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Il giardino sostenibile? Non beve troppo e ama l'erba alta

Il giardino sostenibile? Non beve troppo e ama l'erba alta
Scelte cruciali riguardano la quantità di acqua per l'irrigazione, la scelta delle specie da seminare e il genere di alimentazione dei dispositivi che si utilizzano per la manutenzione
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I lunghi mesi di lockdown hanno fatto impennare la voglia di verde. Nel 2020 gli amanti di piante e giardini in Italia, secondo gli ultimi dati di Nomisma, sono passati da 16 a 19 milioni. Più alberi e fiori sarebbero un toccasana per l'ambiente in termini sia di cattura degli inquinanti dell'aria che di aumento della biodiversità. Il condizionale, in questo caso, è d'obbligo perché una gestione poco attenta rischia di fare più danni che altro. Scelte cruciali, per sapere se il giardino è davvero ''green'', riguardano la quantità di acqua per l'irrigazione, la scelta delle specie da seminare e il genere di alimentazione dei dispositivi che si utilizzano per la manutenzione.

"Qualunque tipo di spazio verde produce benefici per l'ambiente pubblico ma solo se fatto in modo corretto. Un principio che vale per le superfici medio-grandi così come per balconi e terrazzi" spiega Francesco Mati, tra i fondatori dell'Accademia italiana del Giardino e titolare di uno dei vivai più grandi d'Europa. "La pandemia ha cambiato molte cose: al posto di piante esotiche o appariscenti oggi si prediligono piante più semplici che crescono naturalmente".

A partire dal prato: secondo un recente studio dell'Environmental Protection Agency, l'agenzia statunitense per la protezione dell'ambiente, sul suolo americano ci sono oltre venti milioni di ettari di prati che richiedono migliaia di miliardi di litri d'acqua. Tanto che un gruppo di esperti ha chiesto pubblicamente di rinunciare a quelli che sembrano dei green per il golf. "I prati all'inglese vanno bene in Inghilterra o nei campi di calcio. Alle nostre latitudini soffrono per le temperature estive per cui richiedono cinque litri di acqua al metro quadrato al giorno. - prosegue Mati - Poi si ammalano facilmente e per curarli sono necessari interventi con anticrittogamici da fine aprile a settembre. In commercio oggi ci sono miscele di erbe meno voraci di acqua e più resistenti ai funghi patogeni ma la vera bellezza è avere un prato naturale che si costituisce con le piante spontanee Se poi spunta un trifoglio, non bisogna farne una tragedia". Certo non bisogna aspettarsi una moquette verde, anche perché rasare l'erba a un centimetro di altezza provoca uno stress che ne riduce le difese immunitarie.

In un giardino sostenibile il prato è alto dai sei agli otto centimetri e non viene tagliato con rasaerba tradizionali ma con un veicolo elettrico. Negli Stati Uniti la quantità di carburante per tenere il tappeto verde sempre in ordine supera gli undici miliardi di metri cubi all'anno. Una cifra monstre, anche in termini di emissioni in atmosfera, che fa il paio con le oltre 28mila tonnellate di pesticidi necessarie per allontanare gli ospiti indesiderati. "Un giardino naturale ha bisogno di meno cure contro i patogeni soprattutto quando si scelgono piante compatibili tra loro, ovvero che possono convivere facilmente. Poi ci sono gli insetti utili come le coccinelle che si possono rilasciare in primavera e riducono della metà l'uso di antiparassitari. - prosegue l'esperto - Un altro mito da sfatare riguarda l'uso di concimi. Quando il giardino ha attecchito ha bisogno poi di una cosa sola, la sostanza organica che può essere assicurata dal classico stallatico disidratato. In assenza di problemi specifici non servono prodotti complessi, è sufficiente nutrire il terreno".

Come per l'agricoltura anche nel mondo del giardinaggio si fa strada la sensoristica come via maestra per la sostenibilità. Il progetto europeo Garantes ha sviluppato un sistema informatico di gestione dell'area verde in grado di prevedere, con 24 ore di anticipo, le esigenze delle piante in termini di acqua o di trattamenti fitosanitari grazie a una rete di sensori in campo che misurano valori come temperatura e acidità del terreno. L'algoritmo consente di intervenire sulle piante solo quando è davvero necessario.