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Sostituire la soia (o le mucche) con gli insetti fa bene all'ambiente

Pasta prodotta utilizzando farina di insetti (grilli e cavallette). Jean-Christophe Verhaegen/AFP via Getty Images
Pasta prodotta utilizzando farina di insetti (grilli e cavallette). Jean-Christophe Verhaegen/AFP via Getty Images 
Usare le farine ottenute dagli insetti potrebbe avere un doppio effetto positivo: uno diretto, al posto della carne, e uno indiretto, al posto della soia con cui si alimentano gli animali degli allevamenti
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Utilizzare gli insetti – sotto forma di farine e polveri – come base proteica per preparare mangimi per animali. Se ne parla da tempo e per alcune specie è già arrivato il via libera, perché si tratta di un’alternativa alle fonti di proteine dall’impatto ambientale molto più pesante. Esempi? Gli allevamenti di animali destinati a diventare nutrimento per altri animali, con la loro mole di emissioni di gas serra. Secondo un nuovo studio condotto dal Wwf nel Regno Unito, inoltre, preferire gli insetti alla soia potrebbe aiutare il Paese a ridurre del 20% le importazioni di questa pianta e dei suoi semi entro il 2050. E le foreste ringrazierebbero.

La crescente domanda di soia, ingrediente ormai essenziale nei mangimi, e la conseguente necessità di ampliare i raccolti sono tra le cause della deforestazione in Sud America. Si abbattono e si bruciano alberi per fare posto alle coltivazioni. Come mostrano le stime dei ricercatori – riportate dal quotidiano The Guardian – oltre un milione di tonnellate di soia impiegate nel 2019 dagli allevatori britannici per alimentare il bestiame sarebbero direttamente collegate alla scomparsa di aree verdi. Non solo. Ricorrere agli insetti consentirebbe di soddisfare quasi metà della richiesta di proteine attraverso il mercato interno.

Nell’arco di 18 mesi, lo studio ha quantificato per la prima volta i benefici che il Regno Unito potrebbe trarre dalla sostituzione. Le norme che regolano il settore, però, dovrebbero cambiare. Ora le proteine degli insetti sono ammesse nel cibo per animali domestici e per l’acquacoltura, dove competono principalmente con la farina di pesce. Il Wwf chiede di autorizzarle anche nei mangimi per suini e pollame, che hanno un elevato contenuto di soia. Del resto, superando il divieto imposto per la diffusione del cosiddetto “morbo della mucca pazza”, l’Unione europea ha deciso di reintrodurre proteine animali trasformate da non ruminanti e insetti nell’alimentazione di galline e maiali (restano vietati per animali della stessa specie e ruminanti).

Il piano dell’organizzazione ambientalista suggerisce d’incentivare l’allevamento degli insetti, al pari di varie attività agricole, e di ampliare la gamma di materie prime che possono essere usate per nutrirli fino a comprendere quelle contenenti carne e pesce: in primis, le eccedenze alimentari. La produzione di insetti, allora, potrebbe avere una funzione simile a processi come la digestione anaerobica dei rifiuti organici e se ne abbasserebbero i costi. Il prezzo delle farine di insetti, pesce e soia riuscirebbe man mano ad allinearsi. Un ruolo fondamentale per indirizzare le scelte di allevatori e consumatori spetta, infine, alla grande distribuzione.