In zona o rossa o in città senza focolai la situazione non cambia. Ovunque la paura del Coronavirus sta piegando il settore economico e il commercio nelle grandi e piccole città. Il risultato è che i clienti diminuiscono, i fatturati calano e il futuro, per chi ha un'attività di ristorazione, è sempre più incerto.
Per sopravvivere al momento di crisi dovuto al timore dell'epidemia e del contagio l'unica soluzione sembra essere quella di contenere i costi e sperare nel miglioramento della situazione, Di questo avviso è anche Umberto Montano, proprietario, all'interno delle stazioni delle varie città, del Mercato Centrale di Torino, Firenze e Roma (più quello di Milano attualmente in costruzione). Negli ultumi giorni, infatti, Montano ha organizzato una serie di riunioni con i ristoratori e artigiani del gusto presenti nelle varie strutture nel tentativo di trovare un modo per fare squadra, affrontare il momento di crisi e contenere le perdite provocate dalla dimnuzione degli incassi.
Ma come? "Dobbiamo far calare le spese, così da compensare la diminuzione del fatturato", spiega il proprietario delle varie strutture del Mercato Centrale. Tradotto, significa che da oggi i tre spazi chiuderanno con un'ora d'anticipo, alle 22 invece che alle 23 (l'orario di apertura resterà sempre alle 8).
Grande attenzione dovrà poi essere data a rispetto delle norme igieniche e sanitarie. "Sono fondamentali per combattere il contagio da Coronavirus - ricorda Montano - e la salute dei clienti deve essere sempre la nostra priorità, soprattutto in questo momento".
Giovedì 5 marzo comunque ci sarà una riunione tra il proprietario e gli artigiani del Mercato Centrale. Il 26 marzo sarà la volta di Torino. "Chiederemo di ridurre lo spreco energetico e il consumo di acqua e posate - annuncia la proprietà del Mercato Centrale - e a rotazione i dipendenti saranno mandati in ferie anticipate".
Chiusura anticipata e riduzione dei costi, il Mercato Centrale corre ai ripari
Laura Mari
Umberto Montano: "A causa del Coronavirus nelle varie città calo dei clienti tra il 30 e il 70 per cento". Rischia di slittare l'apertura della sede di Milano