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Così cresce il giardino ''impossibile", nuovo Eden contro il clima che cambia

(Radicepura Garden Festival/Facebook)
(Radicepura Garden Festival/Facebook
Al Radicepura Garden Festival di Giarre le nuove frontiere degli spazi verdi urbani, ripensati dai paesaggisti dando spazio alla spontaneità
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C'è il verde all'orizzonte di ogni futuro, i fiori a colorare la galassia di città vivibili sempre più a misura d'uomo e nuovi giardini a disegnare strategie sostenibili per il nostro domani. "Gardens for the future" è il tema scelto per la terza edizione del Radice Pura Garden Festival, Biennale del Giardino Mediterraneo che nasce per valorizzare la cultura del paesaggio e il rispetto della natura.

La pandemia non ha inaridito l'ingegno di architetti e paesaggisti, anzi è stata una vera e propria fonte di ispirazione, perché ci ha fatto scoprire una dimensione diversa dell'abitare e ci ha insegnato quanto siano preziosi gli spazi verdi. Così la Fondazione Radicepura si è trovata quest'anno di fronte a una pioggia di progetti arrivati da ogni parte del mondo, a conferma della dimensione sempre più internazionale della manifestazione. Sono sette i giardini vincitori della Call for Ideas che si è conclusa nel dicembre 2020 e a legarli un unico comune denominatore: il rapporto tra uomo e ambiente, fine e utilità. Del resto, come racconta Mario Faro, ideatore e promotore del Festival, "la Sicilia è un giardino, l'habitat ideale per ospitare un garden festival e i giardini sono da sempre un elemento culturale che ci appartiene e ci contraddistingue".

Micro to macro
Micro to macro 

Passeggiando in questi cinque ettari di parco botanico in cui convivono circa 3mila specie vegetali, messe a disposizione dalla famiglia  Faro, si incontra l'opera dei francesi Ainhoa Elissalde e Virgile Haeck "Micro to macro", che riconsidera la potenza delle piante, capaci di riprodursi e vincere anche laddove sembra impossibile. Così come il giardino "Plantocene", delle due giovani architette paesaggiste del Politecnico di Milano, Erica Boncaldo e Margherita Pascucci che spiegano il loro lavoro con la metafora delle piante pioniere, in uno scenario quasi apocalittico dominato dal vulcano in eruzione.

Plantocene
Plantocene 

Il paesaggio del Monte Etna offre un paradigma di resilienza vegetale: sulle sue terre laviche e aride, le specie pioniere riescono a sopravvivere e a preparare il terreno per la vita di nuovi ecosistemi. Diversa invece è la proposta del "Giardino lineare", immaginato per le città del futuro e per rispondere alla necessità di ripensare gli spazi urbani in chiave sempre più green. Qui, Lucia Angelini, architetto e paesaggista, sceglie piante mediterranee resistenti alla siccità, venti specie diverse adattabili alle difficili condizioni urbane e ai mutamenti climatici in corso.

Ma come potranno aiutarci le piante a contrastare il cambiamento climatico? Ad offrire risposte concrete e realizzabili, sono proprio i giardini in mostra nell'Eden siciliano, curato dal Direttore artistico Antonio Perazzi, paesaggista, scrittore e botanico, che si propone di costruire un progetto culturale e ecologico intorno ai temi degli ambienti mediterranei "la cultura ambientale è cresciuta in maniera esponenziale e le piante esprimono il cambiamento climatico". Ad affrontare il tema del cambiamento climatico e delle sue possibili soluzioni troviamo "Garden of the Anthropocene", il giardino realizzato da tre giovani paesaggiste sudafricane Katy Rennie, Amber Myers e Josie Dalberg. L'attuale crisi ambientale è il risultato di un eccessivo controllo da parte dell'uomo sull'ambiente, che talvolta fatica a rispettare i sistemi naturali alla base del paesaggio. Dunque, come è necessario ripensare il ruolo e il controllo dell'uomo sull'ambiente, così occorre ridurre il ruolo del progettista sul giardino. Il risultato è un'installazione destinata a mutare nel tempo in modo spontaneo e casuale, nel rispetto del paesaggio naturale.

Giardino lineare
Giardino lineare 

Questa enorme terrazza vista mare, ai piedi dell'Etna, è un vero e proprio museo a cielo aperto, dove è possibile ammirare, per sei mesi, fino al 19 dicembre, scrigni di biodivesità: piante ultracentenarie provenienti da ogni parte del mondo e specie esotiche che sono già espressione della fascia climatica in cui la Sicilia sarà proiettata tra qualche anno.