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I mille volti (e i tanti segreti) del Rum, il liquore dei re e dei pirati

I mille volti (e i tanti segreti) del Rum, il liquore dei re e dei pirati
Dal Pakistan ai giorni nostri, passando per George Washington e i suoi comizi. A Roma un festival per celebrarlo e conoscerlo meglio. Le ricette / Il decalogo / Seguici anche su Facebook
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Colori caldi, sentori avvolgenti, una lunga storia e tutto il fascino dei Caraibi. Questo, e molto altro, è il rum, "il distillato più antico del mondo che ha accompagnato la storia dell'umanità", comprese un paio di guerre e "continua il suo cammino ancora oggi".  Un distillato famoso in realtà "ignorato nella sa bellezza e nella sua storia", come sottolinea Leonardo Pinto, storico e tra i massimi esperti del settore, direttore del festival ShowRum che sarà a Roma l' 8 e il 9 ottobre. "L'obiettivo è raccogliere in poco spazio quante più notizie possibili su questo distillato. Bisogna lavorare ancora molto per portarne la cultura e la conoscenza sulle nostre tavoli, nei nostri bicchieri". Sostiene Pinto, infatti che  "sono troppe le cose che non si conoscono".
Rum e mixology
Rum e mixology 
Numerosi angoli bui nella realtà di questo distillato, come la sua storia "che è millenaria e nasce in Oriente". Precisamente, racconta Pinto, sulle alture del Pakistan, perché "se è vero che è Rum ciò che si distilla dalla canna da zucchero" è su queste montagne che si conserva "il più antico alambicco del mondo". Il "nasone di terracotta" usato per un prodotto alcheemico corroborante che veniva somministrato ai soldati prima di mandarli in battaglia. Oggi misterioso e affascinante, da qui in poi il rum ha "molto spesso portato la maschera del distillato di serie b"; quello degli schiavi, dei soldati, del popolo. Prova ne abbiamo dalle prime righe letterarie che gli siano mai state dedicate.
  Dopo secoli di vita sottotraccia, nascosto tra i documenti doganali e commerciali, il primo a portarlo alla luce del sole fu Richard Ligon. "Un filomonarchico in visita per conto della corona inglese a Barbados nella prima metà del XVII secolo" che si occupò di raccontare "minuziosamente" la vita della colonia, comprese le sue produzioni e abitudini più curiose. Al "liquore degli schiavi" dedicò parole inequivocabili, definendolo "demoniaco, caldo e terribile" e assolutamente "non adatto al consumo umano".
 
Il rum è invecchiato in botte
Il rum è invecchiato in botte 
Affinato molto probabilmente in questi decenni dagli olandesi, che compravano canna da zucchero in Guyana per poi "smerciarne il distillato in tutte le colonie" che ne erano "ghiotte e dipendenti", da qui in poi il rum segue pedissequamente la vita e gli evoluzioni dei paesi occidentali, adattandocisi con fasi alterne di fortuna, e "ritagliandosi un curioso spazio negli avvenimenti storici". Usato come "pane" per rabbonire il popolo nei comizi elettorali di George Washington "che parlava sempre in piedi su due botti di rum che venivano poi promesse agli auditori", è stato origine di alcuni tra i primi traffici illegali del Nuovo  Mondo, rimanendo relegato ai bassifondi per secoli. "Fino a quando le colonie, dipendenti dal commercio dei distillati e impaurite dal blocco continentale imposto da Napoleone", scelsero di aggredire il mercato dei neonati Stati Uniti d'America.

Qui avviene la prima rivoluzione del rum: i produttori delle zone caraibiche cominciano "ad avere le velleità di finire nei bicchieri dei salotti nobili", guardando al brandy come punto di riferimento e cercando una nobiltà che fino ad allora non era stata riconosciuta al loro prodotto. "Nasce così il Rhum Agricole", una versione più rotonda e amabile, distillato non dalla melassa ma direttamente dalla canna da zucchero. Una nuova vita che dura pochi decenni, fino cioè all'alba dell'era proibizionistica, quando i confini americani si chiudono al passaggio di alcool, condannando "il distillato caraibico e i suoi produttori a ritornare", metaforicamente e non solo "nei bassifondi da dove erano venuti".
Rum e mixology
Rum e mixology 
Come in tutta la sua storia, anche il passo successivo dell'infinita sequela di morti e risurrezioni del rum è legato a una necessità basica e viscerale. Quella di distrarsi, di svagarsi, di allontanare la mente per un attimo quando "durante la grande depressione americana" venne inaugurato, a New York, un locale a tema caraibico. E' qui che, per nostra fortuna, il rum torna in auge e, accantonate oramai le velleità nobiliari, si tuffa nei bicchieri da cocktail. Letteralmente, diventando l'ingrediente più amato per i cocktail, seppur nelle versioni più delicate e meno invecchiate. Un primo piccolo passo, quello del locale tematico, che lo porta poi per mano negli speakeasy e da lì fino ai giorni nostri.
Degustazione di rum
Degustazione di rum 
Oggi infatti, come sottolinea Pinto, "nonostante si stia sempre di più imparando ad apprezzare questo distillato in quanto tale, riconoscendogli una dignità di solista, i barman odierni continuano ad amarlo profondamente come base dei loro lavori". I loro "twist, la creazione di miscelati, è facilitata e creativa anche grazie alla storia e alla tradizione che abbiamo oramai alle spalle. E che - aggiunge con orgoglio il direttore di ShowRum - deve molto alla mixology italiana. Siamo stati, infatti, tra i primi ad apprezzare gli invecchiati e a inserirli nelle nostre preparazioni".
Una strada ancora in salita, però, quella del rum in quanto "per arrivare a una piena legittimazione, al livello ottimale di conoscenza, del rum potrebbero volerci ancora altri sei o sette anni" nonostante il lavoro di ricerca su qualità e provenienza dei prodotti e soprattutto "la divulgazione del bere consapevole e attento" sia sempre più una realtà.