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Foto di B. Finke/Gallery Stock
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Cosa succede quando le app di dating ti bannano

Linguaggio inappropriato, foto oscene, violazione del copyright. Ma, soprattutto, segnalazioni di altri utenti o dell’intelligenza artificiale. Ecco cosa accade se si viene "cacciati"

1 minuti di lettura

Fa rabbia sapere che, di punto in bianco, qualcuno ha dimezzato le tue possibilità di trovare l’amore», è il melodrammatico sfogo di Elisa, 30 anni, bannata a vita da Tinder. Si sa, sempre più spesso finiamo con la persona che un algoritmo ha scelto per noi. Ma cosa succede se quello stesso algoritmo ci caccia dal gioco delle coppie? Se lo chiedono i sempre più numerosi utenti oggetto di ban da parte di Tinder. Un ban che è per sempre. 
Ci sono problemi più seri, certo, ma lo sconcerto è comprensibile se si pensa che, stando a uno studio dell’Università di Stanford, la percentuale di coppie eterosessuali nata su un’app di incontri sfiora il 40% e arriva al 60% per gli omosessuali. Ma ora queste percentuali potrebbero abbassarsi. Una mattina infatti prendi in mano lo smartphone e scopri, con una formale mail, di aver violato le linee guida della comunità, senza capire in che modo. A nulla serve contattare l’assistenza, nessuno ottiene risposta. Abbiamo allora chiesto aiuto a un esperto, che le app le crea per mestiere, Fabian Niederkofler, cofounder di Glueglue, agenzia specializzata nel settore. «Le app social, in particolare quelle di dating, hanno il compito di garantire un ambiente sicuro ai propri utenti. Questo non è semplice quando sono milioni e le interazioni incalcolabili. Nel caso di Tinder viene esplicitato che chi non rispetta le linee guida sarà bannato e che anche il comportamento offline può causare la chiusura dell’account. Chi usa un linguaggio inappropriato, posta foto oscene, viola copyright viene espulso grazie alle segnalazioni di altri utenti o a meccanismi di intelligenza artificiale». Segnalazioni non sempre oggettive: si può accusare qualcuno per ripicca o razzismo. Più equa dovrebbe essere l’I.A., ma esistono bug del sistema? «Ogni sistema informatico può essere soggetto a malfunzionamenti», conferma l’esperto, «così come i sistemi pensati per individuare parole o pattern linguistici non sono infallibili. Nonostante il machine learning consenta di “imparare” in base a dati storici, non potrà mai conoscere tutte le lingue o i dialetti e c’è il rischio che alcuni contenuti vengano fraintesi». 
Perché nonostante «uno dei principi base dell’esperienza utente secondo Nielsen-Norman Group (società che ha stilato i canoni dell’user experience) sia la fornitura all’utente di informazioni e feedback tempestivi in risposta alle sue azioni, c’è ancora molta strada da fare. E la trasparenza non è tra le priorità di queste aziende. 
E allora, consigliano gli esperti, si eviti di swipare in modo compulsivo, di inviare a tutti lo stesso messaggio o di inserire link esterni.