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La storia segreta delle bevande (soprattutto alcoliche) e delle piante da cui nascono

La storia segreta delle bevande (soprattutto alcoliche) e delle piante da cui nascono
In bilico tra la galleria fotografica e il racconto storico, il libro di Schall apre una finestra sul ruolo sociale dei diversi modi di bere
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Se c’è un campo in cui l’uomo è arrivato a un passo dal farsi beffa degli dèi questo è la preparazione delle bevande: saturando gli sciroppi di zucchero di canna e trasformandoli in alcol ha assicurato alle piante sia la vita eterna – grazie alla conservazione – sia una spiritualità. Recise dalle radici sono diventate altro e hanno finito per cambiare il mondo. Certe piante si sono imposte con l’avanzare dei popoli conquistatori, a volte insinuandosi in modo silenzioso tra le abitudini dei commensali, a volte scatenando guerre e massacri. Ecco perché il caffè del mattino, il tè del pomeriggio, il liquore dopo cena sono abitudini da non sottovalutare. Hanno il sapore di una storia fantastica e tragica che viene raccontata, in pillole e con molta ironia, da Serge Schall, ingegnere agrario di Marsiglia, nel libro “Piante da bere”.
 
Erba Luigia, una delle piante descritte nel libro
Erba Luigia, una delle piante descritte nel libro  

Manuale, ricettario, saggio, il volume è prima di tutto una galleria, anche fotografica, di 80 piante, quelle che scandiscono le nostre giornate. Del resto tutte le bevande, a eccezione dell’acqua, del latte e del sangue per alcune popolazioni nomadi, sono di origine vegetale. Alcune restano nella dimensione discreta delle tradizioni famigliari o regionali, altre hanno scritto loro malgrado pagine terribili della storia dell’umanità, divenendo materie prime strategiche e lasciandosi dietro di sé guerre, schiavitù, sommosse e catastrofi come la canna da zucchero, il caffè o il cacao. Altre ancora, inconsapevolmente, hanno salvato numerose vite: i birrai, bevendo solo birra, hanno evitato le epidemie di colera dovute all’acqua contaminata. Ci sono poi le bevande che hanno un’origine nell’ambito della medicina: fico, finocchio, borragine, angelica, equiseto ed erbette varie sono state usate per preparare ricostituenti, digestivi, sciroppi o pozioni, insomma veri e propri medicamenti.
 
Schall parla anche di alcol e descrive i tempi in cui le bevande “spiritose” entrano nella sfera religiosa allo stesso titolo degli altri prodotti psicoattivi: i greci bevono vino fino a ubriacarsi in onore di Dionisio, i romani nel nome di Bacco, Noè pianta la prima vigna, Gesù trasforma l’acqua in vino durante le nozze di Cana... Insieme alla birra, prima ancora alla cervesia, al sidro e in misura minore al poiré (ricavato dalle pere), il vino mostra al mondo il suo volto migliore: caro agli dèi e salubre, ristoro del popolino e delle classi agiate. Con la comparsa dell’alambicco, un’invenzione araba introdotta dai crociati, cambiano molte cose. L’alcol forte, quello che induce maggiore ubriachezza, diventa un segno diabolico. Ubriacarsi è peccato.

Nel Medioevo il mercato del vino inizia a venire regolamentato, nel Rinascimento assume una scia edonistica e inizia un’ambivalenza che rafforzandosi nel diciottesimo e diciannovesimo secolo dura fino ai giorni nostri: da un lato le classi agiate consumano alcolici raffinati e vini buoni. Il popolino si accontenta del peggio come i distillati che scorrono a fiumi negli scannatoi descritti da Émile Zola nel volume L'Assommoir. Nel 1849 per la prima volta compare il termine alcolismo, tra fine secolo e inizio del ventesimo si arma una propaganda moralizzatrice ma nello stesso tempo si lodano senza ritrosie i meriti del vino: il latte degli anziani, l’87% dei centenari è un bevitore, etc. Ancora oggi l’alcol mostra il suo doppio volto e l’educazione diventa essenziale.
 
Sapere cosa si beve, non solo quando si tratta di alcolici, è quasi una necessità. Aiuta a scegliere, tanto per dirne una, anche tra le bevande gassate: non solo la Coca Cola, emblematica per la sua avventura sociale e industriale, ma anche le tante bibite arricchite. “Piante da bere” tra ritratti, ricette, aneddoti e pillole letterarie si pone una domanda: “Dove si nasconde il bosone di Higgs dello sciroppo di granatina?”. In fondo da secoli le bevande si raffinano, migliorano dal punto di vista igienico e qualitativo, ma restano sostanzialmente le stesse. Quale trovata geniale sta per emergere? Nell’attesa un po’ di storia per arrivare in fondo al bicchiere, o alla tazza, con consapevolezza.

Piante da bere
Di Serge Schall, a cura di Annalisa Malerba
Fotografie di  Yannick Fouriè


Edizioni Sonda
Pagg. 192, euro 19,90