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Il sake nel regno del vino: il Giappone sbarca in forze al Vinitaly

Il sake nel regno del vino: il Giappone sbarca in forze al Vinitaly
La novità dell'edizione di quest'anno: circa 12 stand, di una decina di prefetture, dedicati al paese del Sol Levante e alla loro produzione più famosa. Seguici anche su Facebook
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A Vinitaly arriva l’Oriente. Un Oriente Estremo, come il Giappone: la prossima edizione della più importante vetrina vinicola italiana, a Verona dal 9 al 12 aprile, ospiterà una nutrita sezione dedicata interamente al sake. Sull’onda del grande successo che riscuote ultimamente la tipica bevanda tra i consumatori italiani specie nelle grandi città, successo sicuramente legato al boom dei ristoranti giapponesi e in particolare del sushi, i tempi sono sembrati maturi agli organizzatori per allestire un settore speciale, che ospiterà una dozzina di stand con diversi produttori in rappresentanza di almeno una decina di prefetture giapponesi (qualcosa di simile alle nostre regioni).
Ci sono state in passato, tra i banchi del Vinitaly, degustazioni sporadiche e assaggi, per iniziativa di singoli importatori. Ma è la prima volta che il Giappone si presenta in modo così organizzato, ufficiale e massiccio con la sua bevanda nazionale, proprio nel fortino italiano del vino, e la cosa è stata resa possibile da due società italiane che da anni hanno relazioni commerciali e culturali con il Giappone.
 

Una è Sake Company, specializzata nell’importazione di prodotti giapponesi e soprattutto di sake, nata solo due anni fa ma il cui responsabile, Lorenzo Ferraboschi, titolare di un nuovissimo locale a Milano, ha vissuto dieci anni a Tokyo, ed è tornato qui con la moglie giapponese. Fuji Planning si occupa invece del lato organizzativo di manifestazioni e promozioni.  Sake Company ha aperto comunque le porte anche ad altri importatori: risultato, tanti stand che rappresentano le diverse aree di produzione di questa bevanda che per tradizioni, diffusione e differenze da zona a zona ha molti punti in comune con il vino.
 

Uno stand sarà dedicato alla SSA, Sake Sommelier Association, ramo europeo dell’organizzazione internazionale che ha già formato oltre 5mila sake sommelier nel mondo, di cui Ferraboschi è il referente italiano. Qui si organizzeranno un paio di workshop per spiegare che cos’è davvero il sake a un pubblico che, anche se lo apprezza, nella maggioranza dei casi non ne conosce ancora bene le caratteristiche: per esempio, il sake non è un distillato, ma un fermentato; non va per forza bevuto caldo, dipende dai tipi e dagli abbinamenti. Eccetera.L’area destinata al sake sarà all’interno del padiglione dei vini internazionali, e non di quello dei distillati. Saranno presenti almeno una ventina di produttori (c’è ancora tempo per chiudere le liste) con un totale di oltre cento etichette di sake, bevanda che si divide fondamentalmente in due categorie (“due macrocosmi”, dice Ferraboschi): quelli con alcool totalmente naturale, detti Junmai (questo termine ricorre sempre nei loro nomi); e tutti gli altri, che hanno piccole percentuali di alcol aggiunto, cosa che non alza la gradazione alcolica, ma cambia solo il gusto.

Insomma una grande occasione per tutti per accostarsi a un mondo di nuove sensazioni e conoscenze. Con qualche abbinamento gastronomico, che potrà essere con stuzzichini tipici giapponesi oppure con sapori italiani (va bene con il parmigiano, per esempio, o con i pomodorini, sia freschi che secchi); e con qualche chicca ,come i sake crudi, ovvero non pastorizzati, o la cerimonia di apertura della botte.