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Ho provato a immaginare
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Ho provato a immaginare

Se il tuo ex ti minaccia

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Non era difficilissimo immaginare che quell’oggetto che alcuni, parecchi, non tutti portano al polso non servisse solo a dirti quanti passi hai fatto, quanti battiti cardiaci, se sei in regola con le attese della cura presunta della tua salute (bastasse quello) o a tenerti aggiornato sulle mail e le notifiche che ti arrivano, l’inferno di opinioni e di richieste sempre acceso, assillo perpetuo. «Ma ti salva la vita», dicevano, e non capivo come se non immaginarmi sprofondata in un pozzo (speriamo che prenda) sola in un deserto (sempre speriamo che ci sia campo, io comunque nei deserti non ci vado) chiusa in una caverna da un masso come nei miti greci, e diciamo che non capita sovente. A me, per esempio e per fortuna, finora mai. Ma se succede, certo, se sei in una caverna e c’è campo e c’è un masso che ti impedisce di uscire allora l’oggetto ti salva la vita. Vabbè.
Poi ho letto che a Napoli hanno attivato un progetto salvavita che si chiama Mobile angel, il tuo orologio-telefono angelo custode, che gli angeli se ci sono ci perdonino, e funziona così: se sei vittima di maltrattamenti te ne danno uno (certo, devi avere il cuore e il coraggio di denunciare, devi andare al commissariato o in questura a spiegare, devi poi tornare a casa e sperare che non ti ammazzi quella stessa sera perché dove sei stata, dimmi dove sei stata). Insomma se c’è un ex che ti minaccia di sfregiarti con l’acido perché ti sei messa con un altro, se c’è un marito che ti massacra di botte quando torna a casa o anche solo ti fa sentire una nullità e ti insulta e pensi che prima o dopo possa ricattarti passando dai figli, farli sparire, l’intero repertorio dell’oltretomba domestico, allora ecco: puoi chiedere alle forze di polizia di darti uno speciale smartwatch che, solo premendo un tasto, fa intervenire le forze dell’ordine. Ho provato a immaginarlo. Durante una lite, per esempio, in cucina. Coi coltelli le forbici e tutto. Bisogna che siano molto veloci, in certi casi, le forze dell’ordine, ma mai disperare. Ho letto che ce ne sono 45 disponibili, che uno è già stato consegnato a Marta (nome di fantasia), che è il primo nel Sud Italia ma, aggiungo e integro trattandosi di un progetto pilota, in Italia. Dunque Marta dice: «Devo rinunciare alla mia privacy ma mi sento tranquilla». L’oggetto al polso la geolocalizza, difatti. Se lei preme il tasto arrivano i soccorsi ovunque si trovi. Favoloso, no? Il suo ex la minaccia di massacro, lei può uscire serena: caso mai preme. È il primo caso in cui trovo pertinente la formula “ti salva la vita”, ma vediamolo alla prova. Potrebbe, diciamo. Comunque, mi permetto di osservare, 45 sono pochi. Anche solo a Napoli, area metropolitana, ne servirebbero 450, forse 4.500. Se è davvero così come lo descrivete, se è un orologio al polso che non dà troppo nell’occhio (chi te lo ha regalato, eh? Dove lo hai preso?), se voglio dire non potrebbe essere lui stesso, l’orologio, la fonte della tragedia: allora quattro milioni e mezzo, per cortesia. Da distribuire subito a pioggia. Anche senza denuncia specifica, anche a chi disse una volta ho paura, aiutatemi e non si è fatta viva più. Cercatela voi.