Stalking verso un disabile, prete finisce agli arresti domiciliari
Don Giovanni Brancaleoni, nativo di Este, condannato per degli episodi avvenuti nel Bellunese. Sentenza divenuta definitiva in Cassazione: sconterà la pena nella Casa del clero a Rovigo
nicola cesaro
È stato arrestato dalla polizia, su un ordine di carcerazione arrivato da Belluno, per una espiazione di pena definitiva. Una pena di circa un anno, cumulo di vari esiti processuali. Dopo alcuni giorni in carcere, ha ottenuto la concessione dei domiciliari nella Casa del clero che si trova in centro a Rovigo. La misura detentiva è quella a carico di don Giovanni Brancaleoni, prete esorcista di 79 anni di Este, ormai da qualche tempo residente a Frassinelle Polesine, in provincia di Rovigo.
Il sacerdote, già esorcista ufficiale della Diocesi di Adria e Rovigo e in passato anche canonico della Cattedrale di Adria, era stato al centro di una pesante vicenda avvenuta nel Bellunese, dove ha prestato servizio per svariati anni. Il religioso era stato condannato per stalking nei confronti di un disabile che viveva in una struttura specializzata di Pullir, frazione di Cesiomaggiore (Belluno). Era stato accusato e condannato anche per interruzione di pubblico servizio in concorso con la madre del ragazzo disabile.
Don Brancaleoni, cinquant’anni di sacerdozio celebrati nel 2017, aveva preso molto a cuore la vicenda del giovane che, affetto da una malattia psichiatrica, era stato interdetto e allontanato dalla madre, per essere poi ricoverato a Pullir. Per questo, il prete faceva continue incursioni nella residenza, dove riteneva che fosse stato, in qualche modo, sequestrato da una psicoterapeuta. La sua missione era diventata la liberazione del giovane e il riavvicinamento alla madre, che nel frattempo aveva conosciuto. Voleva aiutarlo, ma – stando alle accuse – era finito per tormentarlo, tanto da convincere il giudice a vietargli l’accesso al centro specializzato. Il provvedimento era però stato violato, soprattutto durante i fine settimana e nelle ore dei pasti, quando la sorveglianza era più blanda.
Nel corso del processo, don Brancaleoni si era persino scomodato a usare il termine di “lager”, per descrivere, ovviamente dal punto di vista del sacerdote, le condizioni della struttura bellunese. Il comportamento del religioso, come detto, si era tramutato in stalking e pure in continue calunnie verso i gestori della struttura.
La vicenda giudiziaria ha conosciuto un approdo in Cassazione, con una pena divenuta quindi definitiva e con la conseguente necessità di scontare l’anno di detenzione. Nonostante l’età, decisamente avanzata, in un prima battuta il religioso era stato portato addirittura in carcere a Rovigo, ma, in seguito, è stato deciso di concedergli la detenzione domiciliare nella Casa del clero di Rovigo, nel centro del capoluogo polesano.
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