Giorgia Meloni sul video di Marcato: «Fosse un mio ministro l’avrei già cacciato»
La premier ha chiesto spiegazioni al coordinatore regionale De Carlo. Adesso attende un cenno da parte del presidente Luca Zaia
Enrico Ferro
Il “Col c...” di Roberto Marcato è arrivato fino alla premier Giorgia Meloni. «Se un mio ministro si fosse rivolto in quel modo al collega di un altro partito, sarebbe già fuori dal Governo», avrebbe commentato la presidente del Consiglio, che ha chiesto al suo coordinatore regionale Luca De Carlo di mandarle anche il suo video di replica.
Insomma, la sfuriata del bulldog di dottrina zaiana non è stata declassata al rango di boutade folcloristica. Al punto che il commento successivo della premier sarebbe stato: «Adesso attendiamo che Zaia batta un colpo». Come dire: si affretti a fornire una spiegazione o qui finisce male.
«Col c...o» ha gridato sabato scorso l’assessore regionale Roberto Marcato, alla Festa del popolo veneto di Montorio (Verona), a chi gli prospettava l’ipotesi di una nuova “poltrona” per i meloniani. Sullo sfondo c’è la partita aperta del dopo Zaia, che si avvia a concludere il secondo mandato senza l’orizzonte (a oggi) di un terzo.
Politica in Veneto. Marcato (Lega): "FdI vuole posti in più? Col ca..o! Se la mettano via"
Fratelli d’Italia, fino a questo momento fedele azionista di maggioranza, alza la testa in virtù dell’esito elettorale che ha portato all’elezione della prima premier donna. L’equazione di De Carlo e soci è semplice da capire: con i nuovi equilibri determinati dalla politica nazionale vogliono aumentare le quote partecipative nel governo della Regione. Un assessore in più, oppure la vicepresidenza del consiglio regionale. Ma gli zaiani, dal canto loro, non hanno dimenticato il plebiscitario 76% delle ultime regionali.
E quindi fanno un po’ fatica a sentire le rivendicazioni dei cugini di maggioranza. Ma se prima di sabato la discussione era stata portata avanti sempre con una postura politico-istituzionale, da Montorio in poi il paradigma è stato stravolto. La dichiarazione di Marcato a favor di platea ha causato un terremoto e le scosse sono arrivate fino a Roma. Giorgia Meloni ha visto e rivisto quel video e si è convinta del fatto che la contesa tra i due raggruppamenti abbia raggiunto livelli di guardia.
Luca De Carlo, lì per lì, aveva commentato tirando in ballo solo la forma: «I suoi toni e modi volgari non fanno nemmeno più notizia, è più macchiettistico che altro». Ma nella sostanza? «Lo dico e lo ribadisco ancora una volta: noi non siamo a caccia di poltrone. Siamo sempre stati alleati fedeli e corretti però, questo sì». Come dire: se questo è il ringraziamento. La faccenda è seria, quindi. E le conseguenze potrebbero essere serie, anche perché c’è un aspetto non secondario di cui bisogna tenere conto. La segreteria federale della Lega, come è noto, non è per niente allineata con gli zaiani.
E lo sfogo del bulldog Marcato potrebbe essere l’assist perfetto per suggerire a Matteo Salvini una manovra a tenaglia in grado di stritolare ogni altro sussulto lighista. L’unico argine a questa deriva, è la stima che Giorgia Meloni prova nei confronti del presidente Luca Zaia.
Di quest’ultimo, poi, si conoscono senza dubbio alcuno due caratteristiche: il temperamento mite e poco incline a creare strappi e la predilezione per il piano amministrativo, a discapito del risiko politico.
Resta il fatto che la posta in palio è grossa. La presidenza di una regione come il Veneto è sicuramente un obiettivo per il partito di Giorgia Meloni. I tempi sono maturi e la nuova generazione di esponenti di FdI preme per prendere quello che si è attestato come un feudo leghista.
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