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Servizi insufficienti in 115 comuni veneti

Mancano banche, poste, negozi e farmacie: residenti obbligati a uscire dai confini anche a dispetto di “zone” e Dpcm

Nicola Brillo
1 minuto di lettura

VENEZIA

La pandemia ha fatto emergere i problemi dei piccoli centri veneti, in particolare quelli del Bellunese. Lo sottolinea uno studio condotto dalla Fondazione Think Tank Nord Est, che ha misurato la dotazione dei servizi essenziali nei comuni. In Veneto ce ne sono ben 80 senza uno sportello bancario; 48 sono privi di edicole e tabaccherie; a 14 manca la farmacia; 12 sono sprovvisti di negozi di alimentari e altrettanti non hanno neppure una scuola. Si tratta di piccolissime località, con meno di mille abitanti, i cui residenti sono costretti a frequenti spostamenti “in deroga” alle restrizioni previste dai Dpcm, per poter accedere almeno ai servizi essenziali.

In 115 municipi veneti i servizi offerti alla popolazione sono particolarmente scarsi. Sono 8 i comuni con una dotazione di servizi “critica”, e sei sono località bellunesi (Colle Santa Lucia, Ospitale di Cadore, Perarolo di Cadore, San Tomaso Agordino, Soverzene, Zoppè di Cadore). Altri due municipi “critici” sono sempre localizzati in area montana (Lastebasse nel Vicentino e Ferrara di Monte Baldo nel Veronese).

Nei 10 Comuni con una dotazione di servizi “molto bassa” ci sono altre 4 realtà della provincia di Belluno (Danta di Cadore, Rivamonte Agordino, San Nicolò di Comelico e Vallada Agordina), insieme a tre municipi del Vicentino (Gambugliano, Laghi e Salcedo), due del Padovano (Barbona e Vighizzolo d’Este) e uno del Rodigino (Calto).

«Nonostante la zona arancione, a beneficio di chi vive nelle piccole località sono giustamente state introdotte delle deroghe agli spostamenti, la cui necessità certifica, tuttavia, che questi municipi sono un modello non più sostenibile» sostiene Antonio Simeoni, vice presidente della Fondazione Think Tank Nord Est. In Veneto si aggiungono poi altre 97 località con una dotazione di servizi considerata “bassa”, così distribuite sul territorio: 25 in provincia di Vicenza, 17 nel Bellunese e in provincia di Rovigo, 16 nel Veronese, 13 in provincia di Padova, 7 nel Trevigiano e 2 nel Veneziano.

«Lo studio ha evidenziato in via definitiva che il modello dei piccoli comuni non regge più» dichiara il capogruppo in Regione del Partito democratico Giacomo Possamai «È per questo quanto mai necessario un serio piano di ridisegno territoriale da parte della Regione, in modo da agevolare i processi di fusione e aggregazione. La Regione deve svolgere un ruolo da protagonista, non abbandonare a loro stesse le amministrazioni locali. Poi, certo, l’ultima parola spetta ai cittadini, che vanno messi nelle condizioni di scegliere in modo consapevole». —



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