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Come si mangia a Ronciglione, il borgo più bello d'Italia?

Come si mangia a Ronciglione, il borgo più bello d'Italia?
La città natale del due volte vincitore di Sanremo Marco Mengoni è stata appena nominata Borgo dei Borghi 2023. Nelle sue tradizioni gastronomiche il racconto dell'anima più pura del viterbese
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"I miei erano in piazza a Ronciglione a festeggiare, per questo non mi hanno risposto a telefono". È l'aneddoto che Marco Mengoni ha raccontato più volte, da febbraio a oggi, in merito alla sua seconda vittori al Festival di Sanremo. Il cantante di Due Vite è però solo uno dei motivi per cui è famoso questo borgo, perla architettonica e naturale del viterbese; tanto che è stato eletto Borgo dei Borghi 2023. Il concorso festeggia quest'anno il suo decimo compleanno e continua a incoronare ogni anno il più bello tra i piccoli centri abitati d'Italia, assegnando un premio che più rappresentativo non potrebbe essere, dal momento che il nostro è un Paese fatto di tantissimi - piccoli - campanili e altrettanto piccoli comuni; Italia estranea nella maggior parte dei casi alle dinamiche delle grandi città, che nei piccoli centri come Ronciglione (8mila abitanti nella provincia di Viterbo), racchiude tutta la sua essenza. Una storia fatta di piccole tradizioni, chicche turistiche e culturali e, last but not least, gemme enogastronomiche che segnano il territorio e molto spesso lo sostengono a livello economico. 

 

XII secolo. Così lontano bisogna andare per raggiungere le radici di questo paese, dal momento che il primo documento ufficiale che riporta il suo nome è appunto datato 1102, anche se la data della fondazione dell'insediamento come lo conosciamo oggi viene fatta risalire al 1045, anno più anno meno. Quasi mille anni fa, un tempo lunghissimo in cui la popolazione è diventata esperta in arti e mestieri, crescendo in splendore soprattutto sotto il dominio dei Farnese. Qui vennero stampate la prima edizione della Secchia Rapita del Tassoni (1642) e la prima edizione dell'Aminta di Torquato Tasso; una vita culturale ricca di cui abbiamo in parte perso memoria a causa di un disastroso incendio che nel 1799 ha distrutto quasi 200 edifici e ha ridotto in cenere tutto l'Archivio Storico del luogo che nel 1728 Benedetto XIII aveva ufficialmente promosso a città. L'incendio però non ha nessuna colpa se delle origini del nome di Ronciglione si siano perse le tracce già molto tempo fa: secondo alcuni deriva da una parola etrusca, rum, secondo altri - anche questa tesi molto accreditata - la toponomastica è invece legata alle sue attività agricola, derivando da Runcola o Roncilio, entrambi attrezzi legati alla vita nei campi. Quale che sia la realtà storica, nulla rende più viva la favola di un'origine mitologica. E Ronciglione ha anche questo nel Dna, il lago di Vico è legato addirittura a Ercole in persona, che aveva piantato una clava nel terreno per sfidare gli abitanti del luogo. Quasi come la spada nella roccia, però, nessuno era riuscito a rimuoverla e quando l'eroe con la sua forza l'aveva divelta dal terreno aveva creato una fonte naturale, capace di dare vita poi al bellissimo lago, oggi meta di tanti turisti; un lago poetico e da primato, dal momento che è il bacino di origine vulcanica più alto d'Italia, oltre che uno dei meglio conservati. Ed è sicuramente tra le mete da memorizzare quando si vuole andare a Ronciglione, insieme alla Rocca - che tanti signori ha visto alternarsi nelle sue stanze -, la Fontana degli Unicorni e la Porta Romana. Per gli appassionati di cinema, è imperdibile invece il Ponte di Ferro: a sud del paese, è un tratto ferroviario sopraelevato ad arcata unica della linea ferroviaria Civitavecchia-Orte, nessun treno passa più su questi binari, ma la stazione oramai chiusa è ancora visitabile. Ed è stata teatro di moltissimi film, tra cui alcune indimenticabili sequenze de La Vita è bella. Un borgo, ottomila anime e poco più, eppure un grandissimo concentrato d'Italia. 

Ma cosa si mangia in questo concentrato d'Italia, famosissimo per il Carnevale? Nocciole. Uno dei capisaldi dell'economia di Ronciglione, infatti, è la Nocciola Tonda Romana Dop, cultivar in cui ha investito gran parte del comparto agricolo della zona, tanto da essere stati parte importanti, gli agricoltori ronciglionesi, del percorso che ha visto questa piccola delizia essere iscritta prima nell'elenco dei PAT (Prodotti Agricoli Tradizionali) e poi conquistare la Denominazione d'origine. Le origini della Gentile romana - è chiamata anche così, ndr - sono antiche e probabilmente etrusche, proprio come il paese stesso, con la data di nascita oramai perduta nelle nebbie del tempo e ancora oggi i borgo e nocciola, territorio e prodotto sono strettamente legati: il clima e l'essenza stesso del terreno rendono i frutti di questa cultivar croccanti e compatti, adatti alla creazione di dolci e ottimi anche da mangiare da soli tanto da essere, nei secoli, stati i protagonisti di tanti banchetti papali. Tanto da essere citati, nelle cronache del carnevale romano (anche quello di Ronciglione è molto famoso), come il piatto preferito di Leone X. Una coltura importante che negli ultimi anni sta, però, soffrendo il cambiamento climatico: nel 2021 alcune gelate hanno causato la perdita di quasi tutto il raccolto e il caldo anomalo del 2022 non ha danneggiato esclusivamente i uva e olivo, presenti su questo territorio ma in quantità minore, ma anche colture solitamente più stoiche come la nocciola o la castagna, ben radicata nel territorio di Ronciglione. 

 

(foto Qualivita) 
(foto Qualivita)  
La cucina italiana è fatta di ricette che cambiano a volta di cortile in cortile e anche Ronciglione e il suo lato di Via Francigena, non fanno eccezione. Uno dei piatti più famosi di questo angolo di Lazio sono i Tortorelli, che prendono il nome dal borgo, simili a molte altre paste tipiche di zone rurali. È una pasta povera, che nasce dalla semplice unione di acqua e farina, e assume una forma tagliata in maniera grossolana, lunga e spessa, tanto da ricordare la forma di un lombrico. Più o meno la stessa origine - e assonanza - dei piatti tipici di zone limitrofe che lì prendono il nome di lombrichelli, lumbrichelli o lombricoli. E per un'analogia appena più lontana, con i vermicelli partenopei.  Uno dei posti dove poterli assaggiare, ancora oggi, è La Locanda, abbastanza vicino al centro da poter essere raggiunto a piedi dopo una passeggiata in pieno centro e magari una visita al Museo della vecchia ferriera, memoria dei tempi in cui Ronciglione era uno dei poli siderurgici industriali più attivi dello Stato Pontificio fin dagli inizi del XV secolo. Ottimo indirizzo anche il Riva Felice, sulle sponde del lago di Vico. 

Il pampapato della Pasticceria da Marcella
Il pampapato della Pasticceria da Marcella 

Pampapato. È l'altra ricetta tipica di Ronciglione, una rivisitazione del pane dolce fatto di cioccolato e frutta secca molto diffusa nel centro Italia, dalla Toscana all'Umbria passando, appunto, per il Lazio. È una ricetta tipica del periodo natalizio e prevede l'utilizzo, prevalentemente, oltre al cacao della nocciola locale, vera regina della ricetta. La lettera e presente nel più noto Pampepato è sostituita dalla a per due motivi: non solo la ricetta di Ronciglione non prevede l'utilizzo di pepe, presente invece nella versione di Terni e in quella di Ferrara, ma essendo centro importante dello Stato Pontificio, l'assonanza con il Papa e il Papato era più che voluta, tanto da essere poi rimasta ben attaccata alla ricetta durante i lunghi ricorsi storici. Lo potete trovare nella Pasticceria da Marcella, e in molti altri piccoli forni locali.