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È di un uomo lo scheletro a Marghera: resta il mistero sul corpo di Isabella Noventa

Trovato lo scorso 30 gennaio, è stato ricostruito il Dna e archiviato. Per ora non è stata avviata alcuna comparazione

Roberta De Rossi
1 minuto di lettura

Isabella Noventa

 (ansa)

È di un uomo lo scheletro trovato il 30 gennaio tra i rovi di una rotonda in via della Chimica a Marghera, dagli operai di una cooperativa al lavoro per sfoltire la macchia di verde.

L’unica certezza, dunque, è che quei poveri resti umani non sono quelli di Isabella Noventa, la 55enne di Albignasego uccisa dai fratelli Freddy e Debora Sorgato con la complicità dell’ex amica Manuela Cacco - tutti condannati in via definitiva per omicidio volontario - tra il 15 e il 16 gennaio del 2016 e il cui corpo svanito nel nulla.

L’identità maschile della persona è, infatti, il solo dato certo. Nulla il medico legale ha potuto aggiungere sulle cause della morte di questa persona, se non confermare che il decesso potrebbe risalire - appunto - a circa 7 anni fa: coincidenza temporale che aveva fatto scattare la suggestione che potesse trattarsi del corpo di Isabella.

Ora il procuratore Bruno Cherchi - confermando che di resti maschili si tratta - chiude definitivamente la questione.

Ma chi era quest’uomo? Il suo Dna è stato rintracciato e archiviato, ma non è stata avviata una comparazione ad ampio spettro: «Se ci saranno segnalazioni specifiche», osserva il procuratore, «valuteremo se procedere con le verifiche del caso». Altro non aggiunge neppure sulla possibile età di questa persona, che ha trovato la morte chissà come ed è finita abbandonata quasi sul ciglio di una strada frequentata da camion, auto, biciclette di persone che vanno al lavoro.

Gli unici altri elementi agli atti, sono il ritrovamento vicino allo scheletro di una scarpa numero 38, modello “Vans” e di un orologio metallico, la cui fabbricazione risalirebbe al 2018, avvicinando la data della morte.

Inizialmente, la suggestione che si potesse trattare di Isabella Noventa era stata alimentata anche dal fatto che Freddy Sorgato - trasportatore - ben conoscesse questa zona. Di più, il giorno dopo la scomparsa della donna, il cellulare di Sorgato era stato “agganciato” proprio dalle celle telefoniche vicine al luogo del ritrovamento. Coincidenze.

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