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L'Italia perde un Tre stelle: chiude il St. Hubertus di Norbert Niederkofler

L'Italia perde un Tre stelle: chiude il St. Hubertus di Norbert Niederkofler
Grandi ristoranti, continua la serie delle chiusure eccellenti, inaugurata da quella del Noma di Renè Redzepi. La proprietà dell'hotel che ospita il locale: "Dobbiamo ridefinire tutto il concetto della ristorazione"
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Il St. Hubertus, ristorante a Tre stelle di San Cassiano, chiuderà il 24 marzo. Una chiusura che come ogni anno segna il cambio di stagione e le vacanze primaverili. Ma che questa volta con ogni probabilità segnerà un non ritorno. Almeno per lo chef Norbert Niederkofler. Perché questa chiusura darà il via a profondi lavori di ristrutturazione dell’albergo Rosa Alpina dopo l’ingresso nell’assetto proprietario del gruppo Aman a fianco della famiglia Pizzinini.
Ma anche a un ripensamento complessivo.E infatti lo chef ideatore di Cook the Mountain, dal 1994 in forza al Rosa Alpina e dal 1996 alla guida del suo ristorante gourmet, non sarà più della partita. O meglio non più operativo ai fornelli.

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“Ci fermiamo per un anno e mezzo per lavori e dobbiamo ridefinire tutto il concetto della ristorazione. Il St. Hubertus – dice a Il Gusto Ursula Mahlknecht Pizzinini - Cambierà, sarà più piccolo, con meno coperti, con un’altra formula forse più esclusiva. Norbert è con noi dal 1994 e quindi è della famiglia, farà parte del think tank del Rosa Alpina”.

Il ristorante è famoso perché celebra la filosofia della vita di montagna e usa solo ingredienti dell’arco alpino, ovviamente stagionali, che rispecchiano il carattere e la storia dei paesi montani (non a caso Santo Hubertus è il santo protettore dei cacciatori). Con Niederkofler pilota, si è trasformato da piccolo spazio all’interno della pizzeria dell’hotel a locale meta di intenditori, ottenendo la prima stella Michelin nel 2000, la seconda nel 2007 e la terza nel 2018, corredata dalla stella verde nel 2020.

E mentre si consuma quello che sembra una separazione in casa, ancorchè consensuale, dalla proprietà, lo chef sta continuando a portare avanti altri progetti ambiziosi. In primo luogo, l’Alpinn a Plan de Corones, ospitato all’interno del museo della fotografia Lumen e dedicato alla cucina sostenibile (solo per fare un esempio è un “bottle free zone” che grazie alla tecnologia BWT utilizza solo l’acqua delle montagne circostanti), già premiato a Berlino come migliore destinazione al mondo nella categoria “Ristoranti all’interno di uno spazio museale” promossa da Leading Culture Destinations. Qui dal 3 al 5 marzo ospiterà Care’s, evento da lui ideato per parlare di etica e cucina, con ospiti, tra gli altri, 25 giovani chef formati e usciti dalla sua brigata, da Diego Rossi di Trippa a Milano al pastry chef Andrea Tortora, da Michele Lazzarini, di Contrada Bricconi Oltressenda Alta a Matteo Metullio dell’Harry’s Piccolo di Trieste, da Mattia Pecis di Cracco a Portofino a Oliver Piras del Carpaccio di Parigi, solo per citarne alcuni.

C’è anche il corso universitario presso la Lub di cui lo chef è titolare in cui parla di alimentazione, natura e sostenibilità, attirando non pochi studenti nel capoluogo pusterese. E potrebbe esserci, anche se manca l’ufficialità, una grande novità: un suo nuovo locale a Brunico, forse – ma c’è il massimo riserbo sulla cosa - nella sede di Villa Moessmer, un vero gioiello storico (circondato dal parco) per il quale l’Ufficio provinciale beni architettonici e artistici ha espresso il parere favorevole sui piani di interventi di ristrutturazione presentati a giugno scorso.

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Se ancora le voci non sono confermate, Brunico sarebbe entusiasta di accoglierlo a braccia aperte. Il sindaco di Brunico Roland Griessmair ha dichiarato all’Alto Adige che avere in città un ristorante dello chef Niederkofler sarebbe una prospettiva estremamente interessante perché “il nome di Niederkofler è una garanzia di prestigio. Di certo arriveranno persone da tutto il mondo richiamate dalla sua cucina”.