VENEZIA. «Questo spettacolo della politica nazionale lascia attoniti. Tutti contro tutti, nessun progetto. Meglio non commentare. Io faccio parte di quelli che cercano le soluzioni. E a Venezia lo abbiamo dimostrato. Le alleanze non si fanno con i partiti, ma con le persone. Sulla base delle cose da fare insieme. Questo è il modello Venezia che proponiamo al Paese»
Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro è in vacanza in barca con la sua famiglia nel Quarnaro. Terre con anima veneziana, le isole di Lussino, Veglia e Cherso, l’Adriatico che fu della Serenissima.
La crisi romana sembra ancora più lontana. Ma potrebbero essere parecchi i riflessi della rottura tra Lega e Cinquestelle con la caduta del governo gialloverde. Anche in chiave veneziana, dove si vota in primavera per Comune e Regione. E ancora si attende una soluzione per grandi navi, Mose, bonifiche di Marghera, salvaguardia della laguna.
Nelle beghe romane Brugnaro non vuole entrare. Si sa che preferisce Zaia ai Cinquestelle, la Lega e la sua politica del «fare» al ministro Toninelli. Ma adesso è arrivata l’accelerazione che potrebbe anche portare al voto anticipato. E molte cose tornano in discussione.
Sindaco Brugnaro, quali sono i riflessi della crisi per i temi aperti, come le grandi navi , il Mose, la Legge Speciale, le bonifiche e i fondi già stanziati che non arrivano?
«Ci sono. I riflessi negativi per noi sono tanti. Ma in questi casi i problemi di un singolo passano in secondo piano rispetto alla scena generale. Quello che preoccupa è che qui dicono tutto e il contrario di tutto. Si parla a vanvera di problemi che intanto si aggravano. Invece bisognerebbe decidere insieme, a prescindere dalle appartenenze».
Si riferisce alle grandi navi?
«Sì,anche. Non abbiamo punti di riferimento, è tutto fermo e il ministro viene a Venezia e non ci incontra nemmeno. Invece bisognerebbe decidere insieme, prendersi il rischio di fare le cose e andare avanti».
Crede possibile un’alleanza anche soltanto su alcuni temi tra Pd e Cinquestelle?
«Fare previsioni non serve in questa fase. E non mi interessa. Io dico che a Venezia abbiamo fatto una cosa diversa. Abbiamo vinto le elezioni nel 2015 con le nostre forze e adesso cerchiamo di governare in modo trasversale».
Lei non si ritiene un sindaco di centrodestra?
«Io sono prestato alla politica, non ho mai avuto una tessera di partito, non seguo gli ordini di scuderia. A parte che adesso non ci sono neanche più le scuderie...»
Dunque?
«La nostra proposta per governare è semplice. Bisogna applicare la ricetta che abbiamo provato con successo nella nostra città. Cioè coinvolgere persone che credono nel lavoro».
E basta? Non ci sono prerequisiti?
«Certo: l’onestà, non solo intellettuale. Chi fa politica deve essere onesto. E poi la meritocrazia. Lo dico sempre e mi attiro qualche volta l’ira dei sindacati. Ma il medico deve fare il medico, l’ingegnere l’ingegnere. Ognuno deve dare il suo contributo prima di pontificare e parlare a vanvera. Dimostrare quello che sa fare. Cercare insieme il bandolo della matassa. È un modello che a Venezia, ripeto, ha dimostrato di funzionare. Stiamo cercando di parlare ai giovani, di riprendere le classi intermedie, di aprire un dialogo con le categorie, aprire ai privati».
Le categorie economiche spesso badano ai loro interessi, soprattutto a Venezia...
«Ma no... non è così. La politica deve mediare, trovare soluzioni e incoraggiare il lavoro. Solo sul lavoro si può basare la ripresa».
Anche il ricorso ai privati spesso si può trasformare in business e speculazione, a scapito dei diritti e dei servizi.
«C’è una cultura diffusa che combatte l’ingresso del privato nei servizi. Invece così possiamo avere servizi più efficienti. Naturalmente il pubblico deve mantenere il controllo. Ma il costo di un servizio gestito dal pubblico può essere il doppio di quello affidato al privato. Se tieni tutto nel pubblico non ce la fai, sei ricattato dagli investimenti che non puoi più fare. Così per le case e l’assistenza sociale. Bisogna aiutare solo chi ha davvero bisogno. Se fai il buonista, finisci per non aiutare nessuno. Un sistema che è andato avanti fino a quattro anni fa. ».
Poi è arrivato Brugnaro. Lista civica con il sostegno del centrodestra.
« Forza Italia, i Popolari, le civiche mi hanno subito offerto appoggio».
Ma adesso c’è il nodo della Lega. Si dice che Salvini voglia conquistare Venezia e abbia un nome prestigioso in serbo per l’ultima ora.
«Io sono sempre stato aperto al dialogo. Dovremo sederci prima o poi anche con la Lega. Ma sarà tra qualche mese, chissà cosa sarà successo nel frattempo. Io ci sarò».
Se non doveste trovare l’accordo?
«Decideranno gli elettori, è ovvio. Sono stati quattro anni di lavoro duro, un’esperienza bellissima. Ma se c’è qualcuno di migliore io posso anche farmi da parte».
Lei ha già detto che si ricandiderà a sindaco per i prossimi cinque anni.
«Certo, perché il lavoro non è finito. In questi anni abbiamo reso più efficiente il Comune, diminuito la Tari e le imposte ai cittadini e ai negozi di vicinato, migliorato la pulizia della città e i servizi».
C’è tanto da fare ancora.
«Sicuramente c’è da fare Adesso dobbiamo andare avanti. Per chi ci sta, la porta è aperta». —