Gli ambientalisti: «Stop alle stanze panoramiche in quota, rispettate la montagna»
Il Consiglio delle autonomie locali del Veneto prende tempo: sospeso il parere sul disegno di legge della giunta regionale
Francesco Dal Mas
Stanze panoramiche da installare oltre i 1600 metri. Il Consiglio delle autonomie locali del Veneto ha rinviato l’espressione del parere sul disegno di legge, di iniziativa della giunta veneta. L’intento era quello di rendere possibili le costruzioni di strutture ricettive per il turismo esperienziale, ma anche malghe, rifugi e bivacchi alpini.
Stiamo parlando di “stanze di vetro e legno o altro materiale, anche innovativo, ecosostenibile o comunque di basso impatto, collocate stabilmente sul suolo, caratterizzate da un elevato rapporto tra superficie finestrata e quella del pavimento”.
Le perplessità del Cai
Il Cal, consapevole degli approfondimenti programmati dalla sesta commissione, ha condiviso le perplessità su una norma che – se approvata – consentirà di realizzare fino a due stanze panoramiche per ogni comune montano; ma al tempo stesso non rinuncia a considerare la proposta anche come una opportunità e sottolinea come il dispositivo di legge preveda l’autorizzazione dei Comuni e non prescinda del rispetto obbligatorio e vincolante delle autorizzazioni paesaggistiche e ambientali della Soprintendenza.
Nel corso della discussione, avvenuta in videocollegamento, i sindaci di Chies d'Alpago, San Biagio di Callalta, Piove di Sacco, Occhiobello e il presidente di Uncem e del Parco nazionale Dolomiti bellunesi hanno ribadito, con accenti e punti di vista diversi, l’esigenza di comprendere meglio le motivazioni di questo intervento e di poter esprimere una valutazione complessiva e ragionata che tenga conto sia dell’esigenza primaria di tutela ambientale della montagna e sia della necessità di promuovere uno sviluppo sostenibile dell’economia montana.
Sull’argomento sono scesi in campo, criticamente, Adriano Marchini per Italia Nostra, Renato Frigo del Cai Veneto, Augusto De Nato, del Wwf Veneto, e Adriana Giuliobello di Mountain Wilderness.
Cosa vuol dire ecosostenibili?
«Chi ha proposto di autorizzare queste strutture», chiedono, «cosa intende definendole “ecosostenibili o comunque di basso impatto, collocate stabilmente sul suolo”? Come dovrebbero essere vincolate al terreno queste strutture? Come si potrebbero raggiungere? Quali le prescrizioni di sicurezza? Se dotate di acqua corrente ed energia elettrica, come verrebbero fornite? Come dovrebbero essere realizzati gli scarichi dei servizi igienici? Quale sarebbe l’effetto dell’inquinamento luminoso che genererebbero? Quali gli impatti sulla fauna?».
Le associazioni denunciano che «non sono indicati vincoli di cubatura. Sembra piuttosto una delega in bianco per nuovi modelli di strutture alberghiere in alta quota in ambienti naturali e paesaggistici di notevole bellezza» e concludono osservando che «siamo convinti che la montagna debba essere vissuta nella sua interezza anche se comporta lo sforzo di un nostro adattamento alle condizioni ambientali e climatiche che ci impone necessariamente. Il rispetto dell’ambiente naturale esige di accettare quanto esso offre riducendo al minimo la nostra impronta ecologica».
Per il turista che vuole vivere un’esperienza di un contato diretto con la realtà montana e l’ambiente che la caratterizza appare più opportuno – secondo il parere dei firmatari della petizione – promuovere il recupero delle strutture esistenti, alpeggi e bivacchi, nella loro naturalità e semplicità ben inserita nel paesaggio delle nostre montagne.
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