta quota
Sulle Alpi ci sono 13 mila specie di piante: circa l'8% sono endemiche, cioè crescono solo in questi ambienti. Ci sono specie che da sempre hanno accompagnato l'uomo sulle montagne come le erbe per i foraggi degli animali o gli alberi da legna che hanno assicurato per secoli una serie di servizi ecosistemici indispensabili allo sviluppo delle comunità di alta quota. Non mancano i relitti vegetali sopravvissuti alle glaciazioni e una famiglia allargata di fiori spontanei che anima i giardini naturali che si formano nelle praterie: alcuni sono così rari che si trovano solo in numero ristretto di valli. In media nell'habitat alpino si possono contare 80 specie diverse, tra flora e fauna, in cento metri quadrati. Molte piante presenti in questo ambiente si comportano da indicatori biologici, offrendo agli scienziati prove e campioni per studiare i cambiamenti climatici. Oggi una parte di queste popolazioni è a rischio estinzione per l'arretramento dei ghiacciai dovuto al riscaldamento globale. Ecco le dodici specie più importanti. LEGGI L'ARTICOLO
Questo verbasco, con foglie barbose e gli stami porporati e leggermente pelosi, è stato introdotto nel Nord America nel XIX secolo ha velocemente colonizzato i prati incolti di questa area verde del Midwest tanto da essere considerata ancora oggi una specie altamente invasiva.

Orti botanici - Semi e giardinieri: come avviene la raccolta

Ma nella lista di questi highlander ci sono anche sei piante di palma da dattero che crescono da una partita di semi di circa duemila anni fa recuperata nel sito archeologico di Masada, teatro di un drammatico assedio in epoca romana.