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Massimo D'Addezio: "La Milano da bere è sorpassata, ora è Roma la capitale dei cocktail"

Massimo D'Addezio: "La Milano da bere è sorpassata, ora è Roma la capitale dei cocktail"
Uno dei barman più famosi d'Italia, è ora direttore artistico della Roma Cocktail Week: ecco mode, tendenze e futuro del settore. Seguici anche su Facebook
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"Erano diversi anni che volevo fare una cosa del genere, ma come per tutte le cose bisogna aspettare il momento propizio se si vuole ottenere un risultato valido". Così Massimo D'Addezio, bartender italiano di chiara fama, racconta il perché della sua esperienza come direttore artistico del Roma Cocktail Week. Una tre giorni di eventi con al centro il bere miscelato che per la prima volta nella storia del settore si terrà a Roma "differentemente da tutti gli altri grandi avvenimenti del bartending" e che, come sottolinea il direttore D'Addezio "è un primo passo per far diventare la capitale un hub nazionale per questo mondo". "Rispetto al panorama romano io rivesto un po' la figura del grande zio ed è grazie a questo che sono riuscito a conciliare le varie istanze e creare un evento unico, che non risentisse del desiderio di ognuno di primeggiare sugli altri".
Momenti show animeranno la Cocktail Week
Momenti show animeranno la Cocktail Week  
Selezione dei top brand di spirits, sfide tra le migliori scuole della capitale, degustazioni con alcuni tra i più autorevoli nomi del beverage, presenza dei importanti bar e speakeasy di Roma, abbinamenti food&drink, concerti e dj set. Il programma è decisamente vasto, e tra un avvenimento e l'altro si propone di mettere un punto nella storia del bartending romano e non solo. Con uno sguardo al futuro.
Massimo D'Addezio
Massimo D'Addezio 
Neofiti o appassionati del settore. A quale pubblico si rivolge Roma Cocktail Week?
"A tutti, perché il cocktail è cultura ed è questo il punto focale del nostro festival, della nostra creatura. Abbiamo diviso l'organizzazione equamente, perché tutti potessero fruire dei nostri eventi. Il 17 e il 18 ci saranno una serie di iniziative consumer oriented, che vanno verso il divertimento del cliente. Perché non vogliamo che sia un ritrovo per pochi, ma una festa, la festa del cliente, che per noi è sacrosanto. Se non ci sono i clienti, non c’è il bar ed è questa la prima categoria che deve essere investita dall’informazione. I primi due giorni sono perfetti, cuciti addosso al desiderio di un neofita o di un cliente che vuole conoscere i diversi componenti di un cocktail, i distillati più comuni e orientarsi fra questi". 

Ci saranno momenti per appassionati del settore e professionisti?
"Tutta la giornata del 19 giugno. Il lunedì sarà infatti una delle prime occasioni in cui si assisterà a un vero e proprio forum internazionale in cui si discuterà di quella che è la situazione del bar oggi, di quanto è importante l’apporto delle guide e cosa significa entrarci e cosa invece restarne fuori. Avremo l'aiuto e l'apporto di ospiti internazionali".
Un'intera area sarà dedicata al food
Un'intera area sarà dedicata al food 
Che cosa oggi sfugge di questo universo, secondo lei?
"Che il bar non è solo miscelare ingredienti la sera e creare cocktail. Il bar è a tutto tondo, è il cliente e deve saper offrire tutto, dalla centrifuga all'analcolico, passando per bollicine e cocktail. I clienti oggi sono sempre più scaltri e informati, escono di casa solo per avere degli agi e provare una bella esperienza. I barman di oggi dovrebbero essere pragmatici, cosa che molti non sono, e capire che il prodotto non può essere solo quello che loro amano di più, ma ancor di più quello che gli altri vogliono bere. Siamo imprenditori, non si può far finta che il mercato non esiste. Purtroppo chi oggi si avvicina a questa realtà vuole tutto subito e senza nessun sacrificio".

Che ruolo ha oggi Roma nel mondo del bartending?
"Importantissimo. E' il futuro: la Milano da bere è finita, è la Capitale è il simbolo del grande fermento che c'è in tutto il resto del paese. Parlando dei locali oggi innovativi e dove si lavora bene il paragone è palese e bastano tre nomi su tutti: lo Speakeasy di Bari, L’antiquario di Napoli e il Public Enemy de l'Aquila. Si stanno facendo spazio in questo mondo partendo da città dove assolutamente la cultura del bere era quasi inesistente".

La cocktail week è anche un'occasione per fare il punto sulle tendenze. Quali resisteranno ancora?
"Sicuro e a dispetto di tutti quelli che fanno i coatti e dicono che non è vero, la vodka: va ancora tantissimo. E io dico evviva, perché ho una visione del bar molto americana e penso che anche il divertirsi in leggerezza sia importante. Non bisogna prendersi troppo sul serio anche nel bere.  Il Gin e Whiskey stanno vivendo un momento fulgido e bello, così come il Tequila di qualità che è stato finalmente sdoganato. Prima avevamo solo alcool di Agave tagliato con altro di origine cerealicola, oggi abbiamo diversi livelli di qualità, fino al Mezcal che è per me il livello più alto di qualità possibile. E anche il più difficile da miscelare, molti fanno disastri incredibili".  
Vermouth e Bitter saranno le sorprese del futuro, secondo D'Addezio
Vermouth e Bitter saranno le sorprese del futuro, secondo D'Addezio 
E la moda del futuro?
"Diciamo così, è il momento sicuramente di Vermouth e Bitter e mentre nel primo caso parliamo di una realtà affermata, per il Bitter l'evoluzione avverrà nei prossimi due o tre anni. Oggi il Campari è ancora possessore del 90% e più del mercato, ma stanno emergendo competitor notevoli come Galliano, Valentini, Mancino, Rinomato, Compagnia dei Caraibi".