A Napoli si mangia bene. Una frase che è un assunto, quasi una verità che si tramanda di voce in voce, anche da chi a Napoli, magari, non c'è mai stato. O ha mangiato solo una pizza. La qualità delle tavole in città, al di là delle leggende metropolitane, è molto alta e non teme il confronto con la sua stessa provincia - la più stellata d'Italia-, in particolar modo negli ultimi anni quando la forbice tra l'alta ristorazione e gli indirizzi più tradizionali si è notevolmente ridotta.
Bistrot d'avanguardia, ma anche ristoranti che fanno della tradizione il loro vessillo, pur alleggerendola in modo da incontrare i palati più moderni e salutisti, riescono a convivere fianco a fianco facendo di Napoli una meta gastronomica a tutto tondo. Non solo pizza, insomma. Decisamente. Che sia di mare o di terra, la cucina cittadina ha molto da raccontare e lo fa senza remore. Questo piccolo itinerario gastronomico è stato disegnato partendo proprio dalla volontà di far assaggiare tutto il buono, trasversalmente e senza snobismi, che Napoli può offrire.
Gli 11 ristoranti (e trattorie) da provare in città
- Il Comandante - Via Cristoforo Colombo, 45
Il Comandante. Un nome altisonante e rassicurante per il ristorante Stella Michelin dell’Hotel Romeo, a pochi passi dal lungomare e dal porto di Napoli. La sua posizione al nono piano dell’hotel regala alla sala e ai suoi avventori una vista sul Golfo quasi unica. La cucina è elegante e raffinata, richiama i sapori classici di Napoli e la sua cucina sul versante marino, ma rielaborata e alleggerita. Lontano dagli angoli più rumorosi della festa - o feste - legate al calcio, ma assolutamente da non perdere.
- Terrazza Calabritto - Piazza Vittoria, 1
Piazza Vittoria, da un lato la Villa Comunale di Napoli, a pochi passi Castel dell'Ovo, davanti agli occhi il golfo. Vive qui una delle tavole di mare più interessanti della città. Qui Enzo Politelli con il suo lavoro trasforma ogni giorno la cultura gastronomica cittadina, quella parte che guarda al mare, allegerendo i sapori antichi senza snaturarli. I primi sono sontuosi e il pesce di grandissima qualità, ma è con il Crudo Cocktail Bar che si raggiungono momenti di conteporaneità davvero interessante. Con relax e senza frenesia, uno degli angoli più belli dove godersi una città in festa. - Palazzo Petrucci Ristorante - Via Posillipo, 16C
A pochi giorni dalla sfida che probabilmente regalerà il terzo tricolore a Napoli, sulla bellissima spiaggia di Posillipo antistante al ristorante, è apparsa un’installazione luminosa che sta facendo il giro del web (foto in apertura dell’articolo). Impossibile quindi non pensare che la tavola di Lino Scarallo sia quella giusta per festeggiare. La stella Michelin più longeva di Napoli ha una lunga storia alle spalle e tanti piatti iconici. La pastiera scomposta identifica sicuramente il rapporto che lo chef ha con la sua città, i cui dettami gastronomici rivisita alleggerendo. Tra gli ultimi campi di ricerca, la cucina di mare che si estrania dalla pesca di frodo e dallo sfruttamento del mare.
- Luminist Bistrot - Via Toledo, 177/178
Alla carta si può scegliere anche sushi di ottimo livello, ma l'anima più verace è quella che ripropone piatti della tradizione napoletana. Gli ziti spezzati alla genovese sono da manuale, con uno stracotto di cipolla delicatissimo, ma è con i Mezzanielli Allardiati che si tocca l'apice della proposta di primi piatti. I piatti e i bicchieri di accompagnamento chiudono con eleganza un cerchio che ha invece nella sua sostanza un'anima verace e anche un po' scugnizza. Una sosta di gusto prima di riversarsi su via Toledo in piena festa. - Osteria della Mattonella - Via Giovanni Nicotera, 13
Alle spalle di Santa Lucia, inerpicandosi su per i vicoli in parte resi nuovamente noti al grande pubblico grazie alle riprese dei Bastardi di Pizzofalcone, questa Osteria racconta una Napoli senza tempo. Nell'estetica, con le mattonelle richiamate nel nome che sono le riggiole antiche tipiche dell'edilizia cittadina. E nei sapori. La parmigiana di melanzane sembra riemergere da un ricettario della memoria, allo stesso modo le polpette al sugo. E la genovese, che con un piglio di marketing moderno viene anche messa in barattolo e venduta da portar via, in una bottega più che diretta.
- Osteria Partenope - Via Domenico Cimarosa, 56
Osteria Partenope è il ristorante nato da un’idea di Fabio Messina, chef e sommelier, vomerese doc e legato a doppio filo alla tradizione culinaria di Napoli e del suo quartiere in particolar modo. Il locale si caratterizza per una cucina concreta, che ha sempre strizzato l’occhio al mare, ma che non ha mai rinnegato le origini. Tre grandi ritorni nel menu di primavera, perfetti per omaggiare la città: Pasta patate e provola, la Genovese e i Mezzanielli lardiate, simbolo di una cucina povera che però ama i sapori intensi.
- Mimì alla Ferrovia - Via Alfonso d'Aragona, 19/21
Ogni città ha le sue istituzioni gastronomiche e Napoli ha il pregio di aver trattato bene le sue. Questo ristorante, forse su tutti, è una bandiera del saper cucinare e delle tradizioni meticce della capitale del fu Regno delle due Sicilie. Linguine cozze e basilico, ragù napoletano, ma anche stracotto alla Genovese: qualsiasi sia il sapore tradizionale che cercate, qui lo troverete declinato all'ennesima potenza. Tra i fornelli la creatività trova il suo spazio, ma in nessun caso la famiglia Giuliano ha mai ceduto alle mode, rimanendo fedele a sé stessa. E per questo un faro nei grandi cambiamenti dei tempi - anche gastronomici - moderni. - Taverna Santa Chiara - Via Santa Chiara, 6
Cos'erano le osterie, se non tavole dove si mangiava seguendo i ritmi della terra. Pur essendo nel centro più centro di città che si può immaginare, questa Taverna si comporta esattamente così, seguendo pedissequamente e con passione i dettami di Slow Food, a cui è affiliata. L'amore con cui si sceglie la materia prima - tutta rigorosamente da piccole produzioni, spesso si tratta di Presidi - e con cui poi la si cucina è massima. L'ambiente è caldo e accogliente, proprio come ci si aspetterebbe. E poi con pochi passi in più, superando piazza del Gesù, si arriva ai quartieri spagnoli, dove la festa è già cominciata. - A figlia d'o Marenaro - Via Foria, 180/182
Via Foria. L'orto botanico si può raggiungere quasi in un tiro di schioppo - dipende quanto vi piace camminare - basta che ci si ricordi di prenotare e davanti ai propri occhi si spalancherà uno spettacolo naturale inatteso. Almeno per chi non conosce la città. All'interno del ristorante di Assunta Pacifico si respira una tradizione decisamente vivace e pop, oggi rivisitata con un piglio imprenditoriale deciso. Il cavallo di battaglia è sicuramente la zuppa di cozze alla napoletana, preparata con un metodo brevettato che permette di gestire in totale sicurezza e velocità la pulizia e la cottura dei mitili. Per l'occasione, tutti i camerieri serviranno ai tavoli in maglia azzurra, per omaggiare la squadra della città.
- Januarius - Via Duomo, 146/148
Decisamente unico nel suo genere, legato al culto più viscerale della città in maniera imponente, riesce a non diventare mai occasione di folklore. Quanto piuttosto di omaggio al genius loci. È un ristorante, ma anche una botteca con, all'interno del locale stesso, un piccolo corner dedicato allo street food cittadino, che è possibile acquistare fronte strada, dando le spalle o il fianco all'altissima facciata della cattedrale partenopea. Se riuscirete a non lasciarvi incantare dalle bellezze e particolarità del luogo, provate a ordinare uno dei loro piatti puramente parteopei. Come la zuppa di fagioli di Controne Presidio Slow Food che è stata una delle delizie della stagione appena conclusa.
- La locanda del Profeta
Dimenticatevi le atmosfere calde e tipiche della città, e spostatevi nel mondo dell'eclettismo. I particolari disseminati in giro e tutti da scoprire - il soffitto a volta antico affiancato alle sedie artigianali marocchine, per esempio - sono la cifra di un ristorante che tutto vuole, tranne che essere ingabbiato in una sola definizione. Estremamente validi i piatti della tradizione, è impossibile ignorare però le indovinate derive creative di Simone Profeta. Tartare e molti piatti di pesce, ma anche il coraggio di portare a tavola, ben condita, la fresella condita alla maniera locale.