VENEZIA. Il periodo preso in considerazione va dal 27 dicembre 2020 al 7 settembre 2021. Mentre il bacino si compone di 2,2 milioni di persone che fino a quel momento non avevano mai contratto il virus, di cui 213.500 sarebbero poi risultate positive. Tra queste, il 6.2% è finito in ospedale e l’1.5% non è sopravvissuto all’infezione.
Sono le coordinate di partenza dello studio condotto da Vincenzo Baldo, responsabile del Servizio Igiene e sanità pubblica dell’Università di Padova, per dimostrare, dati alla mano, l’efficacia dei vaccini contro il Covid: sulle infezioni, sui ricoveri, sui decessi, ma anche sulla durata del contagio e della degenza ospedaliera. E, di conseguenza, quantificando l’impatto sulla sanità pubblica: i non vaccinati presi in considerazione dallo studio sono costati alle casse della Regione circa 36 milioni di euro. Sono i soldi spesi per le “giornate extra” trascorse in ospedale, rispetto a quelle che sarebbero state sufficienti, se solo quelle persone avessero deciso di vaccinarsi.
I dati, dunque. Che il vaccino non protegga totalmente dall’infezione è ormai cosa nota. Ma, pur non rivelandosi una barriera totale, la profilassi è comunque un muro difficile da scalfire. Lo spiega l’incidenza del contagio sulla popolazione: di 4.9 contagiati ogni 100 mila abitanti, tra i non vaccinati, e di 0.8 ogni 100 mila abitanti tra i vaccinati.
In sintesi, la profilassi riduce di oltre sei volte la possibilità di contrarre il virus, in qualsiasi forma si manifesti poi l’infezione.Ma le barriere contro l’ospedalizzazione sono ancora più elevate, portando al 94% l’efficacia dei vaccini contro il decorso peggiore della malattia. In questo caso, l’incidenza è di 2.9 ricoverati su 100 mila abitanti non vaccinati, riducendosi di quasi dieci volta tra i vaccinati (0.3).
Di conseguenza, si allarga la forbice che riguarda la mortalità: il tasso è di 0.7 vittime ogni 100 mila non vaccinati e di 0.06 ogni 100 mila vaccinati.
Ma le differenze si apprezzano anche nella durata di contagi e ricoveri. Un non vaccinato, infatti, mediamente si negativizza sei giorni prima rispetto a un vaccinato. E, se ricoverato in ospedale, in media anticipa di cinque giorni le dimissioni. «Tutto questo, soltanto con la platea presa in considerazione dallo studio, ha portato a un risparmio di circa 36 milioni di euro per le casse della sanità veneta» fa presente Baldo, che annuncia la prosecuzione dello studio, portato avanti quando a primeggiare era la variante Delta.
La “morale” delle analisi è piuttosto evidente. «È importante completare il ciclo vaccinale al più presto. E con questo intendo sottoporsi anche alla dose booster. Gli studi e l’esperienza ci stanno mostrando che è un comportamento che, a lungo termine, ci salva la vita. E a breve termine consente di accorciare la durata del contagio e i tempi di degenza in ospedale». —
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