La storia segreta delle bevande (soprattutto alcoliche) e delle piante da cui nascono
Stefania Parmeggiani
In bilico tra la galleria fotografica e il racconto storico, il libro di Schall apre una finestra sul ruolo sociale dei diversi modi di bere
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Se c’è un campo in cui l’uomo è arrivato a un passo dal farsi beffa degli dèi questo è la preparazione delle bevande: saturando gli sciroppi di zucchero di canna e trasformandoli in alcol ha assicurato alle piante sia la vita eterna – grazie alla conservazione – sia una spiritualità. Recise dalle radici sono diventate altro e hanno finito per cambiare il mondo. Certe piante si sono imposte con l’avanzare dei popoli conquistatori, a volte insinuandosi in modo silenzioso tra le abitudini dei commensali, a volte scatenando guerre e massacri. Ecco perché il caffè del mattino, il tè del pomeriggio, il liquore dopo cena sono abitudini da non sottovalutare. Hanno il sapore di una storia fantastica e tragica che viene raccontata, in pillole e con molta ironia, da Serge Schall, ingegnere agrario di Marsiglia, nel libro “Piante da bere”. Erba Luigia, una delle piante descritte nel libro
Manuale, ricettario, saggio, il volume è prima di tutto una galleria, anche fotografica, di 80 piante, quelle che scandiscono le nostre giornate. Del resto tutte le bevande, a eccezione dell’acqua, del latte e del sangue per alcune popolazioni nomadi, sono di origine vegetale. Alcune restano nella dimensione discreta delle tradizioni famigliari o regionali, altre hanno scritto loro malgrado pagine terribili della storia dell’umanità, divenendo materie prime strategiche e lasciandosi dietro di sé guerre, schiavitù, sommosse e catastrofi come la canna da zucchero, il caffè o il cacao.Altre ancora, inconsapevolmente, hanno salvato numerose vite: i birrai, bevendo solo birra, hanno evitato le epidemie di colera dovute all’acqua contaminata. Ci sono poi le bevande che hanno un’origine nell’ambito della medicina: fico, finocchio, borragine, angelica, equiseto ed erbette varie sono state usate per preparare ricostituenti, digestivi, sciroppi o pozioni, insomma veri e propri medicamenti.
Schall parla anche di alcol e descrive i tempi in cui le bevande “spiritose” entrano nella sfera religiosa allo stesso titolo degli altri prodotti psicoattivi: i greci bevono vino fino a ubriacarsi in onore di Dionisio, i romani nel nome di Bacco, Noè pianta la prima vigna, Gesù trasforma l’acqua in vino durante le nozze di Cana... Insieme alla birra, prima ancora alla cervesia, al sidro e in misura minore al poiré (ricavato dalle pere), il vino mostra al mondo il suo volto migliore: caro agli dèi e salubre, ristoro del popolino e delle classi agiate. Con la comparsa dell’alambicco, un’invenzione araba introdotta dai crociati, cambiano molte cose. L’alcol forte, quello che induce maggiore ubriachezza, diventa un segno diabolico. Ubriacarsi è peccato.
Nel Medioevo il mercato del vino inizia a venire regolamentato, nel Rinascimento assume una scia edonistica e inizia un’ambivalenza che rafforzandosi nel diciottesimo e diciannovesimo secolo dura fino ai giorni nostri: da un lato le classi agiate consumano alcolici raffinati e vini buoni. Il popolino si accontenta del peggio come i distillati che scorrono a fiumi negli scannatoi descritti da Émile Zola nel volume L'Assommoir. Nel 1849 per la prima volta compare il termine alcolismo, tra fine secolo e inizio del ventesimo si arma una propaganda moralizzatrice ma nello stesso tempo si lodano senza ritrosie i meriti del vino: il latte degli anziani, l’87% dei centenari è un bevitore, etc. Ancora oggi l’alcol mostra il suo doppio volto e l’educazione diventa essenziale.
Sapere cosa si beve, non solo quando si tratta di alcolici, è quasi una necessità. Aiuta a scegliere, tanto per dirne una, anche tra le bevande gassate: non solo la Coca Cola, emblematica per la sua avventura sociale e industriale, ma anche le tante bibite arricchite. “Piante da bere” tra ritratti, ricette, aneddoti e pillole letterarie si pone una domanda: “Dove si nasconde il bosone di Higgs dello sciroppo di granatina?”. In fondo da secoli le bevande si raffinano, migliorano dal punto di vista igienico e qualitativo, ma restano sostanzialmente le stesse. Quale trovata geniale sta per emergere? Nell’attesa un po’ di storia per arrivare in fondo al bicchiere, o alla tazza, con consapevolezza.
Piante da bere Di Serge Schall, a cura di Annalisa Malerba
Fotografie di Yannick Fouriè