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Illustrazione per Topolino Extra “Foglie Rosse” di Claudio Sciarrone. Tutte le immagini del servizio © Walt Disney
Illustrazione per Topolino Extra “Foglie Rosse” di Claudio Sciarrone. Tutte le immagini del servizio © Walt Disney 
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Questione di topi (e paperi): 'Topolino' siamo noi, parola di Alex Bertani

Il direttore racconta il giornalino più amato: «Palmipedi e roditori non sono animali, siamo noi, con tutte le nostre sfumature»

3 minuti di lettura

Troppo umani per essere animali, troppo animali per essere umani; troppo poco “cuccioli” da farti squittire e intenerire, troppo buffi e irresistibili per non volerli sempre accanto. Sono paperi e topi, del resto, mica gattini e cagnetti: eppure sono le presenze “bestiali” più domestiche che abbiano mai razzolato nelle nostre case, nelle nostre vite: animali da cortile piuttosto che da salotto. I più tramandati, i più letti e anche i più resilienti nel mantenere intatta la loro personalità nel corso dei decenni. 

Paperino e Topolino sono fumetti d’acciaio in un mondo fragile come carta, dove i cambiamenti vanno veloci: partono dalle edicole imbottite di bustine, plastica e Pokémon, passano sui tablet che ammaliano con l’intrattenimento interattivo e arrivano ai ragazzini che – se leggono – leggono sempre più digitale. Tranne in un caso: quando leggono fumetti come Topolino. Un universo di duecentoventicinque cm quadrati (12,5 per 18 è il suo formato) in cui Paperopoli e Topolinia restano ben salde, le roccaforti di un “giornaletto” che dal 31 dicembre del 1932 ha avuto alti e bassi: ha prosperato nella gloria degli anni 60 e 70, quando il magic touch di giganti – Carl Barks, Don Rosa o i nostri Romano Scarpa e Giorgio Cavazzano – produceva capolavori a strisce, ha varcato il Millennio entrando nella gabbia del merchandising e della rincorsa alla multimedialità e ai Grandi Fratelli (con reali “vip” che si cercava di intrufolare tra le pagine e farli convivere con Qui, Quo, Qua e compagnia Disney), fino a vivere una nuova era con un’inversione di marcia. 

Giorgio Cavazzano riprende il Manuale delle Giovani Marmotte del ’69 per Topolino (Panini Comics). Tutte le immagini del servizio © Walt Disney
Giorgio Cavazzano riprende il Manuale delle Giovani Marmotte del ’69 per Topolino (Panini Comics). Tutte le immagini del servizio © Walt Disney 

Oggi il colosso dei fumetti acquisito da Panini Comics nel 2013 (la Casa Disney si è trasferita a casa Modena) sta tornando a risalire la china. Sono 1 milione e 296mila i lettori settimanali di quel “giornaletto”, secondo gli ultimi dati Audipress disponibili. «Per il 50% sono adulti. La cosa che pochi sanno è che nel resto del mondo circa il 70% delle storie che vengono pubblicate, soprattutto in Germania, Francia e Paesi nordici, sono di origine italiana realizzate proprio per Topolino, una nostra eccellenza», dice Alex Bertani, seduto al tavolo di una sala riunioni nella redazione-quartier generale di Topolino a Milano. Direttore editoriale dal 2018, Bertani ha modi e aspetto mansueti da emiliano: nello sguardo ci intravedi le tracce del bambino che leggeva in spiaggia Zio Paperone e il ventino fatale o Paperino e la scavatrice. Ma è evidente che la scavatrice ora è lui. 
Un panzer dei comics, un manager ostinato (con la “testa quadra”, si dice di chi è nato a Reggio Emilia come lui) nel portare avanti quella che è una missione: il rinnovamento del settimanale. Ad animare le storie e il successo di Topolino, fin dagli inizi, non sono stati certo i mini-depositi di Paperone in regalo, gadget da assemblare a puntate, o le pagine riempite con selfie e stelle teen, ma sentimenti «che hanno sempre incarnato valori universali», dice Bertani. «Paperi e topi sono come noi, con il nostro carattere, le nostre emozioni e la loro straordinaria gamma di sfumature». Se questi animali di carta hanno avuto tanta fortuna, insomma, «è perché non li abbiamo mai percepiti come animali». E, in quanto proiezione delle nostre sfortune, fortune, ricchezze, curiosità, gioie e tristezze, «devono tornare a vivere storie a cui ti puoi appassionare». Per realizzarle, c’è una squadra di una cinquantina di disegnatori che per Topolino produce «6mila tavole all’anno». Ogni storia è il risultato di un processo di «circa sei mesi: si parte dal soggetto, poi la sceneggiatura, che viene dettagliata dal team». Si usa la china, niente computer. «Salvo nella fase successiva e finale: la colorazione». Per oltre 100 pagine di fumetto inedite in ogni numero di Topolino.  
Alla cura dei contenuti editoriali e alle storie («meglio a puntate per fidelizzare i lettori»), Bertani ha unito un altro ingrediente: «Nuovi personaggi, che sono una ricchezza». Creata intorno a Qui, Quo e Qua («i miei preferiti», ammette finalmente) è la serie Area 51, in cui i tre nipotini, da sempre rappresentati come triade tutt’uno, assumono le proprie identità. «Volevo approfondire l’aspetto psicologico della crescita». Un’attenzione alla Generazione Alpha che ha anche la forma di Newton, nipote di Archimede Pitagorico, o della teen-papera Vanessa e di Ray, l’amico di Qua. New entry che convivono in armonia con i soggetti e le sceneggiature del passato, pietre miliari preziose anche per il futuro. 
Zio Paperone, amatissimo fin dalla sua comparsa (era Il Natale di Paperino sul Monte Orso, del 1947) si presta bene a portare la staffetta della golden age dei tempi di Barks: «Il taccagno ispirato al vecchio Scrooge dickensiano è un accumulatore di dollari, pecca di ubris, ma è capace di slanci sorprendenti». I festeggiamenti della Panini Comics per i suoi 75 anni sono culminati con il numero speciale del mensile Zio Paperone, con piccoli capolavori in equilibrio con temi contemporanei. Anche inclusivi? «Anche inclusivi. La differenziazione è fondamentale». 
Nel 2023 altri caratteri in cui immedesimarsi debutteranno sulle pagine di Topolino: «L’universo di Paperopoli è più affollato, faranno parte del mondo di Mickey». Ma la vera differenza tra le storie di oggi e quelle di ieri - a parte l’introduzione di soggetti “inclusivi” con band e ragazzini dediti al cosplay? «È sparita la semplificazione del dualismo», riflette Bertani. «Oggi la realtà è più variegata, non c’è più solo la lotta tra il bene e il male, i buoni e i cattivi». E aggiunge: «Ma è questo il bello: il fatto che Topolino, Cuordipietra, Paperino, Doretta Doremi, Tip e Tap... vivano tutti in una sorta di zona grigia». Come noi, che sull’altalena di emozioni, stati d’animo e oscillazioni, siamo tutti un po’ pendolari di quella Terra di Mezzo descritta da J.R.R. Tolkien.  


Tutte le immagini del servizio © Walt Disney