Un elefante, una giovane femmina di nome Shinga, è morto un mese dopo un'operazione che aveva cercato disperatamente di salvarlo da una trappola posta dai bracconieri e che le avvolgeva il collo. Purtroppo non c'è stato nulla da fare: il cavo della trappola aveva tagliato troppo in profondità il collo e la gola dell'animale, arrivando fino alla trachea.

È accaduto in uno dei parchi nazionali dello Zimbabwe, la Charara Safari Area, dove sono molto attivi i bracconieri. L'organizzazione benefica Kariba Animal Welfare Fund Trust, che si occupa del benessere della fauna selvatica (e in particolare degli elefanti), stima di rimuovere in media una cinquantina di trappole al mese - e il dato si riferisce solo alla parte del parco in cui è operativa.

Dopo aver ricevuto diverse segnalazioni gli operatori dell'organizzazione era andati a cercarla e l'avevano trovata mentre cercava di trovare un po' di sollievo gettndosi della sabbia sul collo. L'operazione sembrava riuscita bene. una volta sedato, il cavo è stato rimosso dalla gola dell'elefante e la ferita è stata igienizzata; all'animale era anche stata somministrata un'abbondante dose di antibiotici. Ma il danno causato alla trachea era irrimediabile.

Questa storia tragica offre comunque due parziali motivi di consolazione. Il primo è che l'animale ha finito di soffrire, dopo aver passato mesi terribili (prima dell'intervento era stato visto buttarsi della sabbia sul collo per cercare di lenire il dolore). Il secondo è che il numero di elefanti uccisi dai bracconieri, secondo le stime aggiornate della Cites, è ai minimi dal 2003.
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