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Montalcino, l'enoturismo vola: +87% turisti stranieri. Il Consorzio: "Ma il governo ci aiuti"

I vigneti di Montalcino
I vigneti di Montalcino 
Il Brunello attira appassionati ed esperti da 60 nazioni: sono stati il 70% degli ospiti nelle strutture ricettive del borgo. Il presidente Fabrizio Bindocci: "Il nostro vino rappresenta il motore dell’economia di un intero territorio nel rispetto dell’ambiente, ma abbiamo bisogno del sostegno dell'esecutivo per tutelarlo"
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A Montalcino, la scorsa estate, sono tornati “i turisti del vino americani, brasiliani, inglesi, canadesi, australiani. Rispetto all’anno scorso gli stranieri sono aumentati dell’87%, arrivano da 60 nazioni e sono stati il 70% degli ospiti nelle strutture ricettive”. Per Fabrizio Bindocci, il presidente del Consorzio del Brunello, i dati provvisori sulle presenze turistiche dell’ufficio statistico della regione Toscana “certificano il fatto che abbiamo ritrovato gli storici frequentatori delle nostre cantine. E grazie a loro siamo arrivati a circa centoventimila pernottamenti, il 20% in più rispetto al 2019, ultimo anno Covid free”. Numeri che saranno discussi nell’edizione 2022 di Benvenuto Brunello previsto dall’11 al 21 novembre. “Il nostro vino può rappresentare il motore dell’economia di un intero territorio nel rispetto dell’ambiente. Ed è anche per questo che abbiamo bisogno del sostegno del governo per tutelarlo da quanti a livello internazionale usano termini che lo richiamano. Noi ci tuteliamo pagando studi di avvocati ma per combattere l’Italian sounding servono accordi internazionali”. 

Fabrizio Bindocci, presidente Consorzio del Vino Brunello di Montalcino
Fabrizio Bindocci, presidente Consorzio del Vino Brunello di Montalcino 

Interventi che il governo dovrebbe mettere in campo nei prossimi mesi accompagnati anche da un’attenta vigilanza sul “nutriscore e le mosse delle multinazionali”. A Bruxelles se ne parlerà nel secondo semestre del 2023 “ma noi – prosegue Bindocci - siamo pronti ad andarci con i trattori per difendere vino, olio e salumi della nostra terra”.  Dal suo punto di vista “il vino non è l’unico elemento a fare la differenza. Montalcino è anche paesaggio Unesco della Val d’Orcia, biodiversità, agricoltura, stile di vita: la prova che esiste un enoturismo di qualità, alto-spendente, culturalmente esigente”.
I numeri, allora.  L’analisi dei dati provvisori mette in luce come il 25% delle presenze complessive (erano al 7% lo scorso anno e a poco più del 2% nel 2020) provenga dal continente americano. Cresce l’incidenza di ospiti dell’Unione europea mentre si registra un calo degli enoturisti italiani, che rappresentano 1/3 della domanda ma che nel 2020 erano arrivati a 70%.


Secondo Bindocci “a fare la differenza rispetto ad altri territori con grandi vini è stata la scelta di non andare dietro al mercato che anche quando tira non deve essere saturato. Ed è per questo che abbiamo scelto di mantenere invariati dal 1997 gli ettari di vino dedicati al Brunello e negli ultimi anni, durante le assemblee del Consorzio, anche di ridurre la resa prevista dal disciplinare”. E non è cambiata anche la superficie boschiva: “Dei 31 mila ettari del comprensorio – conclude Bindocci - circa la metà sono di bosco (e incolti), con il 10% a oliveti e solo per il 15% dalle vigne. E poi ci sono pascoli, seminativi e altre colture”. E la prova dello stretto rapporto tra vino e territorio – un ettaro di vigneto può essere valutato fino ad un milione di euro - è racchiusa in un rapporto: in quest’area rurale si può contare una struttura ricettiva ogni 35 abitanti. Ancora Bindocci: “La mia generazione ha lavorato per lasciare ai nostri figli e nipoti la terra in condizioni almeno equivalenti a quella dei nostri nonni o dei nostri padri. Il comprensorio è carbon free da almeno un decennio e le aziende bio sono il 53% del totale. E quello che ci rende orgogliosi è il fatto che questa missione sia portata avanti ancora con più determinazione dai giovani produttori”.