La storia millenaria degli Etruschi si intreccia a eccellenze gastronomiche uniche al mondo in provincia di Viterbo, perché nella Tuscia meridionale, quella laziale, anche la cucina racconta l’identità di un territorio straordinario. Ecco perché nella nuova Guida di Repubblica “Tuscia – Regno dell’archeologia”, storia e sapori convivono in oltre 260 pagine di racconti, interviste, itinerari e consigli del gusto.
Ecco quindi che il viaggio tra archeologia e buon cibo inizia da Tarquinia, la città che ospita le straordinarie necropoli riconosciute patrimonio dell’umanità dall’Unesco, oltre che un museo nazionale fuori dal comune, ma anche dove fare tappa da Namo Ristobottega, piccola osteria dal piglio chic dove la chef e patronne Tiziana Favi è aiutata ai fornelli da Hassan Ismail Jaafar e da Edoardo Loreti. Il piatto cult del menu? Il pacchero rigato con pomodoro, stracciatella di Andria e pane croccante aromatizzato, ma c’è spazio anche per specialità stagionali che esaltano il Viterbese. Continuando sulle orme degli Etruschi, eccoci a Tuscania, dove Pian di Mola, Ara del Tufo e Peschiera sono solo alcune delle necropoli rupestri della zona, i cui reperti sono custoditi nel museo nato all’interno dell’ex convento francescano di Santa Maria del Riposo. Dopo aver viaggiato
indietro nel tempo di migliaia di anni, Cichi's RistoBistrot è l’insegna giusta per scoprire i sapori del presente, dato che il padrone di casa Christian Fabbrizi omaggia contaminazioni e creatività, in portate come la cubettata di branzino marinato nel lime con peperoncino, cipolla e ceci; oppure la ricottina con crumble al cacao, miele e cannella.

Gli stupefacenti affreschi della Tomba François valgono il viaggio fino al parco naturalistico e archeologico di Vulci ma, una volta in zona, il pit stop a base di ricette tipiche è al Casaletto Mengarelli, per ordinare specialità artigianali a base di cinghiale o piatti antichi come le fettuccine all'ortica, con crema di broccolo e scaglie di pecorino. Pochi chilometri ancora più a Nord e il lago di Bolsena accoglie i visitatori con un contesto naturalistico unico, ma anche con un’offerta culturale che, grazie al sistema museale, rende la città un polo della storia etrusca, oltre che del buon cibo. Come dimostra la carta della Tana dell'Orso, osteria e enocacioteca dove il pesce di lago è protagonista, anche nell’iconica sbroscia, zuppa di lago da prenotare in anticipo. Il territorio di Viterbo, invece, scendendo verso Sud, è uno scrigno di storia, perché siti come Bagnaccio, Musarna, Acquarossa e Ferento spaziano dagli Etruschi ai Romani e i reperti arricchiscono i musei cittadini. Ma qui c’è anche una novità culinaria da scoprire. Si chiama Gur.Me. e punta su una filosofia contemporanea e vede al comando Stefania Mancini e Emanuele Aquilanti. In carta, ecco ad esempio il risotto cacio e pepe e il sigaro di cioccolato ripieno di gelato al tabacco.

Norchia è un altro di quei posti magici, perché l’omonima necropoli è in realtà l’antica Vetralla, città dove la pizza di Giuseppe Cravero porta un pezzo di Napoli nel cuore della Tuscia, grazie alla sua insegna Babbà; mentre, pochi chilometri più avanti, Sutri si svela grazie al suo Anfiteatro romano, alla necropoli e alla catacomba di San Giovenale, ma anche grazie alla solida cucina dell’Antica Osteria il Mitreo: a pochi passi dall’area archeologica, il menu è dominato da piatti simbolo come la zuppa di ceci e funghi porcini. E se Nepi è stata fondata addirittura quattro secoli prima di Roma, oggi ospita l’affascinante necropoli falisco-romana di Tre Ponti e vede tra le tappe del gusto imperdibili l’Osteria del Seminario, grazie agli gnocchi ripieni al tartufo. Il borgo successivo è poi Civita Castellana, punto di riferimento per visitare siti archeologici come Falerii Veteres e Falerii Novi, ma anche per lasciarsi accogliere all'interno di un palazzo del Cinquecento, dove è nato il ristorante Beccofino e dove il baccalà si accompagna a broccolo romanesco, patate, battuto di mandorle, olive e capperi.

Infine, una delle città più importanti dell’età falisca era l’antica Fescennium, oggi Corchiano, con la Cava di San Egidio che è una profonda strada scavata nel tufo alta più di dieci metri e dove uno degli indirizzi da non perdere è, appunto, la Taverna delle Forre. Qui Emanuela Proietti, cuoca e proprietaria, condisce i suoi gnocchetti con guanciale, pachino, crema e spolverata di nocciole.

Il volume, diretto da Giuseppe Cerasa, è disponibile in edicola (al costo di 12 euro più il prezzo del quotidiano) e in libreria, oltre che su Amazon, Ibs e sul sito dedicato.